All’origine dell’epidemia di Xylella che ha colpito gli uliveti in Puglia c’è un unico ceppo del batterio ‘Xylella fastidiosa’. La conferma arriva dal documento dell’Accademia dei Lincei, basato sulle analisi epidemiologiche che confermano l’esistenza di una “correlazione tra presenza di infezione e disseccamento”. Il risultato arriva a due anni dal primo rapporto dell’Accademia sull’epidemia di Xylella. Gli esperti rilevano che “il contagio, partito dalla provincia di Lecce, copre ora gran parte della provincia di Brindisi. Si è, inoltre, esteso prima alla provincia di Taranto fino a raggiungere, all’inizio del 2018, i confini meridionali della provincia di Bari”. I dati si basano su studi dell’Osservatorio fitopatologico della Regione Puglia e su analisi satellitari.
“Il monitoraggio capillare – spiegano i ricercatori – ha lo scopo di identificare piante infette, la cui eliminazione consente di eradicare l’infezione nella cosiddetta zona cuscinetto, o di rallentarne la diffusione verso Nord”, hanno aggiunto. Gli esperti dei Lincei confermano come misure da prendere per circoscrivere e controllare l’infezione: l’abbattimento delle piante infette e la lotta all’insetto vettore del batterio attraverso l’uso di diserbanti.
“La Xylella – hanno rilevato – è un patogeno pericoloso che deve essere eliminato dove possibile, o almeno confinato. Se, invece, si aspetta ancora prima di intervenire con decisione – hanno concluso – aumenta il rischio che il batterio si evolva, adattandosi al nuovo ambiente in cui si è stabilito, e modificandosi fino a infettare nuove specie vegetali”.