Qualche giorno fa, Google aveva annunciato i nuovi sviluppi dell’iniziativa Privacy Sandobox. Con questa, entro il primo trimestre del 2024, l’1% di chi usa il software di navigazione Chrome lascerà meno tracce dietro di sé, i cosiddetti cookie. Una mossa che, secondo un nuovo studio del Boston Consulting Group, potrebbe costare alle imprese una perdita tra l’1 e il 5% del loro fatturato. Il tema è affrontato nella ricerca “It’s time to start your AI-led Data Driven Transformation” di Bcg, da cui emerge la necessità per le imprese che vivono molto di digitale di ripensare i loro modelli di marketing, a fronte dei prossimi cambiamenti di Google e del browser Chrome.
“Le aziende, anche se appartenenti a settori differenti, sembrano ancora impreparate ai cambiamenti che stanno per arrivare, data la scarsa maturità tecnologica e i rischi connessi alla gestione del dato” ha sottolineato Paola Scarpa, Managing Director and Partner di Bcg e autrice dello studio.
“Essere consci del divario tra le attuali capacità e le ambizioni, però, è un potente strumento per identificare le priorità e avviare un percorso di trasformazione. Il che non comporta esclusivamente lo sviluppo di un lavoro di raccolta e analisi dati. Sarà fondamentale la nascita di partnership tra i vari attori della filiera, ad esempio, per sfruttare le potenzialità del dato al massimo, bilanciando costi e valore generato”.
Oggi Chrome supporta più del 61% di tutto il traffico web in Europa. La personalizzazione delle esperienze offerte ai consumatori è attualmente possibile perché esistono dei sistemi di monitoraggio costante, anche con tecniche che rendono anonimi i dati, come la raccolta dei cookie. Sono questi che fanno visualizzare un prodotto visto su un sito di e-commerce anche altrove, grazie alla profilazione dei navigatori. La perdita compresa tra l’1% e il 5% prevista dagli analisti si riferisce al contraccolpo, negativo, per la minore visibilità dei marchi rispetto a utenti specifici, idealmente interessati a determinati prodotti e servizi.