Il nuovo protocollo siglato da AGCOM e Guardia di Finanza prende di mira le piattaforme di sharing come Streaming Community.

Se una volta nel mirino delle iniziative antipirateria c’erano i grandi distributori, negli ultimi tempi la strategia sta cambiando e sempre più a venir presi di mira sono gli utenti finali.
L’ultimo episodio che testimonia questo cambio di paradigma è la decisione dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) di mettere nel mirino piattaforme online come Streaming Community, uno dei siti più noti in Italia per lo streaming illegale di film, serie TV e documentari. Secondo quanto confermato dal commissario AGCOM Massimiliano Capitanio in un’intervista, gli utenti che accedono a contenuti protetti da copyright su queste piattaforme oggi rischiano multe che vanno da 154 a 5.000 euro, con sanzioni più pesanti in caso di recidiva.
Streaming Community – che non è l’unico servizio di questo tipo, ma probabilmente il più famoso – si presenta con un’interfaccia intuitiva, simile a quella delle piattaforme legali, offrendo gratuitamente un vasto catalogo di contenuti spesso prelevati da servizi a pagamento come Netflix o Disney+. Tuttavia, di nessuno dei contenuti proposti il sito possiede i diritti e questa natura illegale espone gli utenti – come racconta Capitanio – non soltanto agli ovvi rischi legati alla pirateria, ma anche alla possibilità che i loro dati personali finiscano in mano a organizzazioni criminali.
Allo stato attuale, chi semplicemente visita Streaming Community non riceve immediatamente una sanzione. Chi però si mette anche a fruire di qualche contenuto, come un film o una serie televisiva, sta iniziando a consumare materiale illegale. A quel punto, se la presenza dell’utente viene registrata tramite l’indirizzo IP e l’infrazione viene accertata dalle autorità, allora si può arrivare all’ammenda che, come dicevamo all’inizio, può essere anche piuttosto corposa in caso di recidiva.
Per approfondire:
«Aprire Streaming Community non fa scattare una multa. Ma se io mi metto a guardare l’ultimo film della Disney e il flusso viene registrato da un’autorità allora questo comportamento è passibile di sanzione. Se guardo un film e ci rimango per tot tempo è ovvio che sto rubando un contenuto» ha affermato Capitanio nell’intervista.
A questo punto ci si potrebbe domandare come facciano le autorità a registrare la presenza di utenti – e la loro attività sulle piattaforme illegali. La risposta viene da un nuovo protocollo deciso da AGCOM e Guardia di Finanza, supportato dalla piattaforma Piracy Shield: monitorando i flussi di dati delle piattaforme di condivisione dei contenuti, consente di identificare gli utenti attraverso i loro indirizzi IP ed elevare automaticamente le sanzioni. Migliaia di utenti hanno già ricevuto notifiche di violazione, con multe già emesse in almeno tre procedimenti basati su questo sistema.
La strategia di AGCOM, insomma, si va ampliando: non comprende più il solo oscuramento dei siti che trasmettono o ospitano materiale pirata, ma si concentra anche sulla responsabilizzazione degli utenti, con l’obiettivo di ridurre la domanda di contenuti illegali. Piracy Shield, inizialmente limitato agli eventi sportivi, sarà presto esteso ai contenuti cinematografici, rendendo più rapido il blocco di piattaforme come Streaming Community.
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