La ricarica delle auto elettriche può sembrare una faccenda complicata a causa dei connettori e delle prese, ma non è così, anche se bisogna fare attenzione ad alcuni aspetti della rete a cui ci si collega.
Lo standard di ricarica esiste, ed è unico per tutte le auto europee
Sebbene ormai diffuse e conosciute, le auto elettriche restano per molti un mistero perché si fa confusione tra le prese e le spine, tra quelle lato rete elettrica e quelle lato auto. E nel farlo, si accusano i mezzi elettrici di non avere uno standard.
I CONNETTORI STANDARD DELLE AUTO ELETTRICHE
Facciamola molto semplice: ricaricate in corrente alternata da casa o alle colonnine pubbliche che richiedono di utilizzare il vostro cavo? State utilizzando la presa di Tipo 2 della vostra auto elettrica e vi state collegando nello stesso modo in cui tutte le auto elettriche si collegano, quindi (fatte alcune precisazioni che vedremo) potete scambiare il vostro cavo con quello di un qualsiasi altro modello.
State ricaricando ad una stazione rapida in corrente continua? Non serve portarvi il cavo da casa perché è già integrato nella colonnina (o meglio, “colonnona” visto che si tratta di un “armadio”): in questo caso lo standard è il CCS Combo2.
Potete trovarlo indicato come CCS, CCS Combo ma tecnicamente si dice CCS Combo2. Il motivo? L’Europa ha realizzato questo connettore standard a partire da quello utilizzato per caricare in corrente continua, il Tipo 2. In questo modo, un’unica combinazione di prese sul veicolo elettrico permette di inserire le due “spine”, quella singola (Tipo 2) e quella combinata.
Non riesco a collegare il cavo con connettore CCS Combo nella mia auto elettrica, perché? Controlla bene la tua auto: sotto alla presa di Tipo 2 c’è probabilmente uno sportellino aggiuntivo da aprire per trasformarla in una CCS combo.
HO COMPRATO UN’ELETTRICA GIAPPONESE USATA: CHAdeMO
Se provando a ricaricare la vostra auto elettrica il “gioco delle formine” non funziona, e il CCS Combo2 non entra, significa quasi certamente che avete acquistato un’auto elettrica usata di un marchio nipponico, trovandovi quindi a che fare con lo standard giapponese, il CHAdeMO.
Le colonnine di ricarica rapida in corrente continua come Enel X hanno entrambi i connettori proprio per supportare la ricarica veloce delle auto elettriche giapponesi più vecchie, prima che anche i giapponesi annunciassero il passaggio, in EU, al connettore CCS Combo2. Anche perché Paesi come la Francia hanno deciso di dire addio al CHAdeMO.
CAVO PER RICARICA CASALINGA, SCHUKO E ADATTATORI
Abbiamo visto finora che l’auto elettrica ha fondamentalmente una presa standard con il connettore CCS Combo2 che racchiude al suo interno la parte dedicata alla sola Tipo 2 (Type 2) per la ricarica in corrente alternata. Da dove nasce quindi la confusione?
Il problema non è delle auto e neanche delle colonnine. Vi basta un solo cavo per ricaricare un’auto elettrica in pubblico, ed è il cavo Tipo 2: da una parte (spina larga, quella dell’immagine nel capitolo precedente) entra nell’auto. Dall’altra, spina stretta, entra nelle colonnine (e nelle wallbox prive di cavo integrato). E ricordatevi di collegare prima la colonnina (o la presa di corrente) e poi la vettura.
Spina e presa: la differenza. Una spina è il connettore che si inserisce nella presa di corrente, solitamente installata a muro. Esiste uno standard? Sì, ma è un disastro perché ogni Paese ha le sue. In Italia lo standard è la tipo L, anche detta “italiana a tre poli”. All’interno della normativa esistono però 6 prese e 11 spine, simili ma diverse. La presa Tipo F, detta anche schuko, è molto utilizzata ed è facile trovarla perché molti elettrodomestici e alimentatori europei sono venduti con questa spina.
La confusione nasce perché ci sono tante prese e spine disponibili in Italia: alcuni garage hanno la presa italiana a 3 poli, altri hanno la Schuko. In ambito aziendale trovate la presa industriale (blu). Si tratta dello stesso problema che abbiamo a casa: una TV termina con la Schuko e il computer con la tre poli… e ci serve un adattatore.
Perché non è consigliabile usare un adattatore sul cavo di ricarica casalingo? Con la TV lo uso e non è mai successo niente…
Vero, ma la risposta è che la TV assorbe frazioni di kW dalla rete di casa, l’auto elettrica con il cavo casalingo può arrivare fino a 2,3 kW, potenza più alta e richiesta per un periodo di tempo molto lungo, anche 10, 15, 20 o più ore.
MONOFASE, TRIFASE, 7,4 kW, 11 kW O 22 kW
Premesso che con qualsiasi cavo di Tipo 2 potete ricaricare un’auto elettrica, c’è una differenza invisibile tra i cavi Type 2 e questa differenza dipende dall’auto elettrica che avete acquistato e dal caricatore in corrente alternata di cui essa è dotata.
- AC 7,4 kW (monofase, 32 A)
- AC 11 kW (trifase, 16 A)
- AC 22 kW (trifase, 32 A)
La differenza fra questi cavi non esiste a livello estetico, i connettori sono gli stessi. Però cambia la loro realizzazione perché devono sopportare potenze diverse. Prima di proseguire, però, è bene che facciate un ripasso di alcuni concetti fondamentali:
Se la vostra auto elettrica è di quelle più economiche, probabilmente avrete un caricatore AC da 7,4 kW in monofase. Significa che ricarica ad una potenza inferiore rispetto alle auto che hanno un caricatore AC da 11 o 22 kW trifase.
Ricordatevi che in AC (corrente alternata) è il caricatore di bordo a comandare sulla velocità di ricarica, un po’ come accade con gli smartphone, solo che nelle auto il caricatore è all’interno della vettura e non all’esterno. Comprate il caricatore optional per iPhone? Bene, caricherete con una maggiore velocità. Lo stesso vale per le auto elettriche: avete scelto l’optional da 22 kW? Alle colonnine che supportano questa potenza sarete avvantaggiati.
Tutte le auto hanno l’opzione da 11 o 22 kW? No, solo alcune. Esistono modelli limitati a 7,4 kW, modelli che escono di serie col caricatore da 11 kW (saranno la maggior parte da qui in poi) e modelli che escono con l’11 kW ma, a richiesta e con un sovraprezzo, vi consentono di passare a 22 kW.
COME SCEGLIERE IL CAVO TIPO 2 (E LA WALLBOX)
Dovete comprare un cavo di Tipo 2 perché quello fornito con l’auto si è danneggiato (o perché non fornito)? Bene, fate attenzione a cosa vi propone il mercato e rileggete il paragrafo precedente.
Se la vostra auto ricarica a 7,4 kW, non ha senso acquistare un cavo da 22 kW ben più costoso perché sarebbe uno spreco. Ed è anche più pesante. Controllate quindi la descrizione del prodotto che state acquistando e, piuttosto, chiedete consiglio segnalando anche il modello di auto elettrica per la quale usereste il cavo da comprare.
Una wallbox può essere di due tipi: con cavo integrato o senza cavo. Qualora fosse senza cavo, basterà utilizzare lo stesso cavo fornito in dotazione per l’utilizzo nelle colonnine pubbliche. La differenza? Si tratta solo di una questione di comodità.
Lo stesso discorso si applica per la scelta della wallbox, magari con cavo integrato. Potreste però voler fare un’eccezione prevedendo un impianto (wallbox + cavo) in grado di reggere potenze maggiori così da supportare un secondo veicolo elettrico che le sfrutti, se già previsto per l’acquisto.
Ci sono poi soluzioni modulari o universali. Il caricatore casalingo di Tesla non va bene per le colonnine ma è un primo esempio perché permette di cambiare le prese lato rete elettrica tra industriale, Schuko e via dicendo.
Juice Booster 2, invece, è un tuttofare universale: potente come una wallbox trifase da 22 kW, può trasformarsi da cavo per le colonnine (monofase e trifase) a caricatore casalingo con la spina finale intercambiabile per prese italiane, schuko, industriali monofase e trifase o altre prese tra le più comuni nei Paesi europei.
Questo cavo rappresenta un’eccezione al consiglio di qualche riga più sopra: è vero che costa di più ed è più pesante ma è praticamente un coltellino svizzero (sì, l’azienda è svizzera) della ricarica, utile per chi viaggia spesso in luoghi magari non forniti e vuole avere tutte le opzioni d’emergenza, oltre ad essere una vera e propria wallbox portatile. Da valutare solo per chi ne ha veramente bisogno.
COSA NON SERVE SAPERE: I MODI DI RICARICA
I modi di ricarica altro non sono che termini tecnici per definire dove e come avviene la ricarica di un’auto elettrica. La normativa IEC 61851-1 li definisce ma, all’atto pratico, vi è inutile conoscerli. Per gli amanti della teoria, vediamo di cosa si tratta, non in ordine numerico ma in ordine di importanza nella vita quotidiana:
- Modo 3: è la ricarica da preferire. Il termine descrive la ricarica a casa in corrente alternata (AC) con una wallbox che integra al suo interno la control box.
- Modo 4: è la ricarica dei lunghi viaggi. Il termine descrive la carica dell’auto elettrica in corrente continua (DC) tramite connettore CCS Combo2 o tramite CHAdeMO.
- Modo 2: è in terza posizione perché la wallbox è il metodo più sicuro e pratico per ricaricare tutti i giorni un’auto elettrica. In realtà, se l’impianto è affidabile vi bastano i massimo 2,3 kW di potenza offerti dal cavo di ricarica casalingo, si può anche scegliere di caricare sempre in modo 2. La control box si occupa della sicurezza e la Schuko o la presa italiana possono essere facilmente sostituite da un elettricista con la presa industriale (quella blu monofase, la rossa è trifase): in questo modo si risolvono i rischi di surriscaldamento della Schuko in caso di ricarica prolungata e al massimo degli ampere.
- Modo 1: è la ricarica del veicolo direttamente alla presa classica (italiana a tre poli o Schuko) senza un dispositivo di controllo e sicurezza nel mezzo. Vista l’assenza della control box, viene utilizzata per ricaricare bici elettriche e scooter che hanno potenze di carica ridotte.
Cos’è la control box? Letteralmente è una scatola di controllo ed effettivamente si identifica con control box quell’involucro posizionato a metà tra un’estremità del cavo (quella con la spina italiana, la Schuko o la spina industriale) e l’altra (quella con il connettore Tipo 2). All’interno di questo involucro c’è un circuito PWM che si occupa di controllare la ricarica ed evitare danni a persone o al veicolo stesso.
RICARICA AUTO ELETTRICA: IN BREVE, PER I PIGRI
Arrivati al termine di questa guida per la ricarica dell’auto elettrica e guida ai cavi e connettori, vediamo di fare uno specchietto riassuntivo per i più pigri rispondendo alla domanda: ho comprato un’auto elettrica, quali cavi mi servono per ricaricare?
Risposta? Probabilmente solo quelli forniti con l’auto, a meno di esigenze specifiche. Il cavo casalingo solitamente termina con la Schuko: chiama un elettricista, fai installare la presa Schuko nel box e puoi usarlo. Se termina con la presa italiana sei a posto, ma non è consigliabile usarlo per lunghe e frequenti ricariche. In entrambi i casi, meglio far sostituire la parte finale con una spina industriale e installare la relativa presa in box.
Il cavo di Tipo 2 è quello per le colonnine: solitamente è tarato per la potenza massima del caricatore a bordo della tua auto.
Per fare le cose per bene, però, è consigliabile (ma non obbligatorio) acquistare una wallbox (in base alla rete disponibile a casa e alla potenza del caricatore AC dell’auto), aumentare eventualmente la potenza del contatore e usare solamente il cavo Tipo 2 per la ricarica, a casa e alle colonnine.
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