Anche i criminali informatici hanno dei limiti.
Lo scorso 18 dicembre l’ospedale pediatrico canadese Hospital for Sick Children, generalmente noto come SickKids, è caduto vittima di un attacco ransomware: in conseguenza di ciò sito web, sistemi amministrativi e persino i telefoni hanno cessato di funzionare.
Se l’accaduto fosse tutto qui non ci sarebbe alcuna notizia: capita che criminali senza scrupoli prendano di mira anche le strutture sanitarie pur di racimolare del denaro, incuranti degli effetti che ciò può avere su chi in quelle strutture sta facendo affidamento.
Invece, qualcosa di inaspettato è accaduto. Nonostante le conseguenze dell’attacco siano state tutto sommato limitate – è stata solo rallentata, ma non fermata l’attività dei laboratori e della diagnostica per immagini – e sebbene il 29 dicembre l’ospedale avesse annunciato di aver ripristinato il funzionamento dei sistemi principali, i “colleghi” di chi ha organizzato la violazione si sono fatti avanti per porgere le scuse e cercare di rimediare a quanto successo.
Dietro l’accaduto c’era infatti il gruppo di hacker noto come LockBit, specializzato in Ransomware as a Service: in pratica fornisce a terzi, dietro compenso, il necessario per condurre attacchi di questo tipo. Tuttavia, LockBit a quanto pare opera in base ad alcune proprie regole etiche.
Articoli suggeriti:
Così, il 31 dicembre gli hacker hanno annunciato che l’attacco condotto contro SickKids era opera di un loro “cliente”, il quale aveva agito in violazione di dette regole, che si scusavano di quanto accaduto e che avevano già messo a disposizione gratuitamente il software necessario per decrittare i file crittografati. Inoltre, il “cliente” in questione è stato escluse da ulteriori interazioni con LockBit.
Si potrebbe quindi pensare che gli hacker di LockBit abbiano deciso di includere, tra le proprie regole, una norma che vieti loro (o ai loro clienti) di attaccare strutture come gli ospedali (o almeno gli ospedali pediatrici) ma in realtà non è la prima volta che il ransomware LockBit viene usato per crittografare i sistemi di una struttura sanitaria, senza che ciò abbia mai portato ad alcun pentimento.
Proposte di lettura:
Gli ospedali sono, peraltro, qualcosa di molto simile alla “vittima perfetta” per questo genere di incursioni: sono strutture che non possono permettersi di perdere tempo e interrompere l’attività (e dunque sono disposti a pagare rapidamente pur di riavere i propri file), spesso adoperano sistemi datati e non adeguatamente protetti, e hanno generalmente accesso a denaro sufficiente per rispondere alle richieste di riscatto.
In questo caso qualcosa ha smosso gli hacker; forse il fatto che SickKids sia un’importante struttura che non solo cura i bambini ma forma quanti si dedicano alla pediatria. Difficile, d’altra parte, che questa eccezione diventi una regola.
Ti raccomandiamo anche: