Hanno più di due miliardi di anni le più antiche impronte di un essere vivente mai scoperte sulla Terra. Appartengono a uno dei primi esseri pluricellulari comparsi sul pianeta e rappresentano la testimonianza più antica di movimento sulla terraferma. È quanto emerge dallo studio pubblicato sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti, Pnas, da Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica (Cnrs) francese e Università francese di Poitiers, coordinato dal geologo Abderrazak El Albani.
Le tracce sono state trovate in un deposito fossile dello Stato africano del Gabon, dove già in passato erano state scoperte alcune testimonianze dei più antichi organismi pluricellulari terrestri. Sono cunicoli di pochi millimetri di diametro, di origine biologica, che si estendono per diversi strati di roccia. Per preservarne l’integrità, i ricercatori li hanno ricostruiti anche al computer, grazie a sofisticate radiografie ai raggi X in 3D.
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Le impronte fossili più antiche conosciute finora erano vecchie di 570 milioni di anni: i ricercatori sono, quindi, riusciti a fare un balzo indietro nel tempo di un miliardo e mezzo di anni. Per gli autori, lo scenario della comparsa dei primi organismi pluricellulari è quello di “un ambiente marino calmo e superficiale, un ecosistema fangoso ricco di materia organica”. Secondo le loro conclusioni, “i primitivi organismi pluricellulari, probabilmente simili a colonie di amebe, hanno lasciato queste tracce mentre si muovevano alla ricerca di zone più ricche di sostanze nutritive”.