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12.05.2025 In Auto, Tecnologia

HARMAN punta sull’open source: rivoluzione software in arrivo nelle auto

Nel settore dell’auto si parla sempre più spesso di “veicoli definiti dal software” (SDV, software-defined vehicles), cioè auto in cui il software conta quanto la meccanica. In questo scenario, HARMAN (l’azienda del gruppo Samsung) ha fatto un passo importante: ha deciso di rendere disponibile gratuitamente il sistema per la gestione dei servizi connessi nelle auto.

In pratica, HARMAN ha messo online in formato open source una piattaforma che altri costruttori, sviluppatori e fornitori potranno usare liberamente per costruire sistemi connessi per i veicoli. Il progetto si chiama Eclipse Connected Services Platform (ECSP), e nasce all’interno della Eclipse Foundation, una comunità internazionale che lavora da anni sul software libero.

Cosa fa la piattaforma ECSP?

Ma cosa fa, esattamente, questa piattaforma? ECSP è un insieme di strumenti software che permette di gestire tutto quello che riguarda la connessione tra auto e internet: ricevere dati dal veicolo (es. consumo, posizione, diagnostica) inviare aggiornamenti o comandi da remoto, monitorare flotte di veicoli, gestire utenti, app e contenuti digitali a bordo

Tutte queste funzioni sono già oggi usate nella realtà: la piattaforma di HARMAN è operativa oggi su flotte fino a 100.000 veicoli, quindi non è un progetto teorico. Open source significa che il codice è pubblico e chiunque può usarlo, modificarlo o contribuire a migliorarlo. Per un settore come l’auto, dove spesso ogni azienda sviluppa soluzioni proprietarie e non compatibili tra loro, aprire il codice è un modo per creare uno standard comune e velocizzare lo sviluppo. In altre parole: se ogni costruttore scrive il proprio sistema da zero, si spreca tempo e soldi. Se invece si parte da una base condivisa, come ECSP, si può costruire più velocemente e in modo più semplice.

Qualora il progetto dovesse avere successo, sistemi come ECSP potrebbero anche facilitare la creazione di auto capaci di scambiarsi dati tra loro, con le infrastrutture stradali o con il cloud.

Una scommessa rivoluzionaria, ecco perché

Durante la presentazione, HARMAN ha invitato Sara Novotny, una delle pioniere dell’open source, per spiegare il parallelo tra l’importanza dell’open source per definire uno standard agli inizi dell’era del cloud computing e quello che sta cercando di fare oggi HARMAN stessa nel mondo dei SDV.

Durante il suo intervento, Sarah Novotny – che ha lavorato sia in Microsoft che in Google – ha raccontato come l’open source abbia cambiato il mondo del cloud e perché oggi sta accadendo qualcosa di simile nel settore automobilistico. All’inizio degli anni 2010, le aziende cominciavano a spostare le loro applicazioni su internet, cioè “sul cloud”. Ma ogni volta che si voleva mettere online un nuovo programma, serviva avviare un intero server, come accendere un nuovo computer solo per una singola app.

Poi è arrivato Docker, un sistema che permetteva di creare container, cioè ambienti molto leggeri che potevano ospitare singole applicazioni senza dover accendere un “computer intero” ogni volta. Docker non era una novità assoluta (esisteva già in ambiente Linux), ma Google, che da anni usava internamente un sistema simile chiamato Borg, ha colto l’occasione per fare un passo in avanti: ha preso la sua esperienza e ha creato Kubernetes, un software open source che permetteva di gestire questi container su larga scala.

Il rilascio di Kubernetes ha cambiato le regole del gioco. Amazon e Microsoft, coinvolti rispettivamente con AWS e Azure, sono stati “costretti” ad adottarlo nelle loro piattaforme, perché il mercato lo chiedeva. In questo modo, l’open source è diventato uno strumento strategico, capace di imporre standard condivisi e spingere tutti a lavorare più velocemente su basi comuni.

Secondo Novotny, oggi qualcosa di simile sta succedendo nel mondo delle automobili: le auto moderne non sono più solo meccanica, dentro ci sono decine di centraline elettroniche che gestiscono ogni funzione, dal motore all’infotainment. Di fatto, un’auto è sempre più simile a un data center su ruote. Ma spesso queste centraline parlano linguaggi diversi e non è facile farle lavorare insieme.

L’idea è che, come è successo nel cloud, anche qui servano strumenti e standard condivisi, possibilmente open source, per costruire software compatibili, aggiornabili e più facili da sviluppare. Ma non è una magia: usare software open source è come adottare un cucciolo. Non è “gratis” nel senso di privo di impegno: va seguito, curato, aggiornato. Ma con il giusto investimento, può dare enormi vantaggi e snellire i processi.

Con il rilascio della piattaforma in formato open source, ufficialmente da oggi, HARMAN dimostra che è possibile condividere innovazione senza perdere valore, e che la strada verso auto più connesse, intelligenti e aggiornabili può passare anche dalla collaborazione tra aziende.

Per gli utenti significa, nel lungo periodo, sistemi più affidabili, personalizzabili e aggiornabili. Per i costruttori, significa partire da una base solida senza dover creare tutto da zero, e alcune pessime esperienze software dei produttori “tradizionali” hanno dimostrato che è inutile e costoso incaponirsi nel creare qualcosa da zero se non si hanno le competenze.

E per Harman? Il modello di business è esattamente quello visto nell’era del cloud: l’open source è gratis, ma HARMAN offrirà il servizio di gestione, o un servizio professionale basato sull’esperienza decennale per chi non vorrà assumersi il rischio o per chi vuole fare quel passo in più.

HARMAN ready: uno sviluppo più rapido e flessibile

L’annuncio dedicato all’open source è avvenuto nel contesto di HARMAN Explore, evento dedicato ai clienti del settore automotive dove HARMAN mostra i suoi prodotti. In pratica: si tratta dello showroom itinerante dove i produttori di auto (OEM) possono toccare con mano quello che HARMAN può creare per loro.

Negli ultimi tempi, l’azienda ha iniziato a proporre i prodotti “ready”. Si tratta di un cambio di paradigma, perché permette a un OEM di implementare una tecnologia in soli 12 mesi, rispetto ai 3/5 anni necessari prima.

  • sviluppo tradizionale: il produttore di auto assegna ad Harman un progetto (ad esempio l’infotainment connesso e la strumentazione digitale) e Harman inizia a svilupparlo da zero lavorando insieme all’OEM per personalizzarlo e integrarlo
  • sviluppo “ready products”: il produttore di auto sceglie dal catalogo un prodotto già pronto all’80%. Nei 12 mesi successivi, Harman lo personalizza lavorando insieme all’OEM con tempi di gran lunga inferiori

Tutti i prodotti della gamma “ready”, poi, sono creati in ottica modulare, con la possibilità di aggiungere caratteristiche e di aggiornarli nel tempo. Insomma, si tratta di pacchetti (quasi) completi super flessibili che coprono le esigenze di digitalizzazione e connettività delle auto del prossimo futuro. Alcuni esempi:

  • ready care: piattaforma hardware e software per il monitoraggio della salute in auto. I sensori ottici sono in grado di rilevare il battito cardiaco con precisione di +/- 1 bpm e presto saranno in grado di leggere anche la pressione
  • ready vision: una serie di soluzioni dedicate agli Head-Up Display. Tra questo c’è la proiezione su una fascia del parabrezza, completamente personalizzabile, e la realtà aumentata tramite proiezione trasparente.
  • ready connect: una soluzione modulare che racchiude in un unico dispositivo, compatto e aggiornabile, tutto l’hardware necessario per la connessione dell’auto in rete (4G, 5G, satellitare). Non necessita di antenne esterne, anche se è compatibile con eventuali antenne per potenziare il segnale

E le soluzioni “ready” non si fermano solo a questi campi, ma includono anche i display, la guida autonoma e semi-autonoma, gli avvisi in realtà aumentata, la connettività al mondo esterno (ad esempio ai semafori) e via dicendo, arrivando anche a soluzioni software “chiavi in mano” da offrire ai produttori auto quando vogliono implementare una tecnologia, come ad esempio il pacchetto già pronto per creare un head-up display con tanto di software per testarlo in tempo reale cambiando la posizione degli elementi proiettati con un semplice drag&drop, senza necessariamente lavorare sulle linee di codice.

Oppure un pacchetto già pronto con l’infotaintment con tanto di assistente virtuale (Luna) che può essere personalizzato nell’aspetto, nella voce e nelle caratteristiche, integrandolo con tutte le funzioni dell’auto e con il mondo esterno grazie a ChatGPT.

Articolo originale disponibile qui

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