Sono giorni difficili (o così si direbbe) per i possessori di smartphone Huawei: il divorzio tra il gigante cinese della tecnologia e Google, imposto dalla Casa Bianca lo scorso 16 maggio, sta suscitando preoccupazioni in milioni di utenti in tutto il mondo, che temono di vedere fortemente limitate le funzionalità del proprio telefono a partire dalle prossime settimane. Ma prima c’è davvero da preoccuparsi? E soprattutto… che cosa c’entra Donald Trump con i nostri cellulari? Andiamo con ordine e proviamo a rispondere a qualche domanda.
Che cos’è il Trump Ban?
Il 16 maggio il Presidente degli Usa Donald Trump ha firmato un documento che vieta a Huawei, e a 70 società a essa collegate, di vendere ed installare le proprie infrastrutture negli Stati Uniti senza una specifica autorizzazione. L’azienda cinese infatti non è leader solo nel mercato degli smartphone, ma è anche una delle più grandi al mondo per le tecnologie per le telecomunicazioni, dai ripetitori per la telefonia mobile, compreso il 5G, alle apparecchiature per la gestione del traffico dati. Questi sistemi sono da anni utilizzati in Europa e in diversi altri paesi, ma non negli Stati Uniti.
La decisione è l’ultimo atto di un processo iniziato a febbraio del 2018, quando l’intelligence americana aveva dichiarato “non sicuri”, dal punto di vista della privacy, i dispositivi e i sistemi di Huawei, accusati di “spiare” su vasta scala le comunicazioni degli utenti. Lo scontro tra la Casa Bianca e l’azienda è culminato lo scorso 5 maggio, quando Meng Wanzhou, 46 anni, vicepresidente e capo finanziario del colosso cinese, nonché figlia del suo fondatore, Ren Zhengfei, è stata arrestata in Canada su richiesta degli Stati Uniti. L’accusa sarebbe quella di aver violato le sanzioni americane verso Iran e Corea del Nord.
Che cosa c’entra Huawei con Google?
I telefoni Huawei utilizzano il sistema operativo Android. Una delle prime conseguenze del Trump Ban è stata la sospensione da parte di Google di ogni rapporto commerciale con l’azienda cinese, che quindi non potrà più avere licenze software da Big G – tranne quelle open source, cioè disponibili gratuitamente sulla Rete. Dal punto vista pratico significa che Huawei non avrà più accesso a diversi servizi di Google, agli aggiornamenti del sistema operativo Android, al Play Store e ad app popolarissime come Gmail e Google Drive.
Quali altre aziende sono interessate dal Trump Ban?
Il decreto Trump ha spinto altre aziende a sospendere i rapporti commerciali con Huawei: tra queste Intel, Qualcomm, Xilinx e Broadcom, produttrici dei microchip che equipaggiano la maggior parte degli smartphone cinesi, che non potranno più evadere nuovi ordini verso gli stabilimenti di Pechino. Ed è probabile che anche Microsoft smetterà di vendere a Huawei il sistema operativo Windows, che equipaggia i notebook cinesi, apprezzati in tutto il mondo per il buon rapporto qualità/prezzo.
Ma se qualche amministratore delegato piange perché vede una contrazione del suo fatturato, altri ridono, perché vedono e pensano a nuove e inattese opportunità di guadagno. L’editto contro Huawei potrebbe infatti favorire diversi concorrenti, tra cui Samsung, Lenovo, LG, Asus e Nokia. Meno netta la posizione di Apple, che non solo produce i suoi smartphone nelle fabbriche cinesi, ma ha una penetrazione sul mercato di Pechino pari al 7,4% e che solo nel primo trimestre del 2019 ha spedito in Cina 6,5 milioni di apparecchi, pari al 16% del totale globale.
È chiaro come una vendetta cinese nei confronti di Apple potrebbe rappresentare un serio problema commerciale per l’azienda di Tim Cook.
Che cosa succederà a chi ha un telefono Huawei?
Probabilmente niente. Sia Google sia Huawei hanno confermato che gli utenti continueranno a ricevere gli aggiornamenti di sicurezza e potranno continuare a scaricare le app dallo store. Lo ha confermato la stessa Google il 20 maggio, con un tweet dall’account ufficiale di @Android.
For Huawei users’ questions regarding our steps to comply w/ the recent US government actions: We assure you while we are complying with all US gov’t requirements, services like Google Play & security from Google Play Protect will keep functioning on your existing Huawei device.
— Android (@Android) 20 maggio 2019
Potrebbero essere bloccati gli aggiornamenti delle componenti software di più basso livello, ma l’impatto andrà verificato di volta in volta. È invece meno chiaro il futuro per i nuovi telefoni, quelli che dovrebbero essere commercializzati nei prossimi mesi, che potrebbero risentire fin da subito delle conseguenze della messa al bando.
Quando entrerà in vigore il blocco commerciale?
Il decreto anti-Huawei sarebbe dovuto diventare operativo subito dopo la firma, ma il Dipartimento del Commercio Americano ha concesso una licenza temporanea di 90 giorni, cioè fino al 19 agosto, che permetterà a Huawei di acquistare beni americani per mantenere le reti e realizzare gli aggiornamenti per la sua linea di smartphone.
Cosa farà Huawei?
Huawei e il governo Cinese non resteranno certo a guardare: sia l’azienda sia la politica hanno già messo in chiaro che si affideranno ai legali per tutelare il loro business e la loro immagine. Nel frattempo l’azienda, per la quale la mossa di Trump non è giunta del tutto inaspettata, potrebbe premere l’acceleratore sullo sviluppo di un nuovo sistema operativo proprietario, completamente compatibile con Android.
Il nuovo sistema andrebbe ad equipaggiare le nuove generazioni di smartphone e renderebbe Huawei del tutto autonoma rispetto a Google. La realtà è però che lo sviluppo di un nuovo sistema operativo è un’operazione complessa, che richiede enormi risorse umane e tecnologiche, e il successo non è scontato – come hanno dimostrato, negli ultimi anni, i clamorosi fallimenti di Microsoft, con Windows Phone, e di Samsung con Tizen.
L’azienda avrebbe inoltre già pronta una propria famiglia di processori che sostituirebbe quelli a stelle e strisce. I nuovi smartphone, indipendenti da Google, potrebbero contare fin da subito su una base utenti decisamente ampia, in Cina e non solo, e potrebbero diventare un concorrente di tutto rispetto per la stessa Google.