Un’analisi dettagliata delle rocce lunari riportate grazie alle storiche missioni Apollo negli anni ’70 ha rivelato una scoperta senza precedenti: la presenza di idrogeno. Ciò apre la porta a un futuro in cui gli astronauti potrebbero sfruttare l’acqua presente direttamente sulla Luna per soddisfare le necessità vitali e persino utilizzare l’idrogeno come carburante per le missioni spaziali.
I ricercatori del Naval Research Laboratory (NRL) degli Stati Uniti, ai quali la NASA ha affidato i campioni lunari per uno studio approfondito, hanno recentemente annunciato la presenza del componente nel campione di suolo lunare contrassegnato dal numero 79221. L’origine resta un mistero, ma si presume che sia stato generato dalle incessanti piogge di vento solare, o forse dagli impatti di comete sulla superficie lunare. Katherine Burgess, geologa del NRL e autrice principale dello studio, ha così commentato il risultato.
“Questa scoperta dell’idrogeno rappresenta una risorsa potenziale da utilizzare direttamente sulla Luna, specialmente quando avremo installazioni più regolari o addirittura permanent. Identificare queste risorse e comprendere come raccoglierle prima di stabilirci sulla Luna sarà di inestimabile valore per l’esplorazione spaziale futura.”
Secondo le stime della NASA, organizzare viaggi per portare l’acqua o i combustibili potrebbe costare migliaia di dollari, pertanto l’utilizzo delle risorse in loco potrebbe ridurre notevolmente i costi per le missioni spaziali, fornendo agli astronauti tutto ciò che serve per vivere e per i viaggi tra la Luna e la Terra. L’idrogeno potrebbe persino essere sfruttato per facilitare missioni umane su Marte e oltre.
In precedenza, i dati provenienti dal telescopio a infrarossi volante SOFIA suggerivano la presenza diffusa di ghiaccio contenente acqua sulla Luna, piuttosto che limitarsi a piccole zone nelle regioni permanentemente in ombra vicino ai poli lunari nord e sud.
Risulta interessante notare che gli astronauti dell’era Apollo avevano raccolto campioni di rocce lunari lontano dal polo sud lunare, dove molte nazioni sperano di stabilire presenze a lungo termine, poiché si trovavano vicino all’equatore lunare.
La missione lunare indiana Chandrayaan-3, che di recente ha posato un lander-rover robotico vicino al polo sud lunare, ha evidenziato un altro elemento rilevante sulla superficie lunare: si tratta dello zolfo e secondo i primi dati è presente in quantità maggiori di quanto precedentemente ipotizzato. Anche questo elemento potrebbe diventare fondamentale per lo sviluppo di batterie e di infrastrutture sulla Luna, aprendo ulteriori possibilità per il futuro dell’esplorazione spaziale.
Naturalmente si parla di progetti a lungo termine, tuttavia il ritorno dell’uomo potrebbe avvenire entro pochi anni con la missione Artemis 3. Si parla del 2025- 2026 e per la prima volta vedrà la presenza di una donna tra coloro che poseranno i piedi sul suolo lunare. Il lander sarà fornito da SpaceX con una versione specifica del suo razzo Starship, che sarà battezzato HLS. E proprio di recente si è svolto il secondo test sub-orbitale, che ha finalmente visto il distacco del secondo stadio dal primo Super Heavy, oltre al completamento di metà percorso prima di concludere con un’esplosione. Sebbene molte testate abbiano urlato al fallimento, in realtà si è trattato di un importante passo in avanti nello sviluppo di quello che sarà il razzo più potente del mondo.