Il 2021 è stato un anno ricco di anniversari, dai dieci anni di Siri ai 30 di Sonic The Hedgehog: tra questi, c’è anche il decimo anniversario dei 2-in-1. Era il 2011 infatti quando parecchi produttori portarono questo form factor all’attenzione del grande pubblico presentandolo in varie declinazioni al CES, la fiera statunitense dedicata all’elettronica di consumo.
Sembra ieri, ma di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia: e nonostante tutto, i 2-in-1 sono ancora qui, compatti, versatili e pronti a staccarsi dalla tastiera per trasformarsi in tablet e accompagnarci ovunque. Ma un prodotto del genere ha ancora senso nel 2021? Per rispondere a questa domanda ho usato per un paio di settimane un Asus Vivobook Slate 13”, e vi anticipo che sì, può avere senso. Ecco perché.
SOMMARIO
VERSATILE, MI HA SEGUITA OVUNQUE
Innanzitutto, una premessa: la mia dotazione tecnologica si compone unicamente di pc portatili. Ne uso due: uno è il mio Asus Zenbook personale (d’annata, aggiungerei), che uso a casa, soprattutto per scrivere e navigare; l’altro è lo Zephyrus dell’ufficio, bestione da gaming con un hardware di tutto rispetto che tengo sempre collegato al display esterno e che sfrutto per compiti più impegnativi per il sistema come montare video su Premiere o modificare foto su Photoshop.
Bene, per 15 giorni li ho abbandonati per dedicarmi unicamente a questo 2-in-1, e ho potuto farlo perché è abbastanza unico nel suo genere: coniuga la portabilità di un tablet con il vantaggio di avere a bordo Windows 11, a un prezzo abbastanza competitivo; l’unica altra alternativa che mi viene in mente non a caso è il Surface Go 2, che però è un po’ più piccolo e non ha lo schermo OLED.
Bene, quindi com’è andata? La prima cosa che ho notato è che essendo molto versatile mi ha accompagnata in molti più contesti rispetto al portatile, coprendo delle attività che magari avrei svolto con lo smartphone. Se pensiamo a una giornata tipo, parlo ad esempio di leggere le notizie mentre faccio colazione, o controllare le prime mail del mattino.
Lo stesso vale per la sera, quando mi ha seguita in cucina per darmi supporto con un paio di videoricette che altrimenti avrei riprodotto in equilibrio precario su uno smartphone appoggiato alla cappa o per vedere serie tv a letto (cosa che generalmente evito perché il display opaco del mio pc non è il massimo da questo punto di vista). Torna utile in questo senso il formato del display in 16:9.
Essendoci state di mezzo delle festività l’ho usato parecchio anche in mobilità e devo dire che qui trova la propria vocazione: certo, dipende dalla situazione, in metro o sui treni regionali dovrete tenerlo sulle ginocchia, e in quel caso i laptop sono più comodi; ma in tante altre situazioni di viaggio, dai treni veloci agli aerei, il formato 2-in-1 è uno dei più comodi in assoluto, specialmente per i tavolini di piccole dimensioni. Lo schermo OLED poi è molto luminoso in tutti i contesti, quasi al pari di quello di uno smartphone.
WINDOWS 11 FA LA DIFFERENZA
L’altra peculiarità che ho notato è che, rispetto all’ultimo 2-in-1 che avevo provato, l’arrivo di Windows 11 fa la differenza. Per chi ci aveva avuto a che fare non dirò niente di nuovo, ma l’esperienza tablet di Windows 10 lasciava parecchio a desiderare, al punto che, tra bug e mancate ottimizzazioni, si finiva per usare il dispositivo come un normale pc.
Windows 11 invece ha implementato una serie di migliorie che lo rendono decisamente più godibile. Innanzitutto le gesture sono diventate più intuitive: trascinare una finestra con tre o quattro dita verso il basso riduce tutto a icona e, viceversa, il gesto inverso rievoca le stesse finestre alle dimensioni canoniche. Inoltre il pulsante task view sulla barra degli strumenti permette di navigare tra le app e i desktop aperti come si farebbe su Android e iOS, oppure in alternativa per passare da un desktop all’altro basta tenere premute quattro dita sul display e swipare a destra o a sinistra.
In Windows 11 il menù si è spostato al centro, e grazie al cielo le Live Tiles sono state sostituite dalle icone delle app più usate, così non è più necessario perdersi nei menù per andare a cercarle. Stesso discorso per la gestione delle finestre, basta toccare la cornice per scegliere la disposizione grazie allo schema in trasparenza.
In sostanza la modalità tablet sparisce, nel senso che non è più un’opzione a scelta ma si attiva automaticamente nel momento in cui si gira il dispositivo: le icone si redistribuiscono e ingrandiscono secondo lo spazio a disposizione e la tastiera diventa più touch friendly con una serie di scorciatoie per gif e altri contenuti. Poi ci sono le funzioni legate alla penna, tra cui la possibilità di aggiungere i propri programmi preferiti nel menù rapido dedicato.
VIVOBOOK SLATE 13”
Questo il discorso che vale per i 2-in-1 in generale. Se passiamo al particolare, e cioè questo Vivobook Slate, tra i pro vanno segnalate le dimensioni e la luminosità dello schermo da 13.3”, la dotazione delle porte che comprende l’ingresso aux, una microSD e una USB-C che serve anche a ricaricare; il che è un bene perché non c’è l’attacco proprietario.
Ottima anche l’autonomia, che vi permette di usarlo fino a sera senza problemi con un utilizzo medio, l’estetica che trovo piacevole e la buona qualità costruttiva. Compatto ma non leggero, è un dispositivo abbastanza solido: la tastiera magnetica si aggancia bene ed è di dimensioni standard con touchpad ampio (ma non retroilluminata), l’audio è abbastanza soddisfacente con quattro altoparlanti Dolby Atmos che si fanno sentire anche se si tiene il dispositivo coprendo i lati con le mani; il tasto di accensione ha anche il riconoscimento dell’impronta.
Unici nei da questo punto di vista sono il supporto sul retro che è magnetico e alle volte si stacca un po’ troppo facilmente e il supporto della penna, anch’esso magnetico e predisposto a spostarsi dalla propria sede. Per lavoro l’ho usato sia in mobilità che collegandolo con il display esterno dell’ufficio; bene la connettività (anche se, come su un normale pc, non c’è il modulo LTE per connettersi in mobilità) e le videocall, grazie alla fotocamera da 5MP anteriore e 13MP posteriore.
SCHEDA TECNICA ASUS VIVOBOOK SLATE 13 OLED
- display: OLED 13,3″ FHD 16:9, 550 nit, contrasto 1.000.000:1, tempo risposta 0,2ms, 100% DCI-P3, Dolby Vision, PANTONE Validated, certificazione DisplayHDR True Black 500, certificazione TÜV Rheinland, schermo-scocca 93%
- CPU: Intel Pentium Silver 6000 quad-core a 3,3GHz
- grafica: Intel UHD
- memoria: 128GB eMMC o 256GB M.2 NVMe PCIe 3.0 SSD, 4/8GB di RAM LPDDR4X
- connettività: WiFi 6 con ASUS WiFi Master, Bluetooth 5.2
- fotocamere: anteriore 5MP, posteriore 13MP
- porte: 2x USB-C 3.2 gen2, 1x jack 3,5mm, 1x microSD
- ASUS Pen 2.0
- tastiera con tasti distanziati di 19,05mm, corsa 1,4mm
- touchpad
- audio: Dolby Armos, 4x speaker, Smart amplifier
- batteria: 50Wh, USB-C Easy Charge per ricarica da power bank o caricabatterie USB-C con carica fino al 60% in 39 minuti
- adattatore: 65W
- dimensioni e peso: 309,9x190x7,9mm per 785g
- OS: Windows 11 Home S
- tecnologia Intel Bridge per le app Android su Windows 11
Se passiamo all’estremo opposto, più che di contro parlerei di limiti di tipo hardware derivanti dalla destinazione d’uso del prodotto: usandolo mi sono resa conto che è pensato per una produttività light – che comprende ad esempio l’elaborazione di testi con Word, la navigazione con browser o la DAD con GSuite; escluderei programmi come Autocad, Photoshop o Premiere – a cui coniugare l’intrattenimento domestico.
Questa è la sua zona di comfort, e potrebbe perciò venire incontro alle esigenze di una fetta di utenti abbastanza sostanziosa. Certo, le prestazioni non sono quelle di un Ultrabook di ultima generazione, ma l’intento non è quello; per chi cercasse questo tipo di soluzioni ci sono numerose alternative, sia Asus che di altri produttori. Il processore Pentium Silver e i 128 GB di storage su memorie eMMC non permettono di avere prestazioni da capogiro, e sarebbe stupido aspettarsele leggendo la scheda tecnica. Sono però. a mio parere il giusto compromesso per soddisfare le esigenze del target di riferimento e al contempo garantire una autonomia davvero di ottimo livello.
QUINDI, HA SENSO OPPURE NO?
La domanda più corretta sarebbe, come spesso accade, per chi ha senso questo tipo di prodotto? Ce l’ha, innanzitutto, per chi ne apprezza il form factor peculiare: il che non è scontato, perché ho scoperto che i 2-in-1 dividono il pubblico, a partire dall’ufficio; c’è chi li apprezza e chi preferisce soluzioni più canoniche.
Fatta questa premessa, un prodotto come quello che ho provato in queste due settimane può essere adatto a diverse tipologie di utenti: penso a una famiglia con figli che di giorno lo usano per la scuola o per la DAD e alla sera lo cedono ai genitori per vedere un film a letto; penso a studenti più grandicelli che lo usino per prendere appunti, studiare e per scopi di intrattenimento, come un moderno erede dei netbook che usavo io; oppure a chi, come me, ha già un pc potente in ufficio e ne vorrebbe un secondo per i viaggi e la mobilità.
In tutti questi casi una soluzione del genere può essere interessante, soprattutto considerato che, a fronte di un esborso di 699 euro, il pacchetto comprende, oltre al caricabatterie, anche la tastiera, la penna con 4096 livelli di pressione e la custodia; tutte cose che generalmente si acquistano a parte.
D’altronde, anche il mercato sembra andare in questa direzione: secondo i dati IDC, dopo il boom iniziale dovuto alla pandemia i 2-in-1 continuano a vendere bene anche in questo periodo storico, mentre le vendite di tablet stanno progressivamente rallentando. E voi, di che fazione siete? Amate i 2-in-1 oppure no? Ne avete mai avuto uno o considerato l’acquisto?
PRO E CONTRO
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