Cyberbullismo, sexting, violazione della privacy. Secondo i dati del centro di ascolto di Telefono Azzurro continuano ad essere questi i rischi maggiori nella rete per bambini e adolescenti. In particolare nel 2019 la richiesta di aiuto da parte di minori coinvolti nelle situazioni di difficoltà è arrivata nel 64% dei casi dal genere femminile. Per un genitore essere al passo con le diverse piattaforme di social media utilizzate dai bambini, in età sempre più precoce, può essere difficile, tanto che il 30% di loro si dichiara impreparato. Domani, presso la sede istituzionale della Presidenza del Consiglio, in occasione del Safer Internet Day, la Giornata mondiale per la sicurezza in Rete istituita e promossa dalla Commissione Europea, giunta alla sua XVII edizione,
Telefono Azzurro promuove dei momenti di riflessione con i colossi mondiali della rete, con l’obiettivo di aumentare il loro impegno per la sicurezza dei minori nell’utilizzo della rete e diffondere maggiore consapevolezza tra gli adulti degli strumenti che possono essere adottati per evitare i pericoli oggi tanto diffusi. Messaggi positivi saranno lanciati anche da alcuni tra i più noti influencer della rete, come Matt & Bise, Nick Radogna, Leonardo D, “Cesca” Tamburini e Barbara D’Alessandro, coinvolti da Telefono Azzurro ad un incontro con bambini e adolescenti presso Binario F. “È necessario affrontare il tema del rapporto dei bambini e degli adolescenti con il digitale con competenze sempre più specifiche e validate tramite un approccio interdisciplinare – ha commentato Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro – trasferendo tali competenze anche nella formazione ai professionisti e di tutta la Società civile, nonché coinvolgendo direttamente i bambini e gli adolescenti, promuovendo la loro partecipazione attiva”.
Il gap di conoscenze e informazioni corrette in particolare da parte dei genitori è confermato anche dalla ricerca di Telefono Azzurro & Doxa Kids 2020, da cui emerge il bisogno di una seria “formazione digitale” degli adulti che vivono tra preoccupazione e scarsa consapevolezza: il 30% dei genitori dichiara infatti di non avere adeguate competenze su tematiche dell’online, in particolare su cyberbullismo, incitazione al suicidio e l’autolesionismo, l’hate speech e sextortion. I genitori temono in particolare modi che i propri figli incontrino contenuti che esaltino l’anoressia, l’autolesionismo, il suicidio (21%), oppure che siano esposti a contenuti pornografici (18%), o immagini drammatiche o violente. Nonostante queste paure, al 45% dei genitori è capitato almeno una volta di permettere l’utilizzo al figlio/a di un’applicazione senza verificarne il limite di età per l’utilizzo; nel 48% dei casi ritengono che i ragazzi siano in grado di utilizzare in maniera consapevole i social dai 16 anni. Allo stesso modo, anche gli insegnanti esprimono un bisogno di formazione sia sul piano delle tematiche, sia nella conoscenza delle procedure di gestione di situazioni di disagio. Il 46% degli insegnanti pensa, infatti, di non aver ricevuto un’adeguata formazione sui possibili percorsi di segnalazione di casi di violenza, pericolo e/o pregiudizio.