Lo afferma Linus Torvalds.
Linus Torvalds, il creatore di Linux, è noto per essere una persona decisamente poco amante dei giri di parole, come dimostrano la tirata contro Intel ai tempi delle falle Meltdown e Spectre e il periodo di riposo preso nel 2018 per lavorare sul proprio caratteraccio.
Quando decide di intervenire sulla situazione attuale dell’intelligenza artificiale, quindi, certamente non può andare per il sottile, anche se bisogna ammettere che, per i suoi standard, questa volta è stato molto misurato.
Torvalds riconosce il potenziale insito nelle tecnologie di intelligenza artificiale ma ritiene anche che, allo stato attuale, non se ne stia facendo un uso proficuo; per la precisione, pensa che allo stato attuale la IA sia «al 90% marketing e al 10% realtà», come ha dichiarato all’Open Source Summit di Vienna.
«Credo che la IA sia molto interessante, e penso che cambierà il mondo» ha spiegato Torvalds. «Ma, allo stesso tempo, detesto così tanto tutta la montatura pubblicitaria che l’accompagna che preferisco starne alla larga».
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«Il mio approccio alla IA al momento è questo: la ignoro perché credo che tutta l’industria che vi gira attorno si trovi in una pessima posizione». Il panorama, però, non è destinato a restare così per sempre.
«Tra cinque anni le cose cambieranno» prevede il papà di Linux. «A quel punto vedremo quale tipo di IA sarà utilizzata ogni giorno per dei lavori veri» in luogo degli utilizzi attuali, derubricati al ruolo di semplici “demo”.
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