Non possono violarla nemmeno i computer quantistici.
Non molti sanno di che cosa si parla realmente quando si citano i computer quantistici, ma tutti generalmente citano il fatto che, quando saranno una realtà comune, gli attuali sistemi crittografici diverranno inutili.
Di questa stessa opinione è il professor Andrea Fratalocchi, ricercatore dell’Università saudita King Abdullah University of Science and Technology: «Con l’arrivo di computer sempre più potenti e quantistici, tutti gli attuali sistemi crittografici verranno superati in pochissimo tempo, annullando la privacy delle comunicazioni presenti e, cosa ancora più importante, di quelle passate».
Se l’opinione di Fratalocchi ci appare particolarmente importante è perché è stata il punto di partenza da cui, insieme ad altri ricercatori, egli ha sviluppato il primo chip crittografico «impossibile da hackerare».
I dettagli di questa tecnica sono reperibili all’interno dello studio pubblicato su Nature ma, in sintesi, il sistema si basa sulla generazione durante l’invio dei dati di una password non intercettabile e utilizzabile una sola volta per la decifrazione.
Le informazioni vengono inviate sotto forma di impulsi luminosi da un chip ottico, ma il modo in cui la luce viene riflessa e piegata dal chip stessa durante l’invio ne cripta il contenuto.
Il modo in cui la luce viene riflessa è ogni volta unico, e dipendente dai dati inviati attraverso il chip; si potrebbe dire che è una particolare applicazione del meccanismo OTP (one-time-password) oggigiorno spesso adoperato per autenticarsi presso certi servizi, come per esempio quelli di home banking.
Il professor Andrea Di Falco della St. Andrews University, coautore dello studio, spiega il funzionamento del chip con un’analogia: «È l’equivalente di parlare con qualcuno usando due bicchieri di carta collegati da uno spago».
«Se accartoccio i bicchieri mentre sto parlando» – racconta Di Falco – «il suono viene mascherato, ma ogni volta la deformazione dei bicchieri avviene in modo diverso, e così no si può hackerare l’informazione. Questa nuova tecnica è completamente indecifrabile».
Tanto sono sicuri gli autori dello studio dell’impossibilità di violare questo sistema che il titolo della pubblicazione parla di «segretezza perfetta», protetta da eventuali hacker grazie alla «seconda legge della termodinamica».
Se le promesse si dimostreranno vere, tutti i problemi di sicurezza informatica svanirebbero. «Se questo schema potesse essere implementato globalmente» – conclude Fratalocchi – «molti hacker che si occupano di crittografia dovrebbero cercarsi un altro lavoro».