La ricerca scientifica è vitale per l’innovazione ed è una scommessa per il futuro dell’Italia: è questo il messaggio con il quale il Consiglio Nazionale delle Ricerche ha celebrato i suoi 100 anni. La cerimonia, organizzata nella sede del più grande ente di ricerca italiano, è culminata in un fuori programma del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Il futuro entra in noi attraverso la ricerca scientifica e questo è fondamentale per l’Italia. La ricerca è il futuro del nostro Paese. I ricercatori recano davvero il futuro tra noi”, ha detto Mattarella, che ha osservato inoltre come “la ricerca sia uno strumento di pace”.
La scienza è stata la grande protagonista di questa “festa” di compleanno, come ha definito la cerimonia il ministro per l’Università e la Ricerca Anna Maria Bernini, aprendo le celebrazioni con il il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, che per l’occasione ha annunciato l’emissione, in oltre 200.00 esemplari, del francobollo ordinario che riproduce il logo dei 100 anni del Cnr. A fare gli onori di casa la presidente del Cnr Maria Chiara Carrozza; ospiti d’onore la presidente del Consiglio Europeo della Ricerca Maria Leptin, il Nobel Giorgio Parisi e il presidente del Consiglio nazionale delle ricerche francese, Cnrs, Antoine Petit.
Il 18 novembre 1923, all’Accademia dei Lincei veniva firmato l’atto istitutivo del Cnr, del quale il matematico Vito Volterra è stato fondatore e primo presidente. “Oggi celebriamo la capacità del Cnr di guardare avanti”, ha detto Carrozza. E’ “un viaggio nel cuore della scienza”, quello che l’ente ha percorso nella sua storia, spaziando dall’Artico all’Antartide. A simboleggiarlo, gli oltre 200 eventi che il Cnr ha organizzato quest’anno, tutti volti a promuovere la diffusione della cultura scientifica. Hanno questo compito anche le tre mostre allestite quest’anno, dedicate all’impronta dell’uomo sul pianeta (‘Antropocene. La Terra a ferro e fuoco’), alle nanotecnologie (‘Le forme dell’invisibile’) e a un viaggio nelle ricerche condotte dall’ente (‘La Scienza si fa in 100’).
“Molto ottimista” sullo stato di salute della ricerca italiana si è detta Leptin, secondo la quale “ogni Paese deve offrire ai ricercatori infrastrutture adeguate e deve dare ai giovani opportunità di carriera”. Di questa necessità di infrastrutture “sono consapevoli Anna Maria Bernini e Maria Chiara Carrozza”, che “stanno cercando di intervenire in questo senso”. Certamente, ha aggiunto, considerando che il finanziamento pubblico per la ricerca in Italia è pari all’1,25% del Pil, “le cose dovranno andare meglio sotto questo aspetto”. A questo proposito, il ministro Bernini ha detto che nei fondi per la ricerca c’è stata una “crescita da 685,3 milioni di euro nel 2022, a 709,2 milioni nel 2023”.
Si tratta, però, di pensare al futuro, ha detto Parisi, proponendo di scorporare gli investimenti statali in Ricerca e Sviluppo dal calcolo del deficit: “una revisione del Patto di stabilità Europeo con lo scorporo di questi investimenti – ha rilevato – permetterebbe un deciso cambiamento di rotta al livello europeo”. Oltre a questo, è cruciale avere una programmazione a lungo termine per quando i fondi del Pnrr saranno esauriti, ha aggiunto citando il Piano quinquennale 2023-2027 per la ricerca pubblica firmato da Ugo Amaldi, Luigi Ambrosio, Luciano Maiani e Angela Santoni.
Quanto la ricerca sia importante per lo sviluppo del Paese lo ha rilevato anche il ministro Urso: “l’innovazione – ha detto – è una molla indispensabile per progredire, soprattutto in un momento, come quello attuale, nel quale “siamo di fronte a una nuova sfida globale”.
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