Il ministro Pisano presenta l’agenda del governo per digitalizzare il Paese. Dal fondo per robotica, cybersecurity e guida autonoma fino ai borghi del futuro
Il ministro dell’Innovazione, Paola Pisano (foto di Stefano Guidi/Getty Images)
Un sistema di identità digitale totalmente pubblico. Una ristrutturazione dei servizi pubblici online sponsorizzata dai privati. Un fondo da 60 milioni di euro per finanziare la ricerca tecnologica in settori chiave come guida autonoma, robotica, intelligenza artificiale e sicurezza informatica. Una deroga speciale per le startup che vogliono innovare e un programma per promuoverle all’estero. Sono questi alcuni dei venti punti della strategia del governo per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione dell’Italia.
Gli obiettivi sono tre, il traguardo il 2025. In cinque anni l’Italia dovrà trasformare la pubblica amministrazione in una macchina 100% digitale, spingere gli investimenti nell’high-tech e completare questa trasformazione in modo sostenibile. A firmare il piano è il ministro per l’Innovazione, Paola Pisano, da agosto in sella a una delega che non veniva affidata da tredici anni, dai tempi di Lucio Stanca.
Come cambiano i servizi pubblici
Il punto di partenza per smaterializzare la pubblica amministrazione è dare in mano ai cittadini la chiave per svolgere le pratiche in digitale, dalla dichiarazione dei redditi alla richiesta di un permesso di parcheggio. Per questo ciascuno dovrà dotarsi di un’identità digitale “unica, gratuita, facile da usare, che gli permetta di identificarsi in maniera sicura e accedere a tutti i servizi”, recita il piano. Sarò lo Stato a occuparsi direttamente del rilascio di Spid, il sistema pubblico di identità digitale, che che dovrà viaggiare in tandem alla carta di identità elettronica. Da un lato il pezzo di plastica analogico, dall’altro l’identificativo virtuale.
Oggi Spid può essere rilasciato anche da privati, ma il servizio non ha reso granché ai fornitori e già un emendamento del governo Lega-Movimento 5 Stelle mirava ad affidare la partita a un unico fornitore delegato dallo Stato, Poste. Stabilito che il servizio sarà gratis, come voleva l’ex commissario per la trasformazione digitale, Luca Attias, Spid, che grazie alle domande del reddito di cittadinanza ha raggiunto i 5 milioni di profili, potrebbe ora passare sotto la neonata società pubblica dei pagamenti digitali, Pagopa.
Oltre all’identità, ciascun cittadino dovrà avere anche un domicilio digitale. Ovvero un indirizzo email certificato, per le comunicazioni ufficiali, al posto della buca delle lettere. Un decreto di Palazzo Chigi fisserà la data da cui il domicilio digitale diventerà obbligatorio. In prospettiva si potranno consultare le comunicazioni anche attraverso Io, la app dei servizi pubblici, che è già in fase di test in cinque città italiane e che sarà lanciata nei primi mesi del 2020.
In parallelo il ministero avvierà una ristrutturazione digitale dei servizi pubblici. Come i siti di Comuni o scuole. I kit e i template di programmazione già esistono: il governo ora vuole coinvolgere i privati perché sponsorizzino il rifacimento, così come si fa con i monumenti. Gli enti pubblici saranno anche invitati a ideare progetti innovativi e a sottoporli al ministero, che ogni anno selezionerà i dieci più promettenti e si farà carico di metà della spesa. Il piano punta anche a semplificare gli acquisti pubblici di tecnologia con una deroga al codice degli appalti.
Infine il dipartimento per l’innovazione vuole applicare i primi sistemi di intelligenza artificiale. Saranno selezionati quei processi di lavoro che possono essere affidati agli algoritmi e si accenderanno le prime sperimentazioni. La giustizia sarà il punto di partenza, campo in cui il ministero dell’Innovazione è già al lavoro con il Guardasigilli, Alfonso Bonafede, per un programma contro l’odio online. Per assicurarsi che l’Ai non dia risultati discriminatori, un comitato di esperti, l’Alleanza per l’intelligenza artificiale sostenibile, stilerà i principi guida e le regole degli algoritmi da usare nel pubblico.
Le città e le imprese
I dati, d’altro canto, non scarseggiano. E oltre a quelli del pubblico, altrettanto grandi sono per dimensione quelli raccolti dai privati. Pensiamo, per esempio, a tutte le informazioni sui trasporti che rastrellano le app per la mobilità. Per questo il ministero stilerà un accordo quadro con cui comuni, province e regioni potranno riscattare questi dati per elaborarli e sviluppare servizi pubblici innovativi. Una corsia speciale sarà dedicata ai piccoli borghi, che si potranno candidare per essere tra quei dieci che, in tre anni, accederanno a un piano spinto di trasformazione digitale. Con l’Ente nazionale aviazione civile e l’Agenzia spaziale europea il ministero ha preso contatti per sperimentare nuovi servizi di mobilità attraverso lo spazio.
Per le imprese sarà creata una piattaforma, attraverso cui si potranno mettere a disposizione e prenotare asset, laboratori e avanzate strumentazioni scientifiche, non alla portata di tutte le aziende, specie le più piccole. Una sorta di Airbnbdi tecnologie rare e costose, una sharing platform per far collaborare aziende e centri ricerca, valorizzando gli asset.
Alle startup sarà riconosciuta una deroga speciale per sperimentare i progetti più innovativi. Il governo battezzerà un programma, Made.it, per sostenere incubare e internazionalizzare quelle che si occupano di robotica, guida autonoma, cybersecurity e intelligenza artificiale. Trenta ogni anno potranno entrare nel club delle eccellenze nazionali. Sul territorio saranno aperti degli hub per la trasformazione tecnologica, che contaminano settori tradizionali del made in Italy, come manifattura, turismo, moda, design e alimentare, con tecnologie come automazione e 5G.
Ricerca e sviluppo
Mobilità, robotica, intelligenza artificiale e sicurezza informatica sono anche i macro-temi di ricerca che l’Italia vuole spingere. “Intendiamo dare immediato avvio a un Fondo di investimento di rapido intervento da 60 milioni di euro”, recita il piano. Ribattezzato Moontransfer fund, sarà gestito Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile e “raccoglierà risorse finanziarie sia dai grandi investitori istituzionali europei, sia dal governo, sia dagli investitori istituzionali e dalle grandi imprese nazionali”. Non è chiaro dal programma come questo fondo si relazionerà con quello nazionale per l’innovazione, che dovrà sostenere a sua volta le startup con una potenza di fuoco di un miliardo di euro.
Nel piano rientra anche la Repubblica digitale, il programma di educazione tecnologica che riunisce le iniziative di aziende ed enti pubblici, e avrà articolazioni specifiche nelle scuole (il sabato del futuro) e per gli anziani.
Le infrastrutture
Perché il piano stia in piedi, servono le infrastrutture. A cominciare dalla banda ultralarga e il 5G. Ma anche razionalizzando i data center, come previsto dal piano di Attias. E costruendo una piattaforma pubblica di cloud computing, tanto che l’Italia ha preso contatti con la Germania per entrare in Gaia X, la nuvola pubblica che Berlino ha varato come alternativa europea ai colossi del settore. Leggi: Amazon, Google, Alibaba e Microsoft.
Il ministero dell’Innovazione creerà una cabina di regia per la digitalizzazione della pubblica amministrazione e l’innovazione del Paese. E in questi mesi si sta costruendo il gruppo di lavoro. Pisano annuncia: “Assumeremo nei prossimi mesi oltre cento persone”.
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