Eccoci con un nuovo HDrewind, l’appuntamento in cui vi raccontiamo le notizie più significative e le curiosità della settimana. Nonostante si tratti di un riassunto, l’articolo che ne vien fuori spesso non è breve. Ecco quindi un indice per destreggiarsi comodamente tra i vari argomenti.
NUOVI AUMENTI CON L’INFLAZIONE, IL CONTANTE TORNA PROTAGONISTA
TIM COME WINDTRE, GLI ALTRI COSA FARANNO?
Settimana scorsa la scena italiana è stata scaldata da WindTre, il primo operatore italiano a sdoganare nel settore il concetto di aumenti legati al tasso di inflazione Istat. Tim ne aveva parlato nelle settimane precedenti provocando la reazione web, che ha utilizzato toni anche poco pacati. Nulla che non fosse prevedibile in un momento storico caratterizzato da tassi di inflazione quasi a due cifre e aumenti a destra e a manca per i beni di prima necessità. L’italiano, stufo, ha reagito.
WindTre ha approfittato della nube alzata dai commenti contro Tim per batterla sul tempo, prima modificando i nuovi contratti poi introducendo la clausola inflazione in quelli siglati in passato. L'”esclusiva” di WindTre, comunque, è durata poco: Tim ha sfruttato il festivo, domenica 27 novembre, per stabilire che da quel momento in poi tutti i contratti di rete fissa e mobile “potranno prevedere l’adeguamento annuale dei prezzi all’andamento dell’inflazione, incrementato di un coefficiente di maggiorazione predeterminato“.
Le differenze tra il provvedimento dei due operatori sono parecchie, e un articolo come questo che ha il “vizio” di uscire lungo non è la sede ideale per elencarle. Però nel momento in cui sarà chiaro se e come dovessero muoversi Vodafone, Iliad e gli altri metteremo uno di fianco all’altro i diversi approcci, in una sorta di operazione chiarezza doverosa per una misura che negli anni a venire potrebbe avere un impatto non trascurabile sulle nostre tasche.
Sul tema ultimamente di roba di cui parlare ce n’è, purtroppo. Sempre WindTre ha comunicato lunedì che in molti casi stracciare un contratto di linea fissa, adesso, sarà più costoso. Insomma, è palese come gli operatori, chi più chi meno, siano spalle al muro a causa dell’aumento dei prezzi, soprattutto di quelli dell’energia, per la tanta energia che serve per tenere accesi i ponti radio e dunque la rete. E anche se a recuperare parte dei maggiori costi pescando nelle tasche dei clienti finora sono stati solamente WindTre e Tim (più la prima che la seconda) è probabile che presto parte della concorrenza li segua a ruota.
ILIAD E FASTWEB CONTRO LE “NUOVE” PORTABILITÀ, VIA OBBLIGO POS SOTTO I 60 EURO
Iliad per ora, spegnendo parte dei ripetitori quando il traffico lo consente, sembra essere riuscita a mantenere la promessa di non rimodulare mai. Ma un’altra complicazione per gli affari e i conti è arrivata dalle nuove regole sulla portabilità con cui il legislatore vuole combattere le truffe. L’operatore low cost francese ha fatto fronte comune con Fastweb per appellarsi al Tar: le nuove regole, parafrasando, sarebbero belle e condivisibili nella sostanza ma penalizzanti per le dinamiche di mercato. Tantissime portabilità sono bloccate, e se tutto rimanesse così com’è dal 7 novembre, avvertono, sarebbero a rischio 2,5 milioni passaggi in un anno.
In settimana l’Italia è tornata la patria del contante, concedetemi l’estremizzazione. Il Presidente Mattarella ha firmato la manovra di bilancio in cui il limite al di sotto del quale un commerciante può rifiutarsi di estrarre il Pos senza rischiare sanzioni è passato dai 30 euro della settimana scorsa ai 60 euro del testo definitivo della manovra. È durato pochi mesi l’obbligo per gli esercenti di accettare pagamenti elettronici per qualsiasi cifra, la maggioranza in parlamento ha scelto di chiudere la vicenda con un compromesso tra le posizioni di chi ritiene il contante presidio di libertà e chi teme che finisca solo per favorire l’evasione.
APPLE SI LECCA LE FERITE, LA POLITICA FERMA I BIG TECH
REPLAY IN APP E MUSICA DEL 2022, AD APPLE MANCANO MILIONI DI IPHONE 14 PRO
È stata pure una settimana in cui alcune piattaforme hanno tirato le somme su un 2022 a cui rimane poco meno di un mese. Ha iniziato Apple pubblicando una sintesi su quel che è andato di più sull’App Store, seguita da Google che ha fatto lo stesso sulla “merce” del Play Store. Al best of di applicazioni, giochi, podcast e audiolibri si sono aggregati i report di chi tratta di video e musica, Spotify, Apple Music e YouTube. Vi lascio i link qui sotto: lasciatevi ispirare.
Per Apple però quest’anno le feste saranno un po’ più tristi. I disordini nel mega stabilimento Foxconn di Zhengzhou della settimana scorsa sono rientrati, ma la situazione rimane parecchio complessa. Risultato? Oltre alla magra figura rimediata a livello internazionale da Foxconn, e di riflesso anche da Apple, quest’ultima secondo le stime della banca d’investimento Piper Sandler avrà un ammanco di 9 milioni di iPhone 14 Pro e iPhone 14 Pro Max (è lo stabilimento che ne produce di più al mondo) da destinare ai rivenditori per soddisfare la domanda dello shopping natalizio, con un potenziale danno economico sui ricavi da 8 miliardi di dollari. I costosi iPhone 14 Pro sono e rimarranno introvabili con ogni probabilità fino a capodanno.
Il futuro però non promette bene, e mica solo ad Apple. Secondo alcune stime, il mercato dei semiconduttori chiuderà l’anno con 4% in più di ricavi rispetto all’anno scorso, un incremento che può essere spiegato da un parziale allentamento della crisi dei chip. Per il 2023 però le previsioni sono al ribasso a causa dell’inflazione che costringerà la massa a risparmiare sulle spese non necessarie, quindi l’offerta. Secondo Gartner però il settore è tanto resiliente da reggere senza crollare (l’ennesimo) colpo.
EVENTI ANNULLATI IN CINA CON UNA NOTA UGUALE PER TUTTI
Una botta, quella dell’inflazione, che arriva su un mercato impegnato a schivare i fendenti che arrivano da ogni parte, talvolta anche dalla politica. Su questo tema, su un fatto curioso e aggiungo anche inquietante, sappiate che troverete diverse considerazioni personali. I fatti: Xiaomi alcuni giorni fa aveva fissato la data della presentazione della 13 series. L’evento di giovedì in Cina avrebbe dato alla luce il primo smartphone al mondo con lo Snapdragon 8 di seconda generazione, lo Xiaomi 13 Pro.
Era tutto apparecchiato. Eppure il 30 novembre, quindi il giorno prima dell’evento, Xiaomi rinvia l’evento a data da destinarsi: “Ci dispiace informarvi che il lancio della Mi 13 series è rimandato. Vi comunicheremo la nuova data quando avremo certezze. Grazie per la comprensione e il supporto. Il gruppo Xiaomi”. Non mi vengono in mente altri rinvii il giorno prima per ragioni imprecisate, specie perché dal Covid in poi buona parte degli eventi viene trasmessa in streaming. Per cui, di solito, il giorno X all’ora Y parte un video registrato in precedenza. Cosa sarà mai successo per impedire che venisse riprodotto un video in streaming?
La parte inquietante arriva sfogliando i profili Weibo degli altri big tech cinesi che come Xiaomi avevano in programma eventi per quei giorni. Tutti annullati, e tutti hanno usato la medesima formula. Se sostituite dalla citazione sopra le parole gruppo Xiaomi e Mi 13 series con MediaTek, Huawei, iQOO e relativi prodotti otterrete gli altri tre messaggi. Senza girarci troppo intorno, la causa per cui degli eventi di tecnologia sono stati annullati è politica, la morte del 96enne Jiang Zemin, ex segretario generale del Partito Comunista Cinese.
Delle aziende che nulla c’entrano con la vita politica del Paese sono state evidentemente costrette a partecipare al lutto, e chissà che quei messaggi Weibo non siano frutto di un copia-incolla di mail con delle X a mo’ di segnaposto per i nomi delle aziende e dei prodotti che non sarebbero più stati presentati nei tempi previsti e annunciati. Vivo, comunque, ha colto l’occasione per soffiare il primato mondiale a Xiaomi sullo Snapdragon 8 Gen 2 annunciando che il recentissimo X90 Pro+ “vive” grazie al chip di Qualcomm.
GLI INFLUENCER PROVANO DAVVERO I PRODOTTI CHE PUBBLICIZZANO?
Chiudo con un paio di notizie “leggere”. Huawei dimostrerà presto – quando la politica darà il benestare – che pure in un settore ormai concettualmente stagnante qual è quello dell’elettronica di consumo pensare fuori dagli schemi è possibile. Intanto è “sfuggito” (non a caso, a parer mio) il video teaser di Watch Buds, smartwatch con degli auricolari in ear integrati che sarebbe dovuto essere ufficiale ieri. Nulla di inedito, di prodotti simili su Amazon, Aliexpress o eBay ce ne sono a bizzeffe. Ma è la prima volta che un produttore di peso si cimenta in un’operazione di questo tipo, che mi ha subito ricordato il Nokia 5710 XpressAudio con auricolari integrati.
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OnePlus ha deciso di seguire l’esempio di Samsung: dal 2023 su alcuni prodotti di fascia alta saranno garantiti 4 anni di aggiornamenti per il sistema operativo (uscendo con Android 13 saranno aggiornati fino ad Android 17) e 5 anni di patch di sicurezza. Samsung con lo sforzo di inizio anno ha fatto scuola, e da consumatore e appassionato mi auguro – anzi ci auguriamo – che come OnePlus altri seguano l’esempio. Il crollo di FTX delle scorse settimane ha innescato una sorta di effetto domino: bancarotta anche per BlockFi e Celsius, ma le principali criptovalute dopo un iniziale sbandamento hanno tenuto, anzi sembrano aver trovato le forze per un leggero rimbalzo.
Oltreoceano multata Google per pubblicità ingannevole: rilevati 29mila casi in cui influencer hanno lodato le funzionalità e le fotografie in notturna dei due Pixel 4 senza che ne avessero mai provato uno. Ma cosa facciamo allora con tutti quei vip da migliaia o milioni di follower che su Instagram tessono le lodi di medi di gamma tirati fuori dalla confezione solo per scegliere dove fotografarli con il loro iPhone?
LA SETTIMANA DI HDMOTORI
Grazie al “polso” di Filippo Vendrame per la selezione.
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