La matematica può dare un contributo decisivo per salvare i resti delle antiche città della Mesopotamia minacciati dai cambiamenti climatici e dalle attività umane: grazie alle equazioni di un modello usato per calcolare l’erosione del suolo, infatti, è possibile identificare le aree più a rischio in modo da sviluppare strategie mirate di conservazione. Lo dimostra uno studio condotto nel Kurdistan iracheno dall’Università Statale di Milano in collaborazione con l’Università di Newcastle. I risultati sono pubblicati sulla rivista Scientific Reports.
Il team di archeologi e geoarcheologi coordinato da Andrea Zerboni della Statale si è focalizzato in particolare sui siti di Helawa ed Aliawa, dove si trovano due importanti colline artificiali (definite come ‘tell’) formate per il continuo accumulo di strati archeologici composti da edifici in mattoni crudi. “Questi due siti sono cruciali per comprendere cosa sia accaduto in Mesopotamia negli ultimi millenni”, spiega l’archeologo Luca Peyronel della Statale di Milano, a capo della Missione Archeologica Italiana nella Piana di Erbil (Maipe). “Ci raccontano della nascita delle prime città, del progressivo sviluppo della complessità sociale ed economica, dell’avvento dei primi regni regionali, fino al sorgere dei grandi imperi dell’antichità nel Vicino Oriente”.
Proprio su queste due contesti è stato sviluppato un modello geomorfologico (solitamente usato per stimare l’erosione del suolo) con l’obiettivo di comprendere le dinamiche in atto. “I processi che minano la stabilità dei siti di Helawa ed Aliawa sono numerosi, dagli eventi atmosferici estremi all’eccessivo pascolamento del bestiame”, afferma Luca Forti, primo autore dello studio e ricercatore alla Statale. “Il modello Rusle che abbiamo applicato identifica le aree più soggette a erosione e quindi più minacciate”. L’applicazione di questo modello permette di predisporre strategie per mitigare il rischio di perdita del contesto archeologico dei tell, ad esempio pianificando operazioni di scavo archeologico nelle aree più a rischio, oppure proponendo protocolli di restauro mirati.