Sono passati pochi giorni dal nostro viaggio in Cina insieme ad HONOR ed eccoci qui oggi a mente fredda pronti a parlarvi di AI con la nuova MagicOS 8.0, di laboratori di ricerca e sviluppo e del nuovo Honor Magic 6 Pro. Siamo di fronte al primo anno in cui i produttori cinesi parlano sempre meno di hardware e fotocamere nelle loro presentazioni ma dedicano tanto tempo al software, grazie alle grandi occasioni rese possibili dall’Intelligenza Artificiale.
La certezza, durante la presentazione di Magic 6 Pro, è una: per i cinesi l’unico vero rivale da battere è sempre e solo l’iPhone. Nel corso dell’evento di un’ora circa si è susseguito un quantitativo spropositato di slide comparative, che hanno esaltato le prestazioni di Honor ovviamente. Aggiungerei non a caso l’iPhone, poiché durante i nostri cinque giorni di viaggio tra Shenzhen, Shanghai e Guangzhou non c’è stato modo di vedere uno Xiaomi, Oppo o Vivo tra le mani dei locali: a svettare erano solo iPhone, Huawei e Honor.
Prima di iniziare a parlare di AI, di come sia stata integrata nella nuova MagicOS 8.0 e del futuro che potrebbe avere in Europa direi di dedicare qualche considerazione all’Honor Magic 6 Pro ovvero uno smartphone ottimizzato e migliorato a 360° rispetto al modello dell’anno scorso. Come anticipato nella riprova di Magic 5 Pro di qualche settimana fa, era lecito aspettarsi qualche numerone e difatti il primo dato che spicca durante la presentazione è il display da 5000 Nits di picco, una cifra astronomica ma che poi va normalizzata considerando che è sfruttabile soltanto in pochissimi e brevi frangenti.
Se fino a due anni fa erano le fotocamere ed i megapixel a trainare le presentazioni ora il trend è cambiato ed è quasi paradossale notare come la fotocamera sia diventato un elemento “secondario” difficile da migliorare. Anche iPhone ha cambiato qualcosa solo sul suo modello di punta 15 Pro Max eliminando la focale 3X al posto di una 5X e Google con i Pixel 8 ha puntato quasi tutto sulle nuove funzioni AI.
DA MAGICUI A MAGICOS
E se ormai lato hardware c’è pochissimo da migliorare, tanto da relegare il passaggio da Snapdragon 8 Gen 2 al Gen 3 ai titoli di coda, come se fosse una roba scontata, la battaglia sul software è tutta da iniziare. Mentre Google e Samsung stanno andando proponendo un’Intelligenza Artificiale “facile ed immediata”, come una generativa per la modifica di foto o traduzioni in tempo reale, Honor punta a qualcosa in più con una AI “InDevice” e che risulta essere integrata e partecipe in tutti gli ambiti di utilizzo.
Vi abbiamo già parlato di dati tecnici, come del modello linguistico MagicLM che integra 7 miliardi di parametri, nell’articolo di qualche giorno fa e quindi oggi vorremmo porre l’attenzione più sulla praticità e sul funzionamento di tutto ciò. Honor definisce MagicOS come vero e proprio OS e non come una semplice UI, questo perché il kernel è stato completamente riscritto in migliaia di righe di codice dando vita ad un nuovo fork di Android con la propria IA integrata alla perfezione.
Questa nuova Intelligenza Artificiale lavora “On Device” e potremmo immaginarla, per semplificare al massimo il concetto, come un Tamagotchi in grado di evolvere. Tutti iniziamo con una AI identica installata sul nostro device Honor ma in base al nostro utilizzo, a come interagiamo con essa e a come si sviluppa la nostra vita l’Intelligenza artificiale può cambiare drasticamente al punto che dopo tre, quattro o indefiniti anni la vostra AI potrebbe essere completamente differente da quella degli altri.
La privacy poi non viene trascurata: Honor spiega come, essendo basato tutto sui nostri device, l’AI interagisce con il cloud solo dopo aver trasformato le nostre intenzioni in un comando generico e lasciando quindi tutte le nostre informazioni personali all’interno dello smartphone, computer o tablet. Già perché ovviamente la nostra AI “onDevice” sarà condivisibile con i nostri altri dispositivi Honor per creare ancor di più una idea di ecosistema valido.
E se devo cambiare dispositivo i progressi dell’AI si perdono? No, si potrà fare un backup di essa e trasportarla sul nuovo device. Se tutto questo è il grande lato positivo di avere una AI “onDevice” c’è anche da considerare uno dei lati negativi: questa MagicLM è “limitata” ai dispositivi Honor. Pensare ad una smart home e a tutti i vari dispositivi tech che utilizziamo nel quotidiano con una AI differente e proprietaria non è sicuramente un qualcosa di gradevole – nel primo caso mancherebbe quell’interoperabilità che la diffusione del protocollo Matter invece si propone di garantire.
Io ad esempio utilizzo un computer con Windows, un tablet Apple e uno smartphone Android (attualmente Honor Magic V2). Seguendo quanto detto prima e ipotizzando tre AI “on device” proprietarie, mi troverei tre modelli differenti che non dialogano tra loro, costringendo, volenti o nolenti, a passare ad uno dei tre ecosistemi per evitare di raccogliere solo un frammento di informazioni relegato ad un determinato frangente di utilizzo.
MA COME FUNZIONA LA NUOVA IA DI HONOR?
La nuova AI si può racchiudere in ciò che viene chiamato da Honor “Magic Portal”, un nuovo tipo di interfaccia che permette un dialogo ed un’integrazione tra i servizi dello smartphone. Basterà, teoricamente, anche solo fissare con gli occhi una prenotazione su Booking, una volta atterrati in un aeroporto, per aprire la sezione di prenotazione Taxi con una stima del tragitto e dei costi.
Honor definisce la MagicOS 8 una I-UI (intent-based UI) ovvero una interfaccia che, sfruttando il modello LLM (l’IA), cerca di anticipare le volontà dell’utente con un’analisi in previsione di testi, immagini ma anche movimento degli occhi come citato prima. Cerca di anticipare le nostre necessità proponendo funzioni, ricerche e servizi insomma.
Non solo, perché potremmo interagire con l’assistente vocale dell’IA con un parlare molto più umano e ottenere comunque il risultato desiderato. Immaginate ad esempio di voler raggiungere un vostro amico che vi ha appena scritto su WeChat di essere a lavoro: per farlo vi basterà dire “Vorrei raggiungere il mio amico”. Questo perché l’IA integrata all’interno di tutto il sistema sarà perfettamente in grado di recepire le informazioni sul vostro amico da WeChat, capire che al momento è al lavoro ed impostare WeChat Map pronto a mostrarvi indicazioni per raggiungerlo sul suo luogo di lavoro.
Ho ben specificato WeChat all’interno di questo esempio perché vi ricordo che parliamo ancora di funzioni destinate alla Cina dove più che di applicazioni si parla di servizi e tutto risulta di più semplice realizzazione. All’interno di Baidu, che potremmo definire come un Google Search asiatico, in realtà troviamo una miriade di servizi che vanno dalla chat fino ai pagamenti, i propri documenti e la musica. Potrebbe sembrarvi lo stesso di Google con Pay, Wallet, Youtube Studio e via dicendo, ma in realtà noi abbiamo ogni app specifica e differente per ogni funzione dove in Cina un Alipay integra 10-15 servizi all’interno di un’unica app.
Risulta essere quindi abbastanza scontato che da noi la MagicOS 8 arriverà fortemente rimaneggiata e con magari una integrazione di LLama, il large language model di Meta già mostrato durante lo Snapdragon Summit da Honor. In questo caso il focus sarà molto più orientato su una AI generativa in campo foto e video come fatto da Google e molto probabilmente da Samsung.
GLI AGGIORNAMENTI AL CENTRO DEL VILLAGGIO
Sembra abbastanza chiaro, arrivati a questo punto, come il software e gli aggiornamenti siano sempre più al centro dell’attenzione ed alla luce di ciò la politica di Google, con i nuovi Pixel 8, di passare a ben 7 anni di supporto software risulta più che azzeccata. Qualche giorno fa vi parlavamo di come proprio Google stesse aggiornando il kernel di tutti i Pixel con il Tensor, un’operazione mai fatta in passato e probabilmente sarà una cosa che in futuro vedremo verificarsi sempre più spesso. Non solo perché questa ventata d’aria fresca sta pian piano raggiungendo tutti gli altri produttori, vedasi Samsung che con i Galaxy S24 è passata per la prima volta a 7 anni di supporto software, proprio come Google, sia per i major sia per la sicurezza.
C’è da aspettarsi una mossa simile nel breve termine anche da parte di Honor, a maggior ragione se il focus AI è così forte e mette in secondo piano quello che è l’hardware di uno smartphone. Non dimentichiamo poi che il cloud sta diventando sempre più importante e molte operazioni essenziali si svolgono tramite esso, direttamente o indirettamente, andando ancor di più a relegare il SoC di un device personale ad un ruolo secondario.
LA SFIDA AD IPHONE DEL MAGIC 6 PRO
È impossibile alla fine non dedicare qualche considerazione al nuovo smartphone che avremo modo di toccare con mano al MWC 2024 a Barcellona. Honor Magic 6 Pro prende tutto quello di buono fatto con Magic 5 Pro e lo eleva. Esteticamente può risultare un poco più “giocattoloso”, soprattutto sul retro, ma si arricchisce di alcune colorazioni in simil pelle ottime per il grip e la resistenza, tanto da ottenere varie certificazioni SGS – non sarebbe folle vedere una politica come quella del Magic 6 Lite che includa una prima riparazione in assistenza ufficiale gratuita.
IL DISPLAY ED IL VETRO “RINHO 2”
Il display, come detto, si arricchisce di grandi numeri ma all’atto pratico le migliorie sono meno di quante possano sembrare. Il pannello sarà certamente più visibile all’esterno e farà brillare le nostre foto HDR, ma ricordate che tanti nits incidono anche sul consumo di batteria. Poco male comunque perché 5.000 è nettamente maggiore di 2.000 e quindi ecco qui il primo grafico in cui i iPhone 15 Pro viene battuto. Non solo: grazie al refresh rate 1-120Hz sono stati introdotti gli AOD a colori con tutto il display sensibilmente attivo, proprio come su iPhone.
Il display è protetto dal nuovo vetro “Rinho 2” che resiste fino al 30% in più alle cadute rispetto a quello dell’iPhone, seppur sia curvo e quindi decisamente più esposto. Assistere ad uno scontro virtuale tra il vetro dell’Honor e quello dell’iPhone è stato un momento topico della presentazione, con il pubblico in visibilio dopo aver visto andare in frantumi il vetro del 15 Pro Max, proprio come fosse un incontro della WWE.
LA BATTERIA ED I CHIP PROPRIETARI
Anche la batteria supera quella di iPhone e degli altri competitor, grazie alla seconda generazione degli accumulatori carbonio-silicio denominati “Qinghai Lake” e che permettono di avere una 5.600mAh dove i competitor inseriscono una 5.000mAh. Non solo perché arriva anche un chip proprietario di gestione della batteria, denominato E1, che lavorando sulle singole celle riesce ad ottimizzare le temperature e l’autonomia. Se la ricarica via cavo ad 88W non è ai massimi livelli lo stesso non si può dire per la ricarica wireless a 66W che sfrutta una nuova bobina la quale permette di posizionare il telefono liberamente e far partire comunque la carica wireless.
Occhio anche al secondo chip proprietario, il C1+, che permette di sfruttare per la prima volta una rete satellitare per chiamate e messaggi. “Hongyan Communication” viene chiamato questo servizio satellitare diretto bidirezionale e, come ben ci suggerisce il nome, probabilmente resterà un’esclusiva per il territorio cinese. Anche in questo caso il servizio ricalca quello di iPhone ma impiega solo 21 secondi ad agganciare il satellite e funzionare.
LA FOTOCAMERA
Come vi anticipavo in precedenza non ci sono stravolgimenti totali per la fotocamera, con il sensore principale che rimane da 1/1.3″ ed è un OVH9000 di Omnivision con apertura variabile f/1.4-f/2.0. La UW rimane da 50 MP, come anche la selfie camera che però guadagna finalmente la messa a fuoco! Viene stravolta invece la fotocamera zoom con un sensore decisamente più grande e con più megapixel al netto di una lunghezza focale minore, 2.5X (68mm). Ciò si spiega con il fatto che grazie a tutti quei megapixel si può ottenere uno zoom digitale fino a 10x (270mm) senza quasi perdita di qualità.
NON DIMENTICHIAMOCI DELLA CONNETTIVITA’
Già perchè Honor Magic 5 Pro rimane uno degli smartphone con il miglior segnale a disposizione ed in questo caso viene affiancato anche da un Wi-Fi 7, un Bluetooth 5.4, una USB-C 3.2 da 5Gbps di velocità per il trasferimento e rimane anche uno dei pochi top di gamma con un sensore IR blaster a disposizione.
COSA ASPETTARCI PER L’EUROPA
In una sessione di interviste abbiamo cercato più volte di chiedere come mai la differenza tra i modelli asiatici e quelli europei fosse così marcata, basti pensare ad esempio al Magic 6 Lite con batteria da 5.300mAh da noi e 5.800mAh in Cina, ma abbiamo avuto molta difficoltà ad ottenere una risposta precisa.
Lato hardware le differenze, almeno nel medio futuro, dovrebbero completamente sparire ed al momento vengono giustificate da Honor come differenze “in base alle necessità del mercato nel quale viene venduto un prodotto”, con ad esempio le batterie “limitate” volutamente ma con stessa tecnologia di fondo.
Lato software per forza di cose le strade continueranno ad essere divise poiché una AI allenata con una base cinese quale Baidu non potrebbe mai funzionare in Europa e viceversa. Anche lato privacy le cose sono molto più complicate e proprio per questo in prima battuta arriverà qualcosa molto di più essenziale ed user friendly come l’AI generativa nell’editing foto e via dicendo.
Il prezzo, di 724-850€ in Cina, sarà ovviamente più alto da noi, ma non dovrebbe superare di molto i 1.199€ di listino per la versione 12/512GB attuale del Magic 5 Pro. Con una spesa iniziale che sarà attorno ai 1.200€ senza però considerare offerte, coupon e bundle, il nuovo Magic 5 Pro ha tutte le carte in tavola per giocarsela con i competitor che almeno per ora poco stanno innovando sia lato hardware che software.
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