Bard non è più ad accesso limitato, ma continua a non funzionare dall’Italia: forse c’entra il blocco di ChatGPT deciso (e poi rimosso) dal Garante Privacy.
In occasione dell’evento Google I/O, tenutosi il 10 maggio, Google ha indicato chiaramente come la direzione in cui l’intera azienda intende muoversi comprende l’introduzione dell’intelligenza artificiale in pressoché ogni prodotto, dalla ricerca nel web agli assistenti personali.
Google si è sicuramente resa conto di aver perso il primo treno per la IA, facendosi battere da OpenAI (e quindi da Microsoft) e proprio per questo motivo ha deciso di spingere sull’acceleratore, eliminando la lista d’attesa per l’accesso al chatbot Bard e aprendolo a tutti gli utenti… tranne che a quelli che risiedono in Europa.
Visitando il sito ufficiale di Bard si viene infatti accolti da una scritta animata che ne magnifica le funzionalità e da un piccolo avviso che annuncia: «Bard non è al momento supportato nel tuo Paese».
Google non ha comunicato alcuna motivazione ufficiale per questa limitazione, che riguarda non soltanto l’Italia ma l’Unione Europea; eppure, si può immaginare senza troppe difficoltà che alla base di tutto ci sia la stringente direttiva europea sulla privacy (GDPR) e il blocco che, proprio dall’Italia, ha colpito qualche tempo fa ChatGPT.
Spunti di approfondimento:
Il Garante Privacy non era infatti convinto della capacità di OpenAI di gestire correttamente i dati degli utenti che adoperavano ChatGPT, e per questo motivo aveva imposto il blocco dell’accesso al servizio; esso è stato poi ripristinato quando l’azienda ha fornito le necessarie rassicurazioni
Google potrebbe quindi facilmente aver deciso di evitare ogni polemica restando per ora al di fuori dell’Unione Europea, dove peraltro altre autorità deputate alla protezione dei dati personali si sono espresse in maniera simile al nostro Garante; malignamente, si potrebbe pensare che Google sappia per certo che la raccolta di dati operata da Bard non sia adeguata alle norme europee e che per questo motivo abbia deciso di non tentare nemmeno di entrare nel Vecchio Continente, ma a questo punto si tratterebbe solo di illazioni.
Per approfondire:
D’altra parte, Google stessa lascia intendere che a tenere Bard fuori da certi Paesi sono le norme lì in vigore quando afferma che: «Ci allargheremo gradualmente ad altri Paesi e territori rispettando le leggi locali».
Gli utenti italiani che volessero mettere alla prova Bard non devono però necessariamente rassegnarsi a un’attesa dalla durata sconosciuta: è sufficiente adoperare una VPN (e conoscere l’inglese) perché le porte della IA di Google si spalanchino.
Per approfondire: