Cos’è Bitcoin? Prima di rispondere a questa domanda bisogna fare un passo indietro e chiedersi cosa cosa siano i soldi, termine generico che è entrato nell’utilizzo quotidiano, ma che risale al concetto più specifico di denaro e che ha tanti sinonimi tra cui moneta.
Il 2021 è stato uno di quegli anni in cui i mass media sono tornati ad occuparsi del mondo delle criptovalute, spinti dalle valutazioni da record raggiunte proprio dalla scintilla che ha dato inizio a tutto: Bitcoin. Non si tratta però di una storia nuova: la letteratura è piena di articoli a riguardo ma in Italia il tema è ancora poco conosciuto, nonostante siamo già al terzo giro di boa (halving) e nonostante le ondate “crypto” si siano infrante più volte sugli scogli di TV e giornali.
Con questa serie, quindi, l’obiettivo è creare un percorso in modo da proporre alcune basi semplici, utili poi per approfondire il tema in autonomia o capire meglio i termini che notizie e cronaca ormai riportano con frequenza.
DAL DENARO A BITCOIN
Il denaro è tecnicamente uno strumento economico ma, nella storia, si è sempre incrociato con un concetto fisico per un motivo: astrarre non è un’operazione facile per tutti. L’economia è un mondo che ci sembra oscuro perché richiede di ampliare la portata della nostra visione e forzare la nostra mente a staccare il concetto di denaro da quello di soldi/moneta di tipo fisico.
Quanti sanno ad esempio che il credito è la forma di valore più diffusa al mondo? Ray Dalio lo spiega benissimo in questo video, che dovrebbe essere obbligatorio in ogni scuola fin dalle elementari, proprio per scardinare un concetto di economia legata alle banconote o alle monetine.
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Il denarius (denario) era ad esempio la moneta in uso ai tempi dell’impero romano, un pezzo d’argento di forma rotonda che rappresentava molto di più di uno strumento da scambiare per avere in cambio un pezzo di pane, un carretto o un fiasco di vino. Era affermazione politica, propaganda, affermazione culturale di un impero.
Il termine torna poi con Carlo Magno che crea il suo denier (denaro) nell’ambito della riforma monetaria iniziata da suo padre. L’argento è ancora la materia prima con cui creare nuovi dischetti. Da una libbra di argento si ottenevano 240 denari e, essendo il denaro una moneta indivisibile, entrarono in ballo i concetti di lira (240 denari) e di soldo (12 denari) per avere unità di conto più rispondenti alle esigenze diverse del mercato di tutti i giorni.
Il denaro è nato quindi come rappresentazione fisica e trasportabile di un valore per eliminare le complessità del baratto. In principio era legato ad un metallo prezioso (quindi raro) che ne garantiva l’autenticità proteggendolo dai falsi. Denaro e potere sono sempre andati a braccetto, per questo si è sempre parlato di un sistema centralizzato dove il potere di un’autorità (regno, stato e via dicendo) faceva da garante per il potere di acquisto delle monete.
La storia ha eletto l’oro come riserva monetaria e questo ha contribuito ad aumentarne il valore: un grammo d’oro vale molto di più del suo valore intrinseco perché il diventare una moneta accettata da tutti lo ha reso più utile. Poiché esistono difficoltà oggettive nel frazionare un lingotto d’oro in parti più piccole, il materiale prezioso (e scarso) è diventato un controvalore: consegno al governo il mio chilo d’oro e lui fa da garante, restituendomi in cambio dei bigliettini (il nuovo denaro) che valgono una frazione di quell’oro.
Ad un certo punto nella storia, quella più recente, si è rotto il legame tra denaro e oro. Eviterò di trattare il tema perché è facile reperire informazioni a riguardo. Il concetto base è stato quello di sostituire la fiducia rappresentata dal bene fisico, l’oro, in quella rappresentata da un governo. I diversi governi erano i garanti del potere d’acquisto di quel pezzo di carta, così la valuta è diventata fiat, termine latino che significa “per decreto”, da non confondere con il marchio di Stellantis.
Quando si parla di una moneta fiat intendiamo proprio una moneta che vale perché lo dice la legge: il popolo si fidava del governo di una nazione e, in cambio, la nazione stessa ha ordinato al popolo di attribuire un valore di 10 unità al foglietto del relativo taglio in euro/dollari/lire. Se vendo pomodori e li valuto 1€ al chilo non posso rifiutarmi di dare un chilo di pomodori a chi mi paga con quei foglietti di carta.
È a questo punto della storia che nascono i problemi: rinunciando all’oro come garanzia di controvalore, il sistema è diventato sempre più centralizzato e manipolabile. L’oro lo poteva avere “chiunque” e “chiunque” poteva estrarlo, il potere no. Il governo e le banche detengono quindi il potere (grazie al voto del popolo nei sistemi democratici) e i soldi possono essere stampati all’occorrenza.
DA FISICO A VIRTUALE: LA NECESSITÀ DI UN REGISTRO
Con il tempo i soldi fisici sono diventati virtuali ed è facile capire perché: è più comodo fare un pagamento digitale ad Amazon (usa il nostro referral link e fai felice un Niccolò) per comprare il vostro nuovo telefono o mandargli un pacco con le banconote e aspettare che arrivi a destinazione?
Con la digitalizzazione, l’esigenza di un registro ha assunto ulteriore importanza sia per le transazioni da digitale a digitale (Mario bonifica a Sara 100€, il conto di Mario perde 100€, il conto di Sara ne guadagna 100), sia per quelle da digitale a fisico come il prelievo di 100€ da un ATM.
Nel sistema economico attuale, basato su fiat digitali e fisiche e sul meccanismo di credito e debito, c’è un registro controllato da pochi e centralizzato. Nelle sue “pagine” sono scritte le transazioni che certificano quanta valuta ogni correntista possiede.
Il potere rischia però di corrompere, lo sappiamo e lo vediamo ogni giorno. Per questo alcuni hanno sentito l’esigenza di toglierlo a quei pochi (banche e governi) che lo hanno sempre detenuto: se è vero che le istituzioni sono nobili nel loro concetto, non è altrettanto scontato che lo siano gli uomini che le rappresentano…
QUESTIONE DI (S)FIDUCIA
L’uomo è fallace: se tentato può diventare disonesto. Anche ipotizzando un mondo di soli onesti, dove non esistono i furbetti del cashback, potrebbero esserci comunque gli incapaci, altrettanto deleteri.
Nel 2008 i governi hanno salvato le banche stampando moneta dal nulla: la questione è complessa e lanciare il solito grido “governo ladro” sarebbe troppo riduttivo, ci sono diverse sfumature da considerare. Scala di grigi a parte, è innegabile che più moneta circola e più diminuisce il suo potere d’acquisto per via dell’inflazione: se ieri con 100 euro compravo 100 chili di pomodori, ora con la stessa cifra ne compro 98.
Il fallimento di una grande banca è così ricaduto sulle spalle di tutti i cittadini e, per quanto spalmarlo su milioni di persone lo possa rendere apparentemente sopportabile dalle spalle di ognuno, rappresenta comunque un danno enorme. Era successo anche in America ai tempi della grande crisi, ma purtroppo ci sono diversi esempi recenti. Il Venezuela è un caso estremo (e non distante nel tempo) in cui il governo ha stampato talmente tanti soldi che ogni banconota valeva così poco che è diventato più facile pesarle che contarle. Quanto costa un chilo di pomodori? Un chilo di banconote.
Ipotizziamo poi che il governo sia capace ed efficiente e che tutti nelle banche siano onesti: pur con queste belle premesse, nel sistema fiat i cittadini non hanno il controllo diretto. Qualcuno ha provato quindi a cambiare le cose…
DEMOCRATIZZIAMO L’ECONOMIA
Ad un certo punto nella storia, guarda caso in quel biennio 2008/2009 in cui il mondo era proprio in crisi economica, un tizio di nome Satoshi Nakamoto ha pubblicato un documento che gettava le basi di Bitcoin.
L’idea era quella di creare un registro pubblico con tutte le transazioni di tutti e, a differenza del registro privato che fino a quel momento solo pochi potevano consultare, chiunque avrebbe potuto leggerne le pagine. Il registro era decentralizzato: non lo gestivano solo le banche ma le informazioni erano sui computer di “tutti”. Se però è vero che la consultazione dei movimenti è libera, resta la privacy perché non si può sapere chi è il proprietario di un determinato “conto” (indirizzo) e chi ha mandato soldi a chi, a meno che non venga resa nota l’associazione tra indirizzo e persona fisica.
Il primo scambio di Bitcoin è stato di 10.000 BTC per 2 pizze: il 22 maggio 2010, qualcuno ha pubblicato su un forum un annuncio. “Ti mando 10.000 BTC se mi prepari o mi ordini 2 pizze”.
Il registro delle transazioni è in tutti i computer così da garantire la sicurezza: l’aggiornamento delle informazioni è su migliaia e migliaia di macchine rendendo il tutto virtualmente impossibile da hackerare o da abbattere. Ipotizziamo che io sia un nodo disonesto della rete: posso facilmente modificare il registro per dire che i miei 10 euro diventano 1 milione ma gli altri computer se ne accorgerebbero e mi darebbero del bugiardo, correggendo l’errore.
Bitcoin è decentralizzato perché da potere al popolo, onesto perché usa l’onestà dell’intera rete: ognuno è il controllore di tutti e solo il proprietario può accedere ai suoi soldi. Non il governo, non le banche, non il vicino di casa…
BITCOIN, ORO E IL VALORE DI UNA PIZZA
Torniamo alla parte della storia in cui parlavamo di come il valore intrinseco di una moneta o di una merce di scambio sia minore del valore che essa acquisisce quando assume un’utilità riconosciuta universalmente. La tesi di chi paragona Bitcoin all’oro del nuovo millennio si basa (in parte) anche su questo concetto.
Se alla nascita il suo valore intrinseco era zero, dopo che un tizio online ha proposta 10.000 BTC per due pizze il valore intrinseco è aumentato ma è cresciuto anche il valore attribuito e riconosciuto da chi ha assistito allo scambio. Improvvisamente ci si era resi conto che i Bitcoin potevano essere utilizzati per acquistare del cibo: 5.000 BTC assunsero il valore di una pizza.
Sono le persone (e quindi la società) che attribuiscono un valore alle cose: ai tempi dell’oro c’erano popoli che avevano basato la loro economia su questo materiale prezioso che, interagendo per la prima volta con altre culture, scoprirono che questi ultimi non se ne facevano niente di quel materiale. Perché? Non sapevano come funzionassero le cose dall’altra parte del mondo.
Oggi, però, sapere cosa succede dall’altra parte di un oceano è questione di un paio di click e Bitcoin ha sfruttato il crescente riconoscimento da parte della comunità globale: una e aperta, non tante e isolate. Giorno dopo giorno sempre più testimoni hanno “visto scambiare BTC con pizze”: in realtà non si tratta solo di comprare una margherita ma la Blockchain, la tecnologia dietro al Bitcoin, è diventata la nuova frontiera del mondo e molti la definiscono una rivoluzione esattamente come è stata la rete di Internet… ma questa è un’altra storia.
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Questo video NON è da intendersi come consiglio finanziario né come promozione di investimento o piattaforme di investimento. L’obiettivo è fare informazione sull’evoluzione delle fintech e dei servizi che ne fanno parte.