Inserendo parte del DNA dei ragni all’interno di batteri, un team di scienziati è riuscito a far produrre ai batteri la seta delle ragnatele. Uno studio finanziato anche dalla Nasa, che in questi batteri geneticamente modificati vede la possibilità – per esempio – di riparare una tuta spaziale direttamente nello Spazio.
Rubare idee alla natura. Per quanto l’uomo si sforzi di inventare materiali migliori, la natura sembra essere sempre un passo in avanti.
La seta prodotta dai ragni, per esempio, è incredibilmente resistente e duttile: può essere usata per riprodurre la pelle umana e, avendone abbastanza, ci si può fare un ottimo giubbotto antiproiettile. Il punto però è questo, la quantità: un singolo ragno ne tesse poca, mentre i ragni all’interno di grandi gruppi finiscono per mangiarsi a vicenda.
Hacking genetico. Alla ricerca di un modo più facile di produrre la seta, gli scienziati della Washington University hanno preso, dai ragni, i geni responsabili della fabbricazione della seta nei geni di alcune famiglie di batteri, provando diverse metodologie, fino ad arrivare all’inclusione del DNA nei microrganismi.
Un piccolo passo. La seta prodotta non è molta, per adesso, ma i ricercatori sono già alla ricerca di miglioramenti.
«Siamo sulla strada giusta nell’ingegnerizzare microrganismi per produrre questi materiali», afferma Fuzhong Zang, a capo del team di ricerca, che a proposito del supporto ricevuto dalla Nasa, aggiunge che l’Agenzia «sta sviluppando tecnologie ad hoc per convertire l’anidride carbonica nei carboidrati che servono a sfamare i nostri batteri» e avere la sartoria direttamente nello Spazio.