Arthur Ashkin ha 96 anni. Qualche mese gli è stato assegnato il Nobel per la fisica per le pinze laser (o pinze ottiche), grazie alle quali è possibile far “levitare” microorganismi o manipolare il DNA usando appunto un potente fascio di luce coerente (laser). Ma la pensione può attendere: nel laboratorio di casa (in realtà il garage) Ashkin sta sviluppando un congegno per incanalare la luce solare ed assicurare energia pulita ed economica a tutto il mondo.
Grandi obiettivi. Nella sua lunga carriera Ashkin ha registrato almeno 47 brevetti. Il prossimo riguarderà un sistema di tubi che riflettono e concentrano la luce solare. I dettagli non sono noti, ma l’arzillo Nobel ha dichiarato che il suo pannello fotovoltaico rivisitato non solo è molto economico, ma addirittura che «salverà il mondo».
Genio del bene. In effetti, i suoi studi sulla luce, che oltre al Nobel gli hanno valso molti riconoscimenti, hanno già reso il mondo un posto migliore. Le pinze ottiche di Ashkin consentono di manipolare il DNA, aiutandoci a sondare alcuni dei più grandi misteri della vita. Questa tecnologia ha trovato applicazione in molti campi, dalla biologia alle nanotecnologie e alla spettroscopia; in ambito biomedico, ha aiutato i ricercatori a sviluppare un test rapido per la malaria e ha dato un importante contributo alle ricerche sulla relazione critica tra i farmaci per abbassare il colesterolo e gli eritrociti – i globuli rossi, la cui funzione principale è il trasporto dell’ossigeno dai polmoni ai tessuti.
Raggio traente. Ashkin racconta che l’idea di usare la luce per interagire con la materia gli è venuta da Star Trek. «Questa luce ti illumina», ha detto Ashkin al suo intervistatore, puntandogli contro una lampada: «ma lo sai che ti sta spingendo? La maggior parte delle persone non ci pensa. Però è così, perché la luce ha energia. Solo, è così piccola che non lo senti.»
Rivoluzione energetica. Se il nuovo progetto di Ashkin diventerà realtà, il suo effetto sarà decisamente più sensibile di quello di un raggio di luce. L’accesso a energia pulita e a basso costo potrebbe davvero cambiare il futuro dell’umanità, e magari regalare al quasi centenario Ashkin un secondo Nobel.