L’idea di catturare l’energia solare al di fuori dell’atmosfera terrestre per convogliarla poi sulla Terra non è nuova. Ne parlava già un secolo fa Konstantin Tsiolkovsky, padre dell’astronautica sovietica. Più di recente si sono susseguiti diversi studi per valutare, almeno sulla carta, la fattibilità di uno sfruttamento dell’energia solare spaziale: se ne sono interessati la National space society (una delle più importanti organizzazioni private per lo sviluppo delle ricerche spaziali per fini benefici per l’umanità), l’Agenzia spaziale europea e anche l’Agenzia spaziale giapponese.
Un po’ costoso. Anche il governo del Regno Unito sta valutando un progetto analogo, del costo stimato in circa 16 miliardi di sterline. Lo ha spiegato su The Conversation Jovana Radulovic, ingegnere meccanico specializzata in sistemi di energia rinnovabile.
Il principio di funzionamento del solare spaziale è di per sé relativamente semplice. Si tratta di catturare l’energia solare direttamente nello Spazio, attraverso una rete di pannelli fotovoltaici, e di trasmettere a Terra in modalità wireless l’energia ottenuta sotto forma di onde radio. Particolari antenne, chiamate rectenne, acquisirebbero queste onde per trasformarle in elettricità da immettere direttamente nella rete elettrica.
Pro E CONTRO. Perché è vantaggioso? Se si considera che al di fuori dell’atmosfera terrestre si possono raccogliere 24 ore su 24 circa 1.367 W/m2, mentre sulla superficie terrestre, tenendo conto dell’alternarsi del giorno e della notte, della presenza delle nuvole e di altri elementi, tale valore scende a 50-100 W/m2, allora ci si potrà fare un’idea sul perché ci sia tanto interesse nel solare spaziale.
C’è anche qualche svantaggio: il più importante è il costo di realizzazione del sistema. Per costruire una stazione solare spaziale serviranno centinaia di missioni spaziali che avranno l’obiettivo di trasportare il materiale necessario. Ma se tutto questo sembrava un’utopia fino a una ventina di anni fa, ora, con il perfezionamento dei razzi riutilizzabili e l’uso della robotica spaziale, l’idea sembra fattibile. Vale anche la pena ricordare che di recente sono stati fatti notevoli passi in avanti anche nel campo della trasmissione senza fili dell’energia a lunga distanza.
I numeri. Con queste premesse, dunque, il Regno Unito vorrebbe costruire una stazione solare del diametro di 1,7 chilometri, che sulla Terra avrebbe un peso di circa 2.000 tonnellate, per raccogliere energia solare e inviarla sul nostro Pianeta, dove verrrebbe catturata da un sistema di rectenne che dovrebbe occupare una superficie di diversi chilometri quadrati. Questa prima stazione potrebbe fornire fino a 2 GW di potenza al Regno Unito, Paese che attualmente ha una capacità di produzione di energia elettrica pari a circa 76 GW. Probabilmente il ritorno economico non sarebbe immediato, ma si avrebbero effetti positivi sul lungo periodo e, se tutto andrà come previsto, si otterrà anche una riduzione nelle emissioni di anidride carbonica.