L’affidamento totale alle intelligenze artificiali generative atrofizza il pensiero critico.
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L’uso delle IA ci rende più stupidi, o almeno più pigri? Uno studio condotto da ricercatori di Microsoft in collaborazione con la Carnegie Mellon University sembra indicare che le cose stanno proprio così.
Lo studio si è concentrato sull’utilizzo delle IA generative sul lavoro, constatando come lo «sforzo cognitivo» si stia spostando «dall’esecuzione di compiti alla supervisione»; inoltre, quanto maggiore è la fiducia che la IA sappia eseguire il proprio lavoro, tanto minore sarebbe l’esercizio del pensiero critico.
I compiti affidati alle IA generative da parte dei partecipanti variavano dall’utilizzo di DALL-E da parte di un insegnante per generare una presentazione da usare a scuola per invitare gli studenti a lavarsi le mani, all’utilizzo di ChatGPT per ideare nuove strategie per affinare le abilità da parte di un commerciante di materie prime, fino alla creazione di un opuscolo per pazienti diabetici, che un’infermiera ha richiesto alla IA e poi ha esaminato.
«Una delle ironie principali dell’automazione è che, meccanizzando i compiti di routine e lasciando la gestione delle eccezioni all’utente umano, lo si priva delle opportunità di routine per esercitare la propria capacità di giudizio e rafforzare la propria “muscolatura cognitiva”, lasciandola atrofizzata e impreparato quando si presentano le eccezioni» scrivono gli autori dello studio.
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Inoltre, i ricercatori hanno notato come l’affidamento alle IA abbia portato a una certa uniformità dei risultati prodotti, laddove l’esecuzione degli stessi compiti senza “aiuti” produce maggiori variazioni: «Questa tendenza alla convergenza riflette la mancanza di un giudizio personale, contestualizzato, critico e riflessivo sui risultati dell’IA: può quindi essere interpretata come un deterioramento del pensiero critico» si legge nello studio.
Ciò significa che le IA sono un male da evitare a ogni costo? Non necessariamente, secondo i ricercatori, anche se è necessario essere coscienti dei potenziali pericoli.
«Gli strumenti di intelligenza artificiale generativa» – scrivono ancora i ricercatori – «sono gli ultimi di una lunga serie di tecnologie che sollevano interrogativi circa il loro impatto sulla qualità del pensiero umano, una serie che comprende la scrittura (contestata da Socrate), la stampa (contestata da Tritemio), le calcolatrici (contestate dagli insegnanti di aritmetica) e Internet. Tale preoccupazione non è infondata. Usate in modo improprio, le tecnologie possono portare e portano al deterioramento di facoltà cognitive che dovrebbero essere preservate».
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