Ogni anno, negli Stati Uniti, un terzo dei prodotti coltivati non vengono consumati. A livello globale, viene gettato nei cassonetti circa un miliardo di tonnellate di alimenti. Uno studio pubblicato su Science nel 2018 spiegava come la filiera del cibo fosse responsabile di circa il 26% dell’inquinamento atmosferico, divisa tra un 20% di prodotti comunque consumati e un 6% di spreco alimentare.
Limitare i danni. Attività commerciali come ristoranti, hotel, negozi e supermercati buttano milioni di tonnellate di prodotti commestibili ogni anno, e se questo non viene compostato adeguatamente e il biogas prodotto riutilizzato, finisce nelle discariche, dove si decompone, immettendo potenti gas serra nell’atmosfera. Per cercare di limitare i danni, ora scende in campo ora anche l’intelligenza artificiale.
Spazzatura scandagliata. Diverse società si stanno muovendo per ridurre gli sprechi, ognuno sfruttando a suo modo il nuovo strumento informatico. Un’azienda britannica di nome Winnow Solutions ha sviluppato un software di IA in grado di “spiare” i rifiuti che vengono gettati dalle cucine di ristoranti e hotel. Una telecamera posta sopra a ogni bidone riprende e riconosce ciò che viene buttato, riuscendo a stimare anche il quantitativo percentuale di una lasagna mangiata solo in parte o il numero di fagioli avanzati da una porzione.
Il problema degli avanzi. I dati vengono inviati in tempo reale a un algoritmo che li elabora e suggerisce come rimodulare acquisti e quantità. In uno dei monitoraggi, per esempio, si è scoperto che i croissant forniti per la colazione in un hotel erano troppo grandi e spesso venivano consumati parzialmente. In tale caso, l’IA ha mostrato come circa il 70% del cibo totale gettato provenga da piatti non finiti, segnalando la necessità di riconsiderare le dimensioni delle porzioni.
Ponderare gli acquisti. Un’azienda statunitense di nome Afresh si è invece occupata degli sprechi nei supermercati. Basandosi sui dati di vendita di prodotti freschi negli ultimi sei anni nei negozi della catena Albertson’s, l’algoritmo di IA ha analizzato i flussi di acquisto dei prodotti, rimodulando gli ordini del negozio e suggerendo di dotarsi, per esempio, di meno cipolle di un certo tipo o più pomodori di un altro. I responsabili della catena non hanno comunicato dati precisi, confermando però la riduzione degli sprechi con l’introduzione del nuovo sistema. Per avere un’idea del possibile risparmio possiamo valutare i dati diffusi dalla Pacific Coast Food Waste Commitment, consorzio realizzato da otto catene di supermarket canadesi e statunitensi che, utilizzando strumenti analoghi, ha ridotto del 25% il volume del cibo invenduto.
Cosa possiamo fare. Dal lato dei consumatori, infine, esistono numerose app che cercano di aiutare a limitare il problema dello spreco alimentare. La più nota è, probabilmente, To Good to Go, ben avviata anche in Italia, che collega i clienti con le attività alimentari che vendono cibo in eccesso a prezzi scontati. Simile è il funzionamento di Flashfood, che si occupa invece di segnalare gli articoli in scadenza nei supermercati, anch’essi da acquistare a prezzi ribassati. Infine, ci sono startup come Apeel e Mori che offrono ai punti vendita imballaggi ecologici per prodotti freschi in modo da rallentarne il deterioramento.
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