Le immagini di Fabrizio Verrocchi ironizzano sulle espressioni più astruse che l’adattatore dei film cult d’animazione giapponese avrebbe utilizzato
La notizia diffusa in questi giorni dell’arrivo dei film dello Studio Ghibli su Netflix ha riempito di gioia parecchi fan. Dal 1° febbraio, infatti, quasi tutti i titoli del catalogo del celebre studio giapponese d’animazione verranno progressivamente caricati sulla piattaforma di streaming e saranno dunque disponibili in un unico luogo, evento più unico che raro data la ritrosia dello studio stesso a cedere con facilità e a lungo i propri diritti. Accanto alle reazioni entusiastiche, però, sui social sono comparsi non pochi commenti ironici, legati al fatto che su Netflix i film Ghibli come La città incantata, Il castello errante di Howl e Il mio vicino Totoro arriveranno nella versione italiana curata da Gualtiero Cannarsi.
Traduttore e direttore del doppiaggio, Cannarsi si è occupato del corpus di film dello Studio Ghibli a partire dal 2005, ma nel tempo si è attirato parecchie critiche per il linguaggio desueto, i giri di parole e le frasi complesse a volte anche poco comprensibili, col quale è solito rendere il linguaggio di questi lungometraggi animati. Lui si è spesso difeso adducendo la sua tendenza a rimanere il più possibile fedele al testo giapponese, anche se molti hanno fatto notare che a volte i suoi interventi stravolgono la versione di partenza. Questo stesso linguaggio arcaizzante è stato preso di mira proprio in queste ore da Fabrizio Verrocchi alias Thomas Magnum, designer, art director e tra i fondatori dell’Arf! Festival di Roma dedicato al fumetto: ha infatti realizzato una serie di immagini che ironizza sulla data del 1° febbraio associandola ad alcune espressioni astruse che Cannarsi ha utilizzato nei vari film a cui ha lavorato, da Kiki consegne a domicilio a Principessa Mononoke.
Di recente, Cannarsi era stato oggetto di altre critiche piuttosto dure per via del suo altro ingente lavoro di adattamento, quello su Neon Genesis Evangelion, il cui nuovo doppiaggio era arrivato su Netflix nel giugno 2019. Anche qui erano state prese di mira soluzioni arcaiche, ma anche libertà di traduzione, come la resa della classica espressione dell’anime “angeli” con “apostoli”.
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