l nubifragio che ha colpito le Marche è stato il più intenso degli ultimi 10 anni sulla regione: lo indicano i dati registrati dai sistemi di monitoraggio delle precipitazioni della rete pluviometrica nazionale dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Irpi). In particolare il pluviometro di Cantiano, uno dei comuni marchigiani più colpiti, tra le 17,00 e le 21,00 ha registrato 265 millimetri di precipitazioni, con un picco di 90 millimetri all’ora tra le 20,00 e le 21,00.
Analizzando un periodo temporale più ampio e su scala nazionale, nei 22 anni tra 2000 e 2021 le regioni con il più alto numero di vittime per fenomeni di inondazione risultano essere la Toscana (con 27), la Sicilia (25), la Sardegna e la Liguria (entrambe con 24). Durante lo stesso periodo, la regione Marche ha subito vari eventi alluvionali che hanno in totale causato 7 vittime. Il catalogo degli eventi di frana e inondazione con danni alle persone, realizzato da Cnr-Irpi, evidenzia che nelle aree interessate dalla perturbazione del 15 settembre si sono in più occasioni registrate vittime a causa delle esondazioni dei fiumi: ne è un esempio l’evento del 2014, quando nei territori di Senigallia e Ostra Vetere (in provincia di Ancona) si registrarono 3 vittime.
La banca dati contiene anche le informazioni sulle modalità con cui uomini e donne perdono la vita a causa degli eventi geo-idrologici: analizzando i dati degli ultimi 50 anni, si riscontra che a perdere la vita a causa delle inondazioni sono in maggioranza gli uomini (61%) e che le persone decedute all’aperto sono tre volte quelle al chiuso. Viaggiare in auto lungo le strade allagate costituisce una condizione di pericolo, soprattutto per gli uomini, mentre le persone che rimangono bloccate nei locali posti al pianterreno e nei seminterrati sono in maggioranza donne adulte ed anziane.
Evento innescato da un’estate caldissima
E’ stato il caldo eccezionale dell’estate 2022 a innescare il violento nubifragio avvenuto sulle Marche. Lo indica Bernardo Gozzini, direttore del consorzio Lamma, che riunisce Regione Toscana e Cnr. “Il nubifragio nelle Marche è avvenuto dopo un’estate particolarmente calda, durante la quale la temperatura del mare è stata di 4-5 gradi superiore alla media”, ha osservato. Il processo di evaporazione ha portato ad accumulare una maggiore quantità di umidità. “C’è stato così un accumulo di energia che ora il sistema dovrà scaricare per tornare in equilibrio. Di conseguenza l’autunno potrebbe essere particolarmente complesso” .
Al momento non si può quindi escludere il rischio di un autunno nel quale possano avvenire in Italia altri fenomeni intensi, ha detto ancora Gozzini. Il nubifragio della notte scorsa sulle Marche è arrivato con un” flusso di correnti umide e miti da Sud-ovest, che al suo interno aveva condizioni idonee per dare luogo a temporali localmente molto intensi”, dice l’esperto, ricostruendo la dinamica dell’evento. “Spinto verso l’Appennino, il flusso d’aria è stato costretto a sollevarsi e, salendo di quota, si è trovato in una situazione migliore per innescare il temporale”: La quantità delle precipitazioni è stata “incredibile”, ha detto ancora Gozzini, “equivalente alla quantità che in quelle zone cade in 4-5 mesi”. Questo è avvenuto anche perché il fenomeno è stato persistente e stabile, con una durata di oltre 6 ore”.
Evento impossibile da prevedere
Secondo l’esperto “è stato un evento impossibile da prevedere perché molto localizzato rispetto alle capacità dei modelli meteorologici”. “I modelli meteorologici davano una localizzazione dei fenomeni più sulla Toscana ed erano anticipati nel tempo. Il problema – ha aggiunto – è che c’è ancora una forte incertezza, tanto che attualmente è impossibile prevedere fenomeni così localizzati”. Gli elementi critici, ha aggiunto, sono attualmente “riuscire a capire dove e quando avverranno”.
Gli attuali modelli meteorologici hanno in media “una risoluzione di 9 chilometri” e inoltre funzionano su una rappresentazione del territorio non sempre fedele a quella reale. Per esempio, per quanto riguarda le cime dei monti. “Ci sono centri, come il Lamma, che fanno girare modelli che hanno una risoluzione fino a 1,5 – 2 chilometri, ma il fenomeno avvenuto nelle Marche era troppo localizzato e il modello fa fatica a individuare fenomeni simili”, ha detto ancora Gozzini. Questo significa, ha aggiunto, che “non basta la previsione automatica, ma diventa molto importante il ruolo del previsore meteo, che conosce le caratteristiche del territorio”. Alla luce dell’attuale indeterminatezza, secondo l’esperto diventa molto importante anche il comportamento dei cittadini: “se c’è un’allerta per temporali, di qualsiasi grado, è bene fare particolare attenzione perché il fenomeno potrebbe essere intenso. E’ bene proteggersi in casa o trovare comunque un riparo in attesa che il temporale passi”.