La crescita del settore delle auto elettriche e non solo, sta rendendo sempre più importante la creazione di una catena di fornitura stabile delle materie prime. Come abbiamo visto, diverse case automobilistiche stanno investendo nel settore minerario. Anche l’Unione Europea si sta finalmente muovendo in tal senso.
Infatti, a marzo, la Commissione Europea aveva presentato il Critical Raw Materials Act, una serie di misure per garantire un approvvigionamento sicuro, diversificato e sostenibile delle materie prime critiche. Dal punto di vista politico, un pacchetto di misure pensato per aiutare l’Unione Europea a ridurre la dipendenza dai Paesi esterni ed, in particolare, dalla Cina.
Il Critical Raw Materials Act è andato pure ad aggiornare la lista delle materie prime definite come critiche, quelle di maggiore “importanza economica” e caratterizzate da un “alto rischio di fornitura”. Di queste, 16 sono ritenute come “strategiche” per la loro rilevanza nella transizione ecologica e digitale, destinate all’aerospazio e alla difesa, alla produzione di batterie elettriche e pannelli solari.
LE MATERIE PRIME IN ITALIA
In Italia sono presenti 16 delle 34 materie prime critiche. Per questo, il Governo vuole puntare a riaprire le miniere come più volte affermato nelle ultime settimane dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Il problema è che le materie prime si trovano in miniere abbandonate da 30 anni. Per questo, al ministero è già attivo un gruppo di lavoro coordinato dall’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) per riaprire le attività minerarie in Italia.
Proprio l’ISPRA ha fatto il punto della situazione durante un’audizione al Senato. Secondo quanto è emerso, in Italia attualmente non è attiva nessuna estrazione di minerali metalliferi. Sono attive, per esempio, due miniere di fluorite, una a Pianciano, in provincia di Roma, e una a Silius, nel Sud Sardegna. Inoltre, sono in funzione 20 miniere di feldspato tra Piemonte, Toscana, Lazio, Calabria e Sardegna.
In passato erano attive miniere in cui si estraeva Cobalto che veniva utilizzato come colorante nella produzione di ceramica. Oggi, invece, il Cobalto è fondamentale per la produzione delle batterie delle auto elettriche.
Sempre guardando alle materie prime per le batterie, in Piemonte, sono a un livello preliminare le ricerche per il Cobalto. Stesso discorso anche per il litio presente in alcune salamoie geotermiche ne Lazio. Complessivamente, sono circa 3.000 i siti minerari in Italia. Tuttavia, quelli attivi sono molto pochi. Insomma, si tratta di un’attività residuale.
L’obiettivo del Governo è quello di invertire questa tendenza per rilanciare il settore minerario per “arrivare a un’estrazione sostenibile in Italia e un recupero di materie prime da siti abbandonati e rifiuti minerari“. Per il ministro Urso, bisogna scongiurare la dipendenza dall’estero, soprattutto da Paesi distanti e instabili.
Un lavoro che, comunque, non sarà semplice. Infatti, prima di poter far ripartire le estrazioni in Italia, sarà necessario effettuare una serie di passaggi tra cui un aggiornamento della Carta mineraria d’Italia e del relativo database e una valutazione qualitativa dei rifiuti estrattivi, per poi arrivare ad una proposta normativa sulla loro gestione. Solo in questo modo sarà possibile definire una chiara strategia mineraria italiana, indicando quali saranno le aree aperte ad una ricerca mineraria e quali no.
Ovviamente, questo progetto è strettamente legato all’approvazione definitiva del Critical Raw Materials Act dell’Unione Europea. Il percorso legislativo dovrebbe, comunque, concludersi entro la fine dell’anno. A quel punto, il Governo italiano dovrebbe aver effettuato tutti i passi necessari per rilanciare il settore minerario come ha spiegato di recente il ministro Urso:
Verosimilmente il percorso legislativo si concluderà entro quest’anno, con l’approvazione da parte del Trilogo. Noi intanto avremo compiuto un nostro percorso di riforma, per consentire a chi vuole operare in Italia di farlo in un contesto di certezza. Per questo, insieme al ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, stiamo già aggiornando le mappe minerarie del Paese.