Viviamo un “momento magico per risolvere il problema della cosiddetta fuga dei cervelli”, grazie alla possibilità di unire, con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), semplificazioni, riforme e maggiori finanziamenti. Lo ha sottolineato Maria Cristina Messa, ministro dell’Università e della Ricerca (Mur), intervenendo al convegno ‘Restare o partire? Migrazioni e carriere nella ricerca’, organizzato dalla Scuola Normale Superiore di Pisa.
Negli ultimi otto anni la Corte dei Conti ha registrato un aumento della migrazione all’estero del 41,8% e questo significa che “stiamo perdendo capitale umano e intellettuale, con la conseguente perdita anche di produttività”.
Per il ministro “la mobilità dei nostri giovani ricercatori non è di per sé un aspetto negativo. Il problema è che il fenomeno è asimmetrico: non c’è una reale circolazione e non riusciamo ad attrarre giovani stranieri”. Le cause, osserva, sono sia di natura strutturale che economica e sono da ricercare, secondo Messa, nelle “limitate opportunità occupazionali per laureati e dottori di ricerca, nelle limitate prospettive di carriera, nelle inadeguate remunerazioni e nella eccessiva burocratizzazione che rende ancora più complicato il percorso di carriera dei giovani ricercatori”.
Per risolvere questi problemi, abbiamo un’occasione eccezionale con il Pnrr che, rileva Messa, “prevede 1,8 miliardi di euro tra il 2021e il 2026 per il fondo per il Programma nazionale ricerca (Pnr) e i Progetti di ricerca di significativo interesse nazionale (Prin). In più 600 milioni tra il 2022 e il 2025 per progetti di giovani ricercatori, sul modello delle borse del Consiglio europeo della ricerca (Erc)”. A questo si aggiunge, conclude, che “su volere del presidente Draghi il decreto sostegni bis ha istituito il Fondo italiano per la scienza, con un finanziamento, sempre sul modello degli Erc, di 50 milioni di euro per il 2021, e di 150 milioni di euro a partire dal 2022”.