La web tax è realtà. Finalmente, viene da dire, perché quella che la riguarda è una storia lunga anni, condita da discussioni più o meno costruttive e visioni diverse tra Paesi, chi interessato a tutelare la collettività e chi invece più concentrato sul non volere rinunciare a quei privilegi che nel tempo hanno convinto le grandi aziende multinazionali a insediarsi laddove il sistema fiscale era più conveniente (v. Irlanda per l’Europa, ma non solo).
MINIMUM TAX
Non si chiamerà tecnicamente web tax, ma conta poco: la global minimum tax farà il suo debutto ufficiale nel 2023, così come concordato dai rappresentanti dei governi che in questi giorni sono impegnati al G20 di Roma. Un risultato storico, preannunciato in questi ultimi giorni prima al G7 scozzese, poi con l’accordo con gli Stati Uniti stipulato da alcuni Paesi europei, Italia inclusa. Il nuovo sistema andrà a sostituire quelli esistenti, più volte motivo di attrito tra Europa e Stati Uniti e all’interno dell’Unione Europea. Se da un lati infatti Washington si lamentava del fatto che il sistema adottato andasse a colpire unicamente le grandi aziende americane, dall’altro Paesi come Irlanda, Estonia e Ungheria si erano sempre opposte per il timore di perdere appeal verso realtà come Apple e Google.
COSA PREVEDE L’ACCORDO
Due sono i pilastri su cui poggia la minimum tax:
- Le aziende con entrate superiori a 20 miliardi di euro vengono tassate nel Paese in cui svolgono attività commerciale e dove avvengono i consumi
- La tassa minima applicabile da parte di ciascun Paese in cui la multinazionale opera viene fissata al 15% sugli utili
L’obiettivo è chiaro: evitare che aziende come The Four (Amazon, Apple, Facebook e Google) spostino i propri quartier generali sulla base della convenienza fiscale “più favorevole”. Per fare un esempio, sarà impossibile per una multinazionale ottenere ricavi in tutti i Paesi dell’Unione Europea e pagare le tasse (agevolate al 12,5%) solo nel Paese in cui hanno sede legale (in Irlanda). L’OCSE dice che si potranno recuperare fin da subito almeno 125 miliardi di dollari.
PERCHÉ IL 2023
Perché il 2023? Semplice: la minimum tax per ora è un “accordo”, e dovrà essere convertita in legge e recepita da ciascun Paese (in occasione del G7 l’avevano votata 136 stati su 140 – i contrari sono Kenya, Pakistan, Sri Lanka e Nigeria). Queste le parole del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden:
La comunità internazionale, grazie all’accordo sulla tassazione minima globale, sosterrà le persone facendo in modo che le aziende contribuiscano pagando la loro quota.
Anche Mario Draghi si è espresso a riguardo, affermando:
Abbiamo raggiunto un accordo storico per un sistema di tassazione internazionale più equo ed efficace. Abbiamo supervisionato l’allocazione di 650 miliardi di dollari come nuovi Diritti Speciali di Prelievo e abbiamo promosso la possibilità di redistribuirli ai Paesi che ne hanno più bisogno.
Per il nostro Paese le entrate stimate sarebbero di circa 250 milioni di euro all’anno.