Nirvam è un sito internet in cui, moltissimi utenti nel mondo, creano un loro profilo personale alla ricerca dell’anima gemella.
È ciò che, di solito, si intende per questa piattaforma. In realtà, però, possiamo dire che tale sua definizione sia alquanto riduttiva. Su questo sito, ci si iscrive per incontrare nuova gente, per scambiare due chiacchiere, per far maturare i propri interessi attraverso discussioni con altri utenti, mettendo alla luce quelle che sono le proprie opinioni.
È ciò per cui è nato. Certo è, però, che la maggior parte degli utenti che hanno sottoscritto il servizio, son molto più attenti a cercare, nella speranza di trovarlo, il proprio partner di vita. Lo si fa attraverso degli annunci o la condivisione di foto. Che, poi, ci si ritrovi di fronte ad incontri occasionali, è tutto un altro discorso.
C’é sia il piano gratuito che quello a pagamento. In entrambi i casi bisognerà iscriversi (solo se si è maggiorenni), indicare il proprio sesso e di cosa si è alla ricerca, oltre ad altre informazioni personali. C’é da dire, però, che ultimamente si sono registrati diversi problemi. Tra questi ce n’é uno davvero enorme che ha sconvolto tutto.
Ebbene sì, il più grande di questi è stato l’arrivo di una multa salatissima che ha messo in difficoltà sia gli utenti, fruitori abituali che l’azienda stessa. 200 mila euro, è questo l’ammontare della sanzione pecuniaria, oltre alcune raccomandazioni che la Società deve mettere in atto nel più breve tempo possibile.
Nirvam e multa: dati personali a rischio e fuga di utenti
La sanzione è stata comminata dal Garante per la Privacy e nel suo mirino sono finiti tutti i dati personali. O meglio, è stato preso in esame il loro trattamento che oseremmo dire fosse poco ortodosso. Per iscriversi alla piattaforma gli utenti devono inserire il proprio nome, la propria data di nascita, la residenza, l’indirizzo mail. E, ovviamente, devono caricare proprie fotografie.
Purtroppo, però, Nirvam non offriva un prospetto esplicativo dei modi e dei tempi del trattamento di questi dati inseriti. In pratica, gli utenti non venivano affatto informati su come venissero gestiti i loro account contenenti un enorme flusso di dati e di informazioni. E, poi, non vi era neanche indicato il tempo in cui questi venivamo custoditi.
Politica di Privacy Policy mancante e RPD assente
Insomma, secondo quanto emerso dall’indagine con successive sanzione e misure di correzione, l’azienda in questione ha violato quello che è il diritto alla privacy di chi, inconsapevolmente, poneva alla mercé di tutti i propri dati personali. Inoltre, è stato scoperto che mancava finanche il Responsabile della Protezione dei Dati. Il Garante ha offerto comunque del tempo all’azienda per mettersi in regola ed offrire maggiori Trasparenza, Privacy e Sicurezza ai suoi utenti.