L’Italia è in prima fila nella ricerca sul grafene, il materiale delle meraviglie (formato da un singolo strato di atomi di carbonio) che sta aprendo la strada a una vera e propria rivoluzione tecnologica nel campo dei materiali, dell’elettronica e dell’ingegneria biomedica. A dirlo è lo stesso scopritore del grafene, il premio Nobel Konstantin Novoselov, a margine della conferenza “Graphene: revolution is coming to Earth… and space”, organizzata al Museo della scienza e della tecnologia dall’azienda Leonardo.
L’evento muove dal lavoro della Graphene Flagship, la maggiore iniziativa di ricerca dell’Unione europea, avviata nel 2013 (con un finanziamento di un miliardo di euro in dieci anni) per favorire la collaborazione tra oltre 145 partner industriali e accademici di oltre 20 Paesi. L’obiettivo è far uscire il grafene dai laboratori per portarlo nella vita quotidiana dei cittadini, puntando soprattutto sulle applicazioni che potranno favorire la crescita economica e l’occupazione.
“Si tratta di un consorzio molto importante – commenta Novoselov – perché unisce persone di Paesi diversi e con competenze differenti favorendo la collaborazione con l’industria, cosa in cui le università non brillano, soprattutto in Europa. C’è una piattaforma comune che permette di capire le necessità e i progressi fatti dagli altri”. Questo è molto utile, prosegue il premio Nobel, perché “dobbiamo allineare le nostre strategie: spesso rischiamo di muoverci in direzioni diverse rispetto a quelle che servono alle industrie”. All’interno di questo grande programma europeo “i ricercatori italiani sono molto importanti”, sottolinea Novoselov. Il loro contributo è emerso anche recentemente con “la realizzazione di modulatori per le tecnologie 5G: un uso davvero molto entusiasmante”.