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29.12.2024 In Green, Tecnologia

Non è colpa di Daikin… ma è comunque un incubo. La storia del mio impianto nuovo

I prossimi anni saranno caratterizzati da un’accelerazione nel numero di pompe di calore aria-acqua installate in Italia anche in ambito residenziale, andando a creare sistemi più complessi rispetto alle pompe aria-aria che finora siamo stati abituati a utilizzare per comandare prevalentemente la climatizzazione in raffreddamento (e più di recente anche in riscaldamento) con gli “split”/ventilconvettori interni.

Tra case green, elettrificazione, paure di nuovi shock sul prezzo del gas e fine degli incentivi per le caldaie a gas, le pompe di calore aria-acqua si stanno ritagliando uno spazio sempre maggiore.

Ma sarà davvero tutto perfetto come ce lo pubblicizzano? In molti casi sì, e i vantaggi sono notevoli. Ma occhio ai problemi, perché se il vostro impianto “nasce male” o se spuntano problematiche durante la sua vita… beh a quel punto la situazione potrebbe (condizionale d’obbligo) diventare davvero spiacevole.

Pompa di calore: cos’è, come funziona e vantaggi

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L’inizio del calvario…

Nel 2023 ho cambiato casa, scegliendo una soluzione che potesse essere a prova di futuro, pronta ai possibili stravolgimenti normativi e con l’obiettivo di avvicinarmi il più possibile alla massima efficienza energetica.

La progettazione ha previsto una pompa di calore aria-acqua utilizzata per la produzione di acqua calda sanitaria, il riscaldamento invernale tramite impianto a pavimento e il raffrescamento estivo tramite impianto a pavimento e due deumidificatori canalizzati.

Non essendo il mio lavoro ed essendo una nuova costruzione, mi sono affidato ai professionisti scelti dal costruttore che hanno poi montato un impianto con pompa di calore e deumidificatori Daikin. Protagonisti della partita:

  • il produttore (Daikin): produce pompe di calore e altre componenti
  • il costruttore: solitamente sa poco e nulla di pompe di calore e impianti, si affida a un progettista
  • il progettista: crea lo schema che verrà condiviso con l’impiantista
  • l’impiantista: pianifica e distribuisce il lavoro tra idraulico ed elettricista
  • l’elettricista: è indipendente, e ormai ha più lavoro di quello che riesce a smaltire, almeno nella maggior parte dei casi e nelle zone densamente popolate
  • l’idraulico: conosce il suo e lo fa bene, ma non è sempre aggiornato sui dispositivi più complessi
  • il centro servizi autorizzato: si occupa della prima attivazione dell’impianto, dell’assistenza e della manutenzione

Fin dal primo momento sono sorti i problemi, problemi non legati alla pompa di calore che si è dimostrata una lavoratrice instancabile, ma a tutto il contorno:

  • uno dei due deumidificatori non funzionava, costringendo l’altro a fare gli straordinari e portando, dopo la prima estate di raffrescamento, alla formazione di muffa nel vano sotto al letto. Il primo centro servizi autorizzato non se ne accorge durante i sopralluoghi
  • dopo diversi interventi e sopralluoghi, il problema resta, costringendomi ad acquistare un deumidificatore portatile per abbassare l’umidità a livelli accettabili
  • arriva il primo inverno, la “diagnosi” viene interrotta e si passa in modalità riscaldamento
  • nella primavera del 2024 attivo il raffrescamento e sorgono nuovi problemi. Cambia la ditta che si occupa del supporto sulle macchine Daikin nella mia zona, e finalmente arriva qualcuno più attento che ipotizza subito che il deumidificatore del piano superiore poteva essere uno dei pezzi “sfortunati” (e davvero rari) senza gas refrigerante
  • il deumidificatore viene sostituito in garanzia, restano ancora alcuni problemi legati a degli allarmi che scattano (codice E0, col), ma è nuovamente arrivato l’inverno e va interrotta la diagnosi
  • durante l’inverno la sorpresa, il riscaldamento non funziona. Si scoprirà poi dopo varie tribolazioni che una testina mandava in corto il sistema
  • la testina viene rimossa, era una di quelle non collegate ad una valvola perché relativa a uno dei bagni, il riscaldamento ora funziona ma…
  • … sembra che le testine del piano superiore siano sempre aperte e il termostato non riesca a chiuderle. Risultato? 25 gradi e pompa di calore sempre attiva.
  • il centro servizi autorizzato esce nuovamente, rilevando che è tutto ok con la componentistica Daikin: il problema è elettrico
  • chiamo un consulente esterno di Aira per avere una seconda opinione. Scopre che il termostato del piano superiore non funziona. L’elettricista non se ne era accorto.

Come funziona? Tra Daikin e il cliente… c’è di mezzo il mare

Dopo una chiacchierata con Daikin per capire meglio come funzionassero le cose, ho scoperto che l’azienda ha investito molto per formare la rete di installatori, ma ci sono parti del “percorso” in cui ovviamente non può arrivare.

Ed è in queste parti che avviene il solito gioco del rimpallo di responsabilità all’italiana, dove si scaricano sul cliente finale le preoccupazioni, le ansie e i rischi per la salute (la muffa sotto al letto) perché i professionisti coinvolti non sono in grado di lavorare in concerto.

Come funziona? Daikin realizza (prevalentemente in Europa) e vende le macchine, ma in parallelo ha un programma di formazione per progettisti, installatori e centri servizi. Il programma è validissimo, e Daikin ha in casa fior fior di esperti che con le macchine (pompe di calore, deumidificatori e via dicendo) “ci vivono” e saprebbero smontarle e rimontarle ad occhi chiusi probabilmente. Questi tecnici fanno formazione e aggiornamento ai partner di primo livello e, dalle sedi principali di Milano e Genova , sono anche in grado di fornire assistenza (da remoto) ai diversi centri servizi autorizzati sparsi per tutta Italia.

Nei casi più complicati l’installatore e i tecnici Daikin possono anche analizzare insieme la situazione pur essendo a centinaia di chilometri di distanza. L’installatore lavora in diretta sulla macchina del cliente, e il tecnico Daikin fornisce istruzioni guardando la stessa macchina presente in sede e spiegando i passaggi all’installatore tramite collegamento telefonico.

Peccato che, per quanto la formazione dei centri assistenza autorizzati possa essere di buon livello, questa non riesce ancora ad essere capillare, e c’è comunque una parte di responsabilità che dipende da personale esterno a Daikin, specie se consideriamo gli installatori indiretti e multi-marca che si riforniscono dai grossisti, ancora più difficili da raggiungere.

Daikin ha investito in un network di centri di formazione con altri 19 centri in Italia (oltre a Milano e Genova) per raggiungere con maggior capillarità il territorio. Il 2025 sarà inoltre dedicato a raggiungere anche gli installatori indiretti con un’attenzione maggiore.

Il tecnico del primo centro servizi autorizzato (A), che è venuto a casa mia almeno due volte, non è riuscito ad accorgersi che uno dei deumidificatori non funzionava perché, semplicemente, difettoso. Per analogia, è come se un meccanico che si dichiara esperto non fosse in grado di accorgersi che l’auto ha dei problemi perché è a secco di olio…

La risposta di Daikin: riguardo al deumidificatore non funzionante, Daikin sostiene che è poco probabile che il pezzo sia uscito dalla linea di produzione scarico di refrigerante, ed è per questo che l’ipotesi è quella di una micro-perdita, evento raro ma più plausibile secondo le statistiche del produttore. Sarebbe quindi questo il motivo per il quale il primo centro servizi non si è accorto del problema.

L’ipotesi della micro-perdita è plausibile, ma il primo centro servizi aveva in mano mesi di dati storici sulle letture dell’umidità, dati da me forniti e “ignorati” dal tecnico che, se considerati, lo avrebbero aiutato fin da subito alla giusta diagnosi. Infatti l’umidità è sempre stata alta, nonostante i deumidificatori funzionassero praticamente 24/7.

C’è poi un ulteriore livello, che è quello del costruttore: questi ha assegnato il compito ad un progettista che poi ha delegato ad un idraulico la parte idraulica e ad un elettricista la componente legata a termostati, igrostati e testine che servono da attuatori per le valvole montate dall’idraulico. Sono due diversi professionisti/aziende che è quasi impossibile coordinare in caso di necessità di intervento congiunto. Così l’elettricista rimbalza i problemi all’idraulico, e viceversa.

Nel mio caso, ad esempio, è stato necessario aggiungere a posteriori dei relé che si attivano quando, con raffrescamento e deumidificazione attiva, la pompa di calore va brevemente in inversione per produrre l’acqua calda sanitaria. Un chiaro difetto di progettazione dell’impianto (non delle macchine Daikin) che mandava in allarme i deumidificatori visto che, oltre al gas refrigerante, questi si “nutrono” dell’acqua fresca esattamente come fa il raffreddamento a pavimento.

Riassumendo, ad ogni problema che si verificava dovevano intervenire:

  • l’idraulico
  • l’elettricista
  • l’impiantista
  • eventualmente il centro servizi di Daikin (erogato tramite aziende indipendenti, prima A e poi B)

Altri soldi sprecati

Arriviamo all’ottobre del 2024: riattivo il riscaldamento ed ecco che la casa piomba nel gelo. Indizio, uno dei differenziali legati al sistema di riscaldamento scatta e non si riesce ad armare nuovamente.

Chiamo quindi l’impiantista che mi suggerisce di fare prima un passaggio con l’elettricista. Dopo diversi tentativi – oggi gli elettricisti sono più impegnati del CEO di una grande azienda – l’elettricista mi dice di fare un test per capire da remoto se il problema poteva essere davvero quello delle testine come ipotizzato da me e dall’impiantista. Faccio il test, ma per l’elettricista il problema non è rappresentato dalle testine: va cercato nella pompa di calore.

Dubbioso ma impotente visto che l’elettricista non sarebbe potuto venire in tempi accettabili per evitare il congelamento, chiamo il centro servizi autorizzato B che fissa un’uscita qualche giorno dopo ed effettua le verifiche. In questa sede si conferma la professionalità di B rispetto al centro servizi autorizzato precedente: durante i controlli scopriamo addirittura un secondo difetto di progettazione: la valvola di sfogo a 6 bar del serbatoio dell’acqua calda sanitaria sta perdendo, segno che in origine non è stato installato il riduttore di pressione necessario per dimensionare correttamente l’impianto.

B controlla la pompa di calore di Daikin che, come previsto, non aveva alcun difetto. L’elettricista si sbagliava, e incalzato ormai dall’evidenza dei fatti si presenta e testa una ad una le testine fino a scoprire quella andata in cortocircuito.

Non è finita: collasso a cascata…

La testina difettosa è una delle due testine “libere” (quelle dei bagni) e, una volta rimossa, il differenziale può essere armato nuovamente e l’impianto inizia a funzionare. Peccato che, ora, l’impianto funziona sempre. Programmando il termostato del piano terra su 22 gradi e quello del primo piano su 21 gradi, il risultato è una temperatura di 25 al piano superiore, come se il termostato non fosse in grado di comandare le testine o come se queste restassero sempre aperte.

Poiché l’impianto è unico, senza le testine a chiudere le valvole, quando il piano terra richiede l’acqua calda per riscaldare il pavimento, anche il piano superiore la riceve e manda in circolo, nonostante sia chiaro che sopra serve meno calore proprio perché, per fisica, l’aria calda va verso l’alto…

Risultato? Per avere una temperatura accettabile al primo piano devo chiudere del tutto il riscaldamento, rischiando però di congelare al piano terra che è notoriamente più freddo. Oppure posso raggiungere una temperatura di comfort al piano terra e vivere ai tropici in quello superiore. O, ancora, agire manualmente sulla valvola del piano superiore.

In breve, l’elettricista non ha testato correttamente il termostato, apparentemente funzionante a livello di display, ma difettoso nella parte relativa ai collegamenti. Di questa problematica se ne accorgerà, successivamente, il tecnico di Aira che ho contattato per avere un parere super partes da qualcuno di esterno a tutti gli attori precedentemente citati.

C’è ancora un po’ di strada da fare

La storia non è ancora finita perché nell’estate del 2025, quando attiverò il raffrescamento a pavimento, ci sarà il test finale per scoprire se tutti i problemi sono stati risolti.

Bisognerà capire come si comporterà il deumidificatore sostituito (immagino bene a questo punto), se non andrà in allarme a causa di eventuali ulteriori problemi all’impianto elettrico e se, finalmente, potrò avere una situazione stabile e funzionante dopo 2 anni dall’acquisto.

Un deumidificatore difettoso capita, così come capita quell’auto o quell’elettrodomestico che sfugge anche ai più rigorosi controlli qualità: non è un dramma ed è per questo che non è colpa di Daikin. Ma, volenti o nolenti, le aziende produttrici si trovano comunque “coinvolte” in un ecosistema dalle maglie larghe dove i passaggi di mano fino al consumatore finale sono molteplici e soggetti alla fallacia degli attori coinvolti.

Il mio, forse, è un caso (davvero) sfortunato, ma vale la pena raccontarlo sia a chi si appresta ad acquistare una casa di nuova costruzione, sia a chi pensa di fare un retrofit di pari complessità.

Se, oggi, l’installazione di sistemi aria-aria con piccole pompe di calore che gestiscono gli split per fare raffrescamento (o riscaldamento), è ormai sdoganata, l’installazione di sistemi con pompe di calore aria-acqua deve necessariamente essere seguita con più attenzione. E questo vale, ad esempio, anche per un retrofit con una pompa di calore aria-acqua collegata ai classici termosifoni pre-esistenti ad esempio.

Richiedete garanzie sul supporto e sul collaudo prima di accettare un preventivo, cercate aziende che possano prendersi la responsabilità di tutto il processo a prescindere dai singoli professionisti coinvolti (elettricista, idraulico) e, in generale, fate quante più domande possibili.

Per chi, come me, arriva da una pompa di calore aria-aria, il passaggio alla aria-acqua con tutte le conseguenze del caso richiede anche una formazione non indifferente che non dovrebbe essere necessaria se si è sicuri dei professionisti a cui ci si rivolge, ma che va messa in conto quando non si può scegliere l’installatore o nei casi in cui non si abbiano conoscenze affidabili.

Oggi non è la tecnologia che manca, ma la formazione dei professionisti che, per quanto i produttori possano spingere, dipende sempre e troppo dalla componente umana.

alcune immagini sono state generate dall’IA con Grok e ChatGPT

Articolo originale disponibile qui

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