Nuovo inaspettato alleato per il grafene, materiale delle meraviglie che sta rivoluzionando il mondo dell’innovazione, dell’energia e della biomedicina. È il vecchio silicio che, grazie a una nuova ‘veste’, è stato reso simile al grafene, aumentandone la versatilità e le potenzialità di impiego, dall’elettronica al fotovoltaico. Il risultato, pubblicato sulla rivista Nano Letters, è stato ottenuto da un gruppo italiano, coordinato da Alessandro Molle, dell’Istituto per la microelettronica e i microsistemi del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Imm) ad Agrate Brianza, e da Stefano Lupi, dell’Università Sapienza di Roma. Alla ricerca hanno collaborato anche gruppi delle Università di Roma Tor Vergata e di Roma Tre e la società STMircoelectronics.
“Abbiamo ottenuto per la prima volta, grazie all’uso di un supporto isolante di zaffiro, una configurazione bidimensionale del silicio, molto simile al grafene”, ha spiegato Molle. “Questa nuova struttura è capace di assorbire luce in una zona dello spettro ottico che per il silicio era ritenuta proibita fino a questo momento, promettendo grandi innovazioni in ambito tecnologico”, ha aggiunto.
Il silicio, infatti, è il materiale di base per l’elettronica e il fotovoltaico. Il suo nuovo comportamento è stata una sorpresa per i ricercatori italiani. Per Lupi, “avere un silicio bidimensionale che devia dal silicio convenzionale – ha concluso – ha un potenziale totalmente inesplorato. D’ora in poi – ha concluso – il suo impiego in ambito tecnologico non avrà più gli attuali limiti energetici legati alla configurazione tridimensionale”.