Eccoci con un nuovo HDrewind, l’appuntamento in cui vi raccontiamo le notizie più significative e le curiosità della settimana. Nonostante si tratti di un riassunto, l’articolo che ne vien fuori spesso non è breve. Per cui ecco un indice così da destreggiarsi comodamente tra i vari argomenti.
SAMSUNG SVELTA MA A ZIG ZAG, HUAWEI COSA VUOL FARE?
Settimana dominata, ahinoi, dagli eventi negativi. Un appuntamento del weekend, da relax sul divano, qual è HDrewind però non può partire dalle notizie negative, per cui di quelle parleremo poi. Iniziamo da Samsung, che lunedì ha avviato il rollout della One UI 5 stabile per gli smartphone top di gamma di uno e due anni fa, quindi tutti i Galaxy S21, i Galaxy S20 e i Galaxy Note 20, che fanno squadra con i Galaxy S22 che erano stati i primi a riceverla.
Galaxy S e Note, quindi, dei pieghevoli nessuna traccia. Almeno fino a giovedì, quando è arrivata la quinta beta della One UI 5 per Z Fold 3. È un peccato che Samsung sia arrivata “lunga” con i Galaxy Z, che tra Fold e Flip son prodotti da almeno 1.000 euro di listino. Benissimo la rapidità con cui Samsung distribuisce One UI 5 e Android 13 stabili, meno bene che chi ha speso 1.500 euro o più ad agosto, cioè tre mesi fa, per un pieghevole di quarta generazione sia ancora in attesa mentre prodotti di fascia media come Galaxy A53 e A33 l’hanno già ottenuta.
Rimanendo in ambito Android due società in particolare hanno voluto condividere i risultati raggiunti, nonostante il momento non sia dei più favorevoli per la tecnologia, e l’ultimo report di Deloitte focalizzato sull’Italia lo ha certificato una volta di più – gli italiani sono saturi di smartphone e poco attratti dal 5G. Eppure in Italia Xiaomi conquista un numero di utenti sempre maggiore, e nella top 5 è alle spalle della sola Samsung e davanti ad Apple (ancora alla ricerca di un profilo che possa occupare, questa volta a lungo, la poltrona del capo progetti). Realme, che quest’anno forse si è un po’ “seduta” dopo lo sprint del 2021, nella sua “carriera” ha raggiunto il traguardo dei 50 milioni di smartphone della serie numerica venduti (nel mondo).
Fatico invece a comprendere l’approccio di Huawei agli smartphone nella sua “nuova” vita post ban: qual è l’obiettivo di vendita per l’Europa e l’Italia su Mate 50 Pro, proposto sì con una serie di regali (le FreeBuds Pro 2, la garanzia schermo, lo spazio in cloud, l’abbonamento a Infinity+) ma con un listino da 1.199,99 euro? Voglio essere chiaro: lo smartphone non si discute. Ha una scheda tecnica da top gamma, è evidentemente molto valido su foto e video (per DxOMark il migliore in assoluto) e la EMUI 13 integra delle chicche interessanti.
Penso però che in occidente il prezzo non può non tener conto dei due handicap importanti, cioè l’arcinota mancanza dei servizi Google e del 5G per effetto del ban USA. Mate 50 Pro è stato posizionato alla pari della concorrenza che quegli handicap non li ha, quando invece per “spingere” le vendite far leva sul prezzo inferiore a parità o quasi di contenuti non sarebbe stato sbagliato. Se chiedi 1.000 o più euro devi aver tutto, se manca qualcosa devi andar giù col prezzo. Huawei è di opinione diversa, mi auguro che recuperi con lo street price e finisca per avere ragione nei numeri.
QUALCOMM SENZA PIÙ JOLLY, LG DA WOW, MONDIALI ALLA PORTA
Intanto MediaTek, per rimanere in Asia, continua a correre. Presentato in settimana il Dimensity 9200, chip che si misurerà con l’imminente Snapdragon 8 Gen 2 che Honor, altra azienda orientale, potrebbe essere tra le prime a utilizzare. MediaTek da più di qualche tempo è in rampa di lancio: è tornata a sfornare proposte valide e ha persino conquistato Sony che per il suo visore per PS5 ha scelto un suo chip. Se fino a qualche anno fa Qualcomm poteva sbagliare qualche prodotto senza che le accadesse nulla o quasi (qualcuno ricorderà lo Snapdragon 800, che scaldava e “beveva” come una rockstar), adesso, con il fiato sul collo di MediaTek, non ha più jolly.
In Asia fa base anche LG, che ha stupito appassionati e osservatori con il primo display ad alta risoluzione al mondo capace di estendersi, piegarsi e contorcersi come se fosse la cosa più normale al mondo. Secondo LG sarebbe pressoché pronto per la commercializzazione, bisognerà capire eventualmente a che prezzi. Per l’immediato meglio volare bassi e avvalersi dei bonus TV, che peraltro scadono oggi, sabato 12 novembre, pronti per la terza edizione di LOL: Chi ride è fuori il cui cast è stato svelato in settimana (con nomi del calibro di Herbert Ballerina, Nino Frassica, Luca (Bizzarri) e Paolo (Kessisoglu) o Marina Massironi).
Arriverà nel 2023, dopo i Mondiali di calcio che si apriranno invece il prossimo fine settimana con Qatar Ecquador del 20 novembre alle ore 17. Fifa 23 sa già chi li vincerà (no spoiler, ma sappiate che finora ci ha sempre preso), mentre Google ha già annunciato una serie di strumenti per seguire l’evento con un banale browser web. Freme anche Waze, che ha celebrato l’evento realizzando avatar per ciascuna delle 32 nazioni impegnate nella competizione e una voce di navigazione specifica. L’Italia? Esclusa, naturalmente.
Carina iniziativa da parte di DAZN che offre ai suoi abbonati Gazzetta Digital Edition senza costi aggiuntivi. La piattaforma, insieme a Sky ma anche a Netflix, Prime Video e altri ha plaudito alla maxi operazione della Polizia che ieri ha sgominato una banda, con tanto di “agenti di commercio” sul territorio, che fatturava milioni di euro offrendo a 10 euro/mese la visione di tutte le piattaforme di streaming in abbonamento più note. Ricordate che a rischiare non sono solamente le “teste”, ma anche i clienti.
META TAGLIA, AMAZON RIMPIANGE LA PANDEMIA, APPLE NON NE PUÒ PIÙ
E veniamo alle notizie più buie, che hanno scandito buona parte del 2022 e – è la sensazione – continueranno a farlo nel 2023. Apre la settimana Meta, con l’annuncio di licenziamenti in massa che poi dettaglierà pochi giorni più tardi: la forza lavoro sarà ridotta di 11.000 unità, pari al 13% del totale, tagli che non risparmieranno la sede di Milano. Mi hanno colpito le parole: “Nel 2023 concentreremo i nostri investimenti su un piccolo numero di aree di crescita ad alta priorità”, un déjà-vu di quelle utilizzate dal CEO di Google Sundar Pichai in estate:
Alla luce delle assunzioni già fatte rallenteremo il ritmo per il resto dell’anno, pur continuando a rimanere vigili per supportare le nostre attività più importanti. Per la restante parte del 2022 e nel 2023 concentreremo le nostre assunzioni su ingegneri, tecnici e altri ruoli cruciali, assicurandoci che il talento che metteremo sotto contratto sia in linea con le nostre priorità a lungo termine – scrisse Pichai in una lettera ai dipendenti.
Il momento storico si riflette anche su Amazon. Dopo il boom della pandemia nel 2020, quando la gente non potendo andare in giro comprava da casa, che l’ha spinta fino al 2021, mercoledì scorso il gigante del commercio elettronico valeva oltre 1.000 miliardi in meno rispetto al picco di luglio 2021. Apple è in un momento di forma straordinario, ma attende momenti duri. A memoria non ricordo comunicati stampa, quindi iniziative spontanee ufficiali, in cui la Mela spiega brevemente che i continui blocchi alle attività in Cina per contenere il Covid rallentano la produzione degli iPhone 14 Pro.
Voci raccontano di un -30% alla produzione, e non si fatica a crederci vedendo lo storico prezzi su Amazon di iPhone 14 Pro – una retta aderente al prezzo di listino, e mentre scrivo non ce n’è uno disponibile. I dipendenti di Foxconn, il colosso che assembla gli iPhone, raccontano una storia diversa, e purtroppo ben più drammatica.
CRIPTOVALUTE, CLIMA E TWITTER NEL CAOS
Nulla di paragonabile, sia chiaro, alla situazione di chi lavora in Twitter, che pure vive nel saliscendi dell’era Musk. Niente più lavoro da casa “a vita”, prosegue il caos sulla questione della spunta blu con il blocco all’abbonamento da 8 dollari, e incertezza sul futuro: nonostante i sondaggi e le rassicurazioni sulla netta crescita del social da quando “lui” è al comando, Elon ha parlato come se l’azienda fosse sull’orlo del fallimento.
Sulla crisi climatica si auspicano decisioni forti da parte dei grandi del mondo in conclave in Egitto, ma le aspettative son basse con una guerra in corso. Nel frattempo non arrivano indicazioni confortanti dall’industria: per avanzare su uno dei componenti in assoluto più inquinanti delle auto elettriche e che ne franano la diffusione per via delle percorrenze, le batterie, serviranno secondo StoreDot altri 10 anni almeno.
L’attenzione di chi detta le regole comunque resta alta. C’è persino il rischio che le TV 8K vengano vietate in Europa per i loro consumi, incompatibili con i parametri ben più stringenti con il nuovo indice di efficienza energetica. Per l’immediato invece Microsoft pensa di limitare le prestazioni di un gioco per Xbox così da risparmiare energia o almeno indurre il cliente a rifletterci su. Resta alta l’attenzione di TIM alla situazione attuale: l’inflazione mina la tenuta dei conti, e l’idea dell’AD Pietro Labriola per non colare a picco è quella di introdurre entro fine anno una clausola sui nuovi contratti per indicizzarne i prezzi all’inflazione.
C’è chi a picco è colato, facendo pure gran casino – voglio esser buono. È Sam Bankman-Fried, trentenne criptomiliardario che a causa di una serie di errori e di scelte scellerate ha mandato in crisi l’intero mercato delle cripto, con il Bitcoin che in settimana ha raggiunto i minimi dal 2020, poi ha chiesto pubblicamente ammenda affidando a Twitter una serie infinita di messaggi (20) con la sua versione dei fatti prima di avviare le procedure fallimentari, gettando ulteriore scetticismo nei confronti di un segmento finanziario, quello delle criptovalute, che ben visto non è mai stato.
Il rischio paventato dagli osservatori era di una nuova Lehman Brothers, ma fino al momento in cui scrivo i due benckmark del settore – Bitcoin ed Ethereum – hanno dimostrato di aver retto, pur girando abbondantemente al largo dai valori di una o due settimane fa.
LA SETTIMANA DI HDMOTORI
Grazie al “polso” di Filippo Vendrame per la selezione.
GLI APPROFONDIMENTI E I VIDEO DELLA SETTIMANA
TOP 10 DELLE NOTIZIE PIÙ CHIACCHIERATE
Chiudiamo questo HDrewind con le 10 notizie più chiacchierate della settimana. Potreste trovare qualche “doppione” di quelle inserite sopra, ma se ve le foste perse ecco un elenco di immediata consultazione.