L’intelligenza artificiale ci può leggere nel pensiero? Non è proprio così, anzi. Si tratta in realtà di uno studio profondamente diverso, dalle finalità profondamente differenti.
Una nuova soglia, un nuovo traguardo superato dalla tecnologia. Stiamo naturalmente riferendoci al ‘tormentone’ degli ultimi mesi, cioè l’intelligenza artificiale. Esiste forse qualcosa che l’IA non riesca a fare? Difficile pensarlo; dall’arte, alla scrittura, alla programmazione l’IA ormai fa non di tutto, ma di tutto. E c’è di cui preoccuparsi, guardando alle conseguenze concrete; pensiamo solo a quanti artisti stanno perdendo il proprio lavoro o vedono le proprie commissioni scomparse, azzerate. Arte umana: kaputt.
E la tempesta disruptive – per la ricchezza di pochi e per la povertà dei tanti – non è ancora cessata. Un team giapponese ha infatti messo a punto una intelligenza artificiale capace di leggere nel pensiero. Scopriamo insieme di che cosa si tratta.
Precisamente lo scorso 30 novembre un team nipponico ha dimostrato che la propria intelligenza artificiale è capace di rivelare le immagini dell’attività cerebrale umana con un’esattezza superiore al 75%, In passato ciò era stato possibile solo quando la persona osservava una specifica immagine; ad esempio un volto umano o una lettera dell’alfabeto.
Ora invece l’IA ha compiuto il passaggio – definito da molti preoccupante – a paesaggi e figure di grande complessità. In particolare l’IA ha dimostrato di saper ricreare immagini basate puramente sull’attività cognitiva; sebbene con una certa approssimazione.
Come funziona l’intelligenza artificiale che ‘legge’ il pensiero
Lo studio prevedeva la registrazione dell’attività cerebrale dei partecipanti, intenti ad osservare 1200 figure all’interno di una macchina per la risonanza magnetica funzionale. L’IA ha poi costruito dei ‘grafici dei punteggi’ onde riconoscere le diverse immagini e organizzarle adeguatamente.
Ne è conseguito un vero e proprio ‘programma di traduzione‘ dei segnali neurali onde mettere in correlazione l’attività del cervello coi punteggi raccolti. Successivamente i partecipanti hanno visualizzato 1200 diverse immagini da quelle originali, sempre con un’adeguata misurazione dell’attività cerebrale tramite la fMRI. Si è scoperto che l’IA era in grado di distinguere tra immagini riprodotte e originali con una buona approssimazione, superiore ai precedenti tentativi.
Si tratta di una forma di studio molto utile onde garantire alle persone paralizzate o incapaci di comunicare una soluzione per capire cosa desiderino, cosa vogliono comunicare. Un aiuto pertanto alle disabilità importante, anche se ancora in fieri. Il cervello, dopotutto, rimane uno dei nostri organi più difficili.