Il telescopio spaziale TESS della NASA ha individuato un esopianeta che si sta disintegrando a una velocità sorprendente, perdendo l’equivalente della massa della Luna ogni milione di anni.
Questo mondo lontano, chiamato BD+05 4868 Ab, orbita attorno alla stella BD+05 4868 A, a circa 141 anni luce di distanza da noi. La sua particolarità risiede nel fatto che si sta letteralmente sgretolando sotto l’intenso bombardamento di radiazioni proveniente dalla sua stella madre. Questo fenomeno, seppur catastrofico per il pianeta, offre agli astronomi un’opportunità unica: osservare direttamente l’interno di un mondo extrasolare.
Due team di ricerca, uno del MIT e l’altro della Penn State University, hanno unito le forze per studiare questo affascinante oggetto celeste. Il team del MIT, utilizzando i dati del telescopio TESS, ha scoperto il pianeta e ne ha misurato la velocità di disintegrazione. Il team della Penn State, invece, ha sviluppato una tecnica innovativa per analizzare la composizione chimica degli esopianeti rocciosi, applicata con successo al pianeta K2-22b.
Ora, i due team intendono puntare il potente telescopio spaziale James Webb (JWST) verso BD+05 4868 Ab per ottenere informazioni dettagliate sulla sua composizione interna.
“Questi pianeti stanno letteralmente riversando le loro viscere nello spazio. Con il JWST, abbiamo finalmente i mezzi per studiare la loro composizione e vedere di cosa sono fatti realmente i pianeti che orbitano attorno ad altre stelle”.
L’osservazione di BD+05 4868 Ab rappresenta un’occasione preziosa per gli scienziati. “È straordinario che misurare direttamente l’interno dei pianeti del nostro sistema solare sia così difficile”, ha commentato Jason Wright, membro del team della Penn State.
“Abbiamo solo campioni limitati del mantello terrestre e nessun accesso a quello di Mercurio, Venere o Marte. Ma qui abbiamo trovato pianeti a centinaia di anni luce di distanza che stanno inviando i loro interni nello spazio, illuminandoli per noi da studiare con i nostri spettrografi. È un’opportunità straordinaria e fortuita per comprendere gli interni dei pianeti terrestri”.
Entrambi i team di ricerca hanno utilizzato il metodo del transito per studiare BD+05 4868 Ab. Questo metodo si basa sull’osservazione della diminuzione di luminosità di una stella quando un pianeta le passa davanti. Analizzando la luce stellare che attraversa l’atmosfera o i detriti attorno al pianeta, gli astronomi possono identificare gli elementi chimici presenti, una tecnica chiamata spettroscopia.
BD+05 4868 Ab è un pianeta con un periodo orbitale ultracorto, ovvero impiega solo poche ore per completare un’orbita attorno alla sua stella. Questo, combinato con l’elevata temperatura e la bassa gravità superficiale, causa la sua rapida disintegrazione. Il materiale espulso dal pianeta forma una coda di polvere simile a quella di una cometa, che si estende per milioni di chilometri.
La quantità di materiale perso da BD+05 4868 Ab è impressionante. Si stima che il pianeta abbia ormai una massa pari a quella della Luna e che, a questo ritmo, scomparirà completamente nel giro di pochi milioni di anni. “Il tasso di evaporazione del pianeta è assolutamente catastrofico”, ha aggiunto Hon. “Siamo incredibilmente fortunati a essere testimoni delle ultime ore di questo pianeta morente”.
I due team di ricerca hanno presentato una proposta congiunta per utilizzare il JWST per studiare BD+05 4868 Ab in modo ancora più dettagliato. “Ciò che è anche molto entusiasmante di BD+05 4868 Ab è che ha la stella ospite più luminosa tra gli altri pianeti in disintegrazione – circa 100 volte più luminosa di K2-22 – il che lo rende un punto di riferimento per futuri studi di disintegrazione di tali sistemi”, ha concluso Avi Shporer, membro del team del MIT.
“Prima del nostro studio, gli altri tre pianeti in disintegrazione conosciuti si trovavano attorno a stelle deboli, il che li rendeva difficili da studiare. La qualità dei dati che dovremmo ottenere da BD+05 4868 A sarà squisita. Questi studi hanno dimostrato la validità di questo approccio per comprendere gli interni degli esopianeti e hanno aperto le porte a una linea di ricerca completamente nuova con il JWST”.