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20.05.2020 In Alta Definizione, Tecnologia

Polaroid Now: la recensione dell’istantanea che guarda al passato

Chi ama la fotografia e la sua storia sarà senz’altro curioso di capire cosa c’è dietro questa Polaroid Now, l’ultimogenita del redivivo marchio che ha fatto la storia dell’istantanea. La prima dal giorno dell’acquisizione da parte del team di Impossible Project con la denominazione del brand originale, senza suffissi, asterischi o altre storpiature. Come dire, riecco Polaroid, senza tanti giri di parole.

Lo si capisce anche a prima vista. La Now è un prodotto che ricorda molto da vicino la gloriosa OneStep, o meglio, le sue rivisitazioni moderne (OneStep 2 e OneStep+), ma con alcune significative differenze: l’assenza di connettività Bluetooth (che significa utilizzo analogico al 100%) e la presenza a bordo camera di un piccolo sensore utile per la messa a fuoco.

Abbiamo avuto la possibilità di provarla per qualche settimana in abbinata alle pellicole i-Type e vi raccontiamo, qui di seguito, le nostre impressioni.

IL FASCINO DELL’ANALOGICO

Poche concessioni alla modernità, dicevamo. La Polaroid Now è in fin dei conti questo: una macchina che si ispira nella forma e nella sostanza alle vecchie Polaroid. L’unico strappo alla regola, si fa per dire, è la porta USB (di tipo A), per ricaricare la batteria integrata, e il led posteriore che ci ricorda con immancabile puntualità (e crudezza) il numero di scatti residui prima della fine delle pellicole.

Gli ingombri, come da tradizione, sono notevoli, e l’utilizzo della plastica (non tutte di buona qualità) è smodato. Il risultato finale è comunque garantito. Sembra davvero di tenere in mano una macchina d’altri tempi. Un bel déjà-vu.

La confidenza con le funzioni la macchina è pressoché immediata. Basta prendere coscienza dei pochissimi elementi che la compongono: c’è un cannocchiale galileiano come mirino, un (g)rosso pulsante di scatto sulla parte frontale della macchina, un altrettanto generoso flash appena sopra e un tastino per avviare gli autoscatti. Peccato non sia stato previsto nessun attacco filettato per un treppiede, avrebbe fatto comodo. In compenso c’è un laccetto per tenere la macchina al collo, casomai fosse necessario portarla in giro per uno shooting duraturo.

Caratteristiche tecniche:

  • Dimensioni: 94 x 112,2 x 150,2 mm
  • Peso: 434 grammi (senza pellicola)
  • Batteria: Ioni di litio (750mAh), ricaricabile via USB
  • Guscio esterno: Policarbonato + plastica ABS
  • Lenti: obiettivo standard + primo piano in policarbonato ottico e acrilico, rivestite
  • Lunghezza focale: primo piano (obiettivo 1) 94,96 mm, distanza (obiettivo 2) 102,35 mm
  • Messa a fuoco: sistema AF tramite 2 zone a fuoco fisso (0,55m-1,3m e 0,6m-infinito)
  • Campo visivo: 41 gradi in verticale, 40 gradi in orizzontale
  • Flash integrato

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Il cuore della macchina sta però tutto nell’obiettivo centrale, che in realtà nasconde due lenti, una da 35 e l’altra da 40 mm. La doppia focale serve per gestire le distanze. In pratica: una lente si concentra sugli scatti tra 55 cm e 1,3 metri, l’altra da 60 cm all’infinito.

La scelta della lente non avviene però attraverso un selettore manuale, come sulla OneStep+, ma è automatica. Un sensore integrato rileva infatti la distanza dal soggetto e decide in base alla distanza a quale lente dare credito. In questo modo, promette Polaroid, la fotocamera dovrebbe garantire il fuoco corretto, sia che si tratti di un ritratto o di un paesaggio. Il condizionale è d’obbligo; sì perché quello della Polaroid Now è tutto fuorché un sistema di messa a fuoco sofisticato – come quelli a rilevamento di fase multipunto delle macchine digitali – ed è facile che si faccia ingannare.

Di simile, rispetto alle fotocamere di nuova generazione, c’è la necessità di fare un clic a metà strada sull’otturatore. È questa, anche per la Polaroid Now, la prassi per attivare il sistema AF. Solo un piccolo e quasi impercettibile scatto dall’interno ci avviserà del passaggio da una lente all’altra.

La doppia focale è un piccolo stratagemma utile per gestire le distanze, ma non bisogna aspettarsi miracoli. Il rapporto di apertura 1:11 parla da sé: inutile cercare il bokeh o la luce dove non c’è. Per questo motivo il flash va usato spesso e volentieri, soprattutto quando si scatta indoor; non è un caso che sulla Polaroid Now sia attivo di default (anche se si può escludere).

In alternativa si può ricorrere a quello che Polaroid definisce sistema di doppia esposizione. In pratica, basta cliccare due volte sul tasto dell’autoscatto per chiedere alla Polaroid Now di effettuare due scatti con diversa esposizione e fonderli in un’unica immagine. Il tutto, ovviamente, tenendo fermi sia la Polaroid che il soggetto per evitare di incappare nel cosiddetto effetto fantasma (a meno che non sia voluto per uno scatto creativo).

IL PUNTO SULLE PELLICOLE

Se la confidenza funzionale con la Polaroid Now è pressoché immediata, quella reale è più complicata, soprattutto per chi non ha dimestichezza con il genere. Bisogna capire dove si può osare e dove no. Le limitazioni delle ottiche appena descritte, ma anche considerazioni più venali legate al costo delle pellicole – ogni box da 8 delle Polaroid i-Type quadrate (7,9 × 7,9 cm) ASA 640 costa 16 euro, praticamente 2 euro a scatto – impongono una piccola riflessione prima di ogni scatto. Sulle distanze, la centratura, la luce, le differenze di luminosità, le eventuali superfici riflettenti (letali quando si usa il flash). Cose a cui non siamo più abituati nell’era dello scatto bulimico da smartphone.

La qualità cromatica delle pellicole è comunque accettabile. Certe tonalità, e in particolare l’azzurro del cielo, non sono più così slavate come un tempo. Soto questo profilo, la Impossible I-1, provata qualche anno fa, non ci aveva convinto appieno. Difficile dire se sia merito della macchina o del lavoro svolto sulle emulsioni, fatto sta che il miglioramento si nota.

Le pellicole prodotte da Impossible, lo ricordiamo, non hanno bisogno di essere sventolate come quelle dello scorso millennio. Bisogna solo aspettare lasciando la foto appena scattata sotto la “tendina”, quel piccolo foglietto di plastica che si srotola ad ogni nuovo scatto comprendo l’istantanea appena sfornata. I tempi di sviluppo sono nell’ordine dei 10-15 minuti, il che impone qualche sacrificio fra uno altro scatto. Chi non volesse attendere, però, può sempre sfilare la foto dalla macchina e farla sviluppare altrove. Con l’unica accortezza di proteggerla dalle luce e dalle temperature estreme.

Pochi compromessi, invece a livello di autonomia. La batteria integrata da 750 mAh garantisce oltre un centinaio di scatti prima di esaurirsi. Come dire, terminerete più volte le pellicole prima di trovarvi a riattaccare la Polaroid Now alla presa di corrente.

CONCLUSIONI

Per concludere, come possiamo definire questa Polaroid Now in breve? Un capriccio? Un altro feticcio per utenti nostalgici? Al di là delle etichette, una cosa è certa. Il team degli ex dipendenti Polaroid (ora Impossible) che dal 2017 detiene il marchio ha preso davvero a cuore la faccenda. E un risultato l’ha già comunque ottenuto. Creare una famiglia di macchine istantanee sempre più vicine a quelle della gloriosa tradizione Polaroid, oggetti che mirano a riavvicinare gli utenti a un tipo di fotografia lenta, ragionata e imperfetta in un’era in cui si scattano centinaia di foto di buona qualità anche con un smartphone da pochi spiccioli. Lo si capisce lasciando questa Now libera in casa, sopra un pensile o un comodino. Chiunque ne sarà attratto, la vorrà prendere in mano, giocarci un po’, scattare una foto, portarsela a casa. Una Polaroid è pur sempre una Polaroid, anche solo per l’iconicità delle sue forme.

Il risultato è certamente migliorabile, soprattutto a livello di gestione della luce. Ma ci pare comunque un passo avanti rispetto a certi esperimenti del recente passato. L’alternativa più credibile al sistema Polaroid si chiama Instax, il sistema sviluppato da Fujifilm disponibile in diversi formati, sia rettangolari che quadrati, e basato su pellicole dal costo più competitivo (circa 1 euro a scatto).

In commercio resistono poi anche le cosiddette ibride, le macchine che scattano in digitale ma possono passare alla stampa immediata su carta Zink. Un approccio più sicuro, ma che per i puristi dell’istantanea resta un azzardo ai limiti della blasfemia.

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Articolo originale disponibile qui

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