Conquistare il premio Nobel ha il suo lato negativo: uno studio americano dimostra infatti che i vincitori del massimo riconoscimento nel campo della medicina vedono poi crollare la loro produzione scientifica, probabilmente perché il loro nuovo status di ambasciatori della scienza li rallenta nella ricerca. I risultati sono pubblicati sul National Bureau of Economic Research da un gruppo di ricercatori delle Università di Stanford (Usa) e Waterloo (Canada).
Lo studio ha preso in esame i vincitori di Nobel premiati tra il 1950 e il 2009, valutando tre parametri: il numero di studi pubblicati prima e dopo la conquista del premio, la loro innovatività e il numero di citazioni ottenute in altri articoli. I dati sono stati poi messi a confronto con quelli relativi a scienziati coetanei che avevano vinto il premio Lasker, un altro importante riconoscimento nel campo della medicina.
I risultati dimostrano che i premi Nobel hanno punteggi più elevati per tutti e tre i parametri prima della vincita del premio, mentre in seguito questa tendenza si inverte, tanto scendere allo stesso livello dei premi Lasker o addirittura più in basso. Anche i vincitori del premio Lasker vedono declinare la propria produttività scientifica dopo il riconoscimento, ma meno di quanto non accada ai Nobel: nei dieci anni successivi alla vittoria, i premi Lasker pubblicano in media uno studio in più all’anno rispetto ai Nobel.
L’analisi non è abbastanza dettagliata per dimostrare un rapporto di causa-effetto tra la vincita del Nobel e il calo di produttività, ma può far riflettere su come è destinata a cambiare la carriera professionale di uno scienziato dopo la conquista di un riconoscimento tanto prestigioso. “Il premio Nobel per la medicina – scrivono i ricercatori – offre un palco per svolgere la funzione di ambasciatori della scienza e i vincitori spesso ci salgono sopra”.