La maggiore mobilità e gli spostamenti più rapidi possono favorire la diffusione della malattia. Tuttavia, ancora è difficile capire quale sia il rischio perché i dati sono pochi e in divenire. Ecco le raccomandazioni delle autorità sanitarie e le misure adottate per proteggersi
Una guardia di sicurezza fuori dal mercato di Huanan Seafood Wholesale Market, chiuso dal 1 gennaio 2020 (foto: Getty Images/Stringer)
Il nuovo coronavirus in Cina, causa della misteriosa polmonite di cui si discute da quasi un mese, è ormai al centro dell’attenzione di tutte le autorità sanitarie nazionali e internazionali, nonché delle notizie dei media di tutto il mondo (e a volte anche di bufale da varie altre fonti). Non è un caso, perché la diffusione dell’epidemia, resa più semplice rispetto al passato dall’aumentata mobilità, preoccupa molto. Il bilancio sale a più di 600 contagiati e 25 decessi, secondo un recentissimo aggiornamento delle autorità cinesi riportato da Sky News. Tutto è partito da Wuhan, ma ci sono diversi casi anche a Guangdong, Pechino e altre città cinesi. E qualche episodio anche fuori dalla Cina, in Thailandia, il Giappone, la Corea del Sud e gli Stati Uniti. Nonché un caso sospetto in Italia, a Bari, che si è poi rivelato un falso allarme, e 4 in Scozia, tutti ancora da confermare. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha appena tenuto una lunga e approfondita riunione d’emergenza per individuare le misure opportune. Ma per il momento non dichiara uno stato di “emergenza sanitaria globale“, come avvenne per esempio per la pandemia di influenza H1N1 nel 2009, dato che l’emergenza attualmente la Cina. Ecco qual è la situazione e i rischi che l’epidemia si diffonda anche in Europa e in Italia.
Coronavirus, i rischi ad oggi
Il virus che causa la nuova polmonite fa paura anche perché è un coronavirus, un genere che include diversi patogeni, fra cui quello che a partire dal 2002 causò la Sars, provocando la morte di 775 persone in tutto il mondo, e la Mers, che dal 2012 causò almeno 500 morti. A fronte di malati rientrati nei loro paesi e dunque di casi anche fuori dalla Cina, ci si chiede quale sia la probabilità che la polmonite si diffonda in maniera importante in altri continenti. “L’aumento della mobilità del pubblico – ha ricordato la vice ministro Li Bin della National Health Commission cinese in una dichiarazione riportata da varie testate – ha oggettivamente aumentato il rischio di diffusione dell’epidemia”.
Se i viaggi sono un fattore favorente, non bisogna però allarmarsi prima del tempo. “Attualmente è difficile stimare il rischio, anche perché siamo in possesso di dati ancora scarsi e frammentari e in continuo aggiornamento”, spiega Gianni Rezza, responsabile delle malattie infettive all’Istituto superiore di sanità (Iss). “In generale, se si manifesteranno altri focolai epidemici oltre a quello di Wuhan, in altre città della Cina o in altri paesi, questo rischio crescerà sensibilmente. Lo stesso accadrà se l’epidemia a Wuhan si intensificherà molto”. Per ora ci sono oltre 616 diagnosi accertati e 25 morti, anche se le cifre crescono di ora in ora. “I numeri non sono ancora indicativi dell’ampiezza e dell’intensità del fenomeno”, aggiunge Rezza, “e sono in crescita, per cui bisognerà attendere l’andamento delle prossime settimane e mesi”.
Inoltre, aggiunge l’esperto, bisognerà seguire le valutazioni dell’Oms, che forniranno via via una più chiara indicazione del livello di allerta. “Per ora il problema risulta abbastanza contenuto”, chiarisce Rezza. “In questo caso il virus è stato identificato molto precocemente, mentre ad esempio nel caso della Sars l’individuazione avvenne mesi dopo”. E il vantaggio in termini di tempo potrebbe essere d’aiuto nel limitare la diffusione. “Inoltre dalle analisi cliniche sembrerebbe che la Sars sia più aggressiva, anche se ancora non possiamo averne la certezza”.
Come si trasmette il coronavirus
Per capire quali e quanto sono alti i rischi bisogna partire dalle vie del contagio. Lunedì 20 gennaio il governo cinese ha reso noto che la trasmissione avviene anche per via interumana, ovvero da uomo a uomo. “Questa ipotesi era molto probabile”, commenta Rezza, “ed è ora confermata. Tuttavia ancora non sappiamo quanto la trasmissione sia efficiente”, ovvero quanto sia potente e capace il virus di spargersi fra la popolazione.
Il passaggio uomo-uomo, prosegue l’esperto, avviene probabilmente come per gli altri coronavirus, non a distanza ma in ambienti ristretti e tramite il contatto della saliva sulle mucose. “Dunque – spiega Rezza – le probabilità di ammalarsi sono alte in ambito domestico, ospedaliero e in generale in luoghi piccoli che favoriscono il contatto”. Attualmente ci sono almeno 15 operatori sanitari colpiti. “Alla luce delle informazioni disponibili oggi questo dato era prevedibile – aggiunge Rezza – e la trasmissione è avvenuta da pazienti malati. Attualmente il personale sanitario è protetto e sta adottando le stesse misure utilizzate nel caso della Sars”.
Il focolaio è per ora soltanto a Wuhan e il primo contagio sembra essere avvenuto da animali all’essere umano: dalle indagini, infatti, è emerso che i contagiati erano frequentatori assidui del mercato Huanan Seafood Wholesale Market della città, ora chiuso. “Molto probabilmente – sottolinea Rezza – non è avvenuto attraverso il consumo di alimenti, come pesce e frutti di mare, ma dal contatto con animali selvatici vivi venduti in questo mercato”. L’ipotesi sembra confermata da uno studio appena uscito sul Journal of Medical Virology, che mostra che il virus proverrebbe da serpente, esemplare venduto al mercato di Wuhan. In pratica, secondo la ricerca, il nuovo coronavirus sarebbe il frutto della ricombinazione di un coronavirus del pipistrello (anche questo animale in vendita) e un coronavirus di origine sconosciuta. Così i passaggi sarebbero tre: da pipistrello a serpente, da serpente a essere umano e successivamente uomo-uomo.
Non andare in Cina, per ora
Il ministero della Salute ha raccomandato già da qualche giorno di non recarsi in Cina salvo stretta necessità. “Si tratta di una indicazione di buon senso molto importante”, sottolinea Rezza. “Ma qualora ci si trovi già in Cina, in particolare a Wuhan [attualmente ad esempio c’è un italiano lì, ndr] è bene adottare misure di precauzione come non frequentare luoghi affollati, utilizzare possibilmente la mascherina, lavarsi frequentemente le mani”. E, ovviamente, come ricorda l’Oms, non avere contatto con animali selvatici, vivi o morti – in ogni caso i mercati che vendono fauna selvatica sono già stati chiusi.
Nel frattempo Wuhan è praticamente una città isolata, perché sono temporaneamente chiusi l’aeroporto e la stazione ferroviaria e sospesi trasporti locali. Anche i festeggiamenti per il capodanno cinese, una festa tradizionale che richiama un ampio numero di turisti, sono stati annullati a Pechino e Macao. “Misure impagabili”, ha detto il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, nel corso della riunione d’emergenza dell’Oms, che riconosce che la Cina sta minimizzando il rischio di contagio.
In aeroporto
Diversi aeroporti stanno svolgendo controlli sui passeggeri in arrivo da Wuhan. Fra questi quello romano di Fiumicino Leonardo da Vinci, che è uno dei tre in Europa ad avere voli diretti verso la città. L’aeroporto ha allertato tutte le compagnie con voli in entrata dalla Cina di effettuare il monitoraggio. “Anche questa è una misura fondamentale”, spiega Rezza, “attraverso un termoscan si rileva se il passeggero ha la febbre e lo si indirizza direttamente ai reparti di malattie infettive di riferimento, nel caso di Roma allo Spallanzani”. Oggi sono stati controllati 202 passeggeri, tutti sani.
Coronavirus, la geografia del contagio
Oltre ai contagiati quasi 6mila persone hanno avuto un contatto stretto con malati e la maggior parte di queste sono sotto osservazione medica. La maggior parte delle diagnosi è a Wuhan, la più popolosa città della regione orientale, che è il focolaio epidemico da cui è partita l’infezione. Ci sono anche 15 operatori sanitari colpiti. Oltre a Wuhan, i contagiati sono a Guangdong, Pechino e in altre numerose altre città. Secondo i dati del 23 gennaio del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie Ecdc, c’è un caso a Hong Kong, due a Macao, uno in Giappone, Corea del Sud e Stati Uniti, oltre che 4 casi in Thailandia.
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