Potranno essere 5 o 6 gli scrutini necessari per eleggere il presidente della Repubblica; per quanto riguarda i nomi, lo scenario più realistico è quello che vede un nome condiviso sia da centrosinistra e M5S sia dal centrodestra; se questo non dovesse accadere, il 40% di elettori indipendenti al momento stimato potrebbe incrementare ed essere decisivo nel far convergere i voti sul presidente uscente, Sergio Mattarella: così la matematica entra in gioco nell’analizzare la situazione relativa alle elezioni per il Quirinale. A studiare i numeri e a individuare le tendenze è il matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘M.Picone’, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).
“Già prima dell’inizio delle attuali elezioni del presidente della Repubblica, dall’analisi dei, seppur scarsi, dati delle elezioni precedenti era noto che il valore mediano del numero di scrutini necessari per l’elezione è 5”, osserva l’esperto. A questo dato, si aggiunge il fatto la progressiva diminuzione delle schede bianche nei 3 scrutini è descritta “con ottima approssimazione da un modello lineare con un tasso medio di decrescita pari a 130 unità a scrutinio”.
Al di là dalle cause che hanno prodotto il fenomeno, “se saranno invariate (gruppi permettendo), il modello prevede che alla sesta votazione il numero di schede bianche sarà inferiore all’1%. Quindi è verosimile che l’elezione avverrà al quinto o sesto scrutinio”.
Per quanto riguarda il nome del prossimo presidente, Sebastiani ha condotto uno studio di simulazione basato sui seguenti elementi: “la stabilità dell’attuale governo”, “la recente azione di Draghi, che mostra la sua volontà concreta di candidarsi”, “la recente dichiarazione del centrodestra di preferirlo al suo posto attuale, con le relative implicazioni per i suoi grandi elettori” e il fatto che Draghi non ha ottenuto voti nell’ultimo scrutinio. Dall’ultima votazione emerge inoltre che, “escludendo le schede bianche e nulle, i voti dispersi, e i circa 60 voti di Fratelli d’Italia, risultano circa 400 voti per candidati che ad ora non sono stati sostenuti ufficialmente da nessun gruppo”: dati interpretati come un “40% di elettori che manifesta la potenziale volontà di votare in modo indipendente dalle indicazioni del proprio gruppo”.
Da questi elementi sono stati prodotti 3 scenari: il primo prevede “4 possibili candidati: Draghi appoggiato dal blocco centrosinisra-M5S, un candidato del centrodestra, Mattarella, e la categoria ‘altro’; il secondo prevede 5 candidati: Draghi, uno del centrodestra, uno di centrosinistra-M5S, Mattarella e ‘altro’; il terzo prevede Draghi, un candidato comune per centrosinistra-M5S e centrodestra, Mattarella e ‘altro’.
Nelle simulazioni, inoltre, gli elettori sono stati suddivisi in 3 gruppi: centrodestra (455 unità), centrosinistra-M5S (425), e ‘altri gruppi’ (100 unità, ricavato per differenza dal valore di circa 980 votanti delle tre votazioni effettuate).
“Per ciascuno degli scenari considerati, con i valori assegnati alle diverse probabilità che un elettore di ciascuno dei possibili gruppi ha di votare uno dei possibili tipi di candidati, risulta che l’unico scenario che garantisce chances significative di ottenere il quorum della maggioranza assoluta (505 voti), è l’ultimo, quello con un candidato comune centrosinistra-M5S e centrodestra. Nel caso in cui questo scenario non si realizzii – conclude il matematico – è naturale prevedere un ulteriore aumento della probabilità dei franchi tiratori a favore di Mattarella, che verosimilmente porterebbe alla sua rielezione”.