Provato con sigarette, spazzolini da denti… e ragni?
La realtà virtuale comincia a essere visivamente e acusticamente matura: le sue
immagini sono stabili, nitide e tridimensionali, e l’audio segue i movimenti
dell’utente, creando un’illusione di presenza molto potente. Ma a queste
simulazioni manca quasi completamente un senso molto importante per noi esseri umani: il tatto.
È vero che i controller e alcuni accessori di molti dispositivi per realtà virtuale danno un cosiddetto feedback aptico, ossia una leggera sensazione tattile, come per esempio una vibrazione quando si colpisce qualcosa o si viene colpiti, però è un’esperienza molto limitata e si tratta spesso di accessori molto costosi e ingombranti.
Un gruppo di ingegneri alla Carnegie Mellon University ha però presentato una soluzione sperimentale che consente di fornire anche alcune esperienze tattili più intense senza la complicazione di dover indossare appositi accessori.
A un visore per realtà virtuale, un normale Oculus Quest 2 commerciale, è stata aggiunta una griglia di 64 trasduttori che emettono delle onde ultrasoniche dirette verso la bocca dell’utente. Sincronizzando opportunamente gli elementi di questa griglia è possibile generare, senza contatto e senza parti mobili, delle onde di pressione sufficienti per esempio a incavare la pelle del viso, come se qualcuno lo toccasse con un dito.
Questi trasduttori possono produrre sensazioni tattili precise, che sono descritte in un articolo scientifico nel quale i creatori del dispositivo presentano i loro risultati e gli scenari virtuali tattili che hanno realizzato: bere da una tazza o da una fontanella, con la sensazione del liquido che scorre sulle labbra; mettere in bocca una sigaretta virtuale e sentirne la pressione e la presenza sulle labbra; spazzolarsi i denti e percepire lo spazzolino sui denti come se fosse davvero presente.
I ricercatori hanno anche creato un videogioco che simula una corsa in motocicletta, usando i trasduttori ultrasonici per far sentire sul viso degli utenti sperimentali l’effetto del vento, delle gocce di pioggia e degli schizzi delle pozzanghere.
Fin qui, insomma, tutto è molto sensato e piacevole: i volontari che hanno sperimentato questo dispositivo hanno effettivamente percepito delle sensazioni tattili abbastanza realistiche non solo sulle labbra ma anche sui denti e sulla lingua. Per i più romantici, Vivian Shen, studentessa di robotica al Carnegie Mellon e coautrice dell’articolo scientifico, ha spiegato al Daily Beast che i baci virtuali non riescono bene con questo sistema, perché la sensazione prodotta dagli ultrasuoni è troppo localizzata e puntiforme.
Invece i creatori di questo dispositivo hanno pensato bene di simulare la sensazione di attraversare una serie di ragnatele che toccano il viso per poi incontrare (cito dall’articolo scientifico) “un ragno [che] salta sulla bocca dell’utente, generando impulsi casuali in un’area di 1 centimetro che si sposta lateralmente, simulando zampe d’insetto che corrono sul lato del viso. E come gran finale, il malcapitato utente deve sparare al ragno, “che esplode in poltiglia gelatinosa e schizza l’utente”, per poi trovarsi con un ragno più grande che sgocciola veleno in faccia.
Non so voi, ma credo che per ora mi accontenterò della realtà virtuale non tattile.