Ottobre 2019, Apple lancia le sue prime auricolari true wireless in-ear con cancellazione attiva del rumore: le AirPods Pro. A distanza di tre anni, dopo un successo annunciato e mai messo in discussione, il modello Pro delle cuffiette della mela morsicata viene aggiornato. Da ormai più di una settimana ho tra le mie mani, o forse è meglio dire nelle mie orecchie le nuove Airpods Pro di seconda generazione, che non stravolgono il paradigma ma migliorano sostanzialmente tutti quegli aspetti che, negli anni, con il lancio di innumerevoli alternative, stavano iniziando a “invecchiare”.
Nessuno stravolgimento quindi, come giusto che sia dato l’enorme successo del modello passato, ma tanti piccoli aggiornamenti che sono però in grado, a mio modo di vedere, di far fare un salto importante all’esperienza d’uso. In che modo? A che prezzo? E quali sono gli aspetti che ancora cambierei? Vi racconto tutto in questa recensione.
SOMMARIO
DESIGN E ERGONOMIA
Sin dal primo sguardo, una volta estratte dalla confezione, le nuove AirPods Pro appaiono molto simili a quelle lanciate nel 2019. Distinguere le une dalle altre potrebbe sembrare inizialmente una vera e propria impresa ma vi basteranno pochi istanti per captare quali sono le piccole differenze che intercorrono tra i due modelli, e a quel punto le riconoscerete in un istante. A partire dalla custodia che è sicuramente l’elemento che si differenzia maggiormente tra le due generazioni.
Le dimensioni del case di ricarica rimangono identiche ma il nuovo aggiunge cinque grammi di peso. Cinque grammi giustificati dalla presenza di una batteria leggermente più capiente e soprattutto dall’inserimento di un piccolo anellino per agganciare al case un laccetto da polso e dallo speaker posizionato alla base, al fianco della porta linghtning. Eh già, nonostante le richieste di molti utenti anche in questa nuova generazione Apple continua ad utilizzare una lightning per la ricarica.
Peccato davvero, avrei tanto voluto una USB-C e credo proprio di non essere l’unico ad aspettarsela. Apple insiste dunque con il suo connettore proprietario, come accaduto su iPhone 14, con la differenza che qui non bisogna scambiare dati e non servono velocità di ricarica da capogiro. L’impatto nell’uso di tutti i giorni è quindi minimizzato ma la USB-C sarebbe comunque stato un altro passo, assolutamente gradito, verso il connettore universale che tutti aspettiamo.
Ma non finisce qui. Rispetto al passato la nuova custodia include anche il Chip U1 che permette di localizzare le AirPods con maggiore precisione nel momento in cui le smarriamo o dimentichiamo da qualche parte. Non sto parlando della funzione Dov’è, quella era già presente come lo è su tutte le Airpods, ma della possibilità di attivare la localizzazione Ultra Wide Band quando le cuffiette sono nei paraggi, come per gli Airtag per intenderci.
Rimane anche intatta l’impermeabilità IPX4 delle auricolari che viene però estesa questa volta anche alla custodia. Nessun problema quindi se indossate le cuffiette sotto la pioggia ma anche se, accidentalmente, il vostro case finisce nella lavatrice dentro la tasca dei pantaloni.
Dicevamo poi del piccolo speaker posto alla base della custodia di ricarica. Ebbene sì, Apple ha inserito questo piccolo altoparlante e lo utilizza come sistema di notifica. I suoni sono differenti per intensità e melodia a seconda di qual’è la situazione da notificare e si attivano quando mettiamo le cuffie in carica, quando queste stesse sono scariche, quando le connettiamo al telefono o quando le facciamo suonare per trovarle più facilmente tramite l’app Dov’è.
Parlando invece delle auricolari stesse, le differenze rispetto al modello precedente sono meno evidenti. Le dimensioni variano ma di pochissime frazioni di millimetro, nulla di percepibile ad occhio nudo e nemmeno indossandole. L’ergonomia rimane esattamente identica a quella del modello precedente; quindi se vi stavano comode prima vi staranno comode anche ora, e viceversa. Apple ha però aggiunto quest’anno un nuovo gommino per chi ha un condotto uditivo particolarmente stretto. Oltre alle classiche misure S, M, L abbiamo infatti in questa nuova generazione anche la XS.
Esteticamente le differenze sono ugualmente poco marcate, cambia la posizione del sensore per il riconoscimento del contatto con la pelle, ora più preciso, ed è stato ridimensionata e riposizionata la griglia per la regolazione della pressione dell’aria. Poche piccole differenze che non ne modificano l’impatto estetico.
Allo stesso modo rimangono, a mio modo di vedere, abbastanza corti e sottili gli steli sui quali trova posto la superficie sensibile per attivare i comandi touch. Si tratta di un feedback ovviamente soggettivo, ma personalmente continuo a preferire le cuffiette con una superficie piatta e sensibile un pochino più ampia. I comandi funzionano bene e sono reattivi, intendiamoci bene, la mia difficoltà sta proprio nell’individuare la superficie touch. Con l’abitudine il problema non si fa più sentire? Può darsi, lo vedremo tra qualche settimana.
Detto questo gli input per i comandi touch sono gli stessi della generazione precedente. Quindi: un tocco per avviare o mettere in pausa la riproduzione, due per passare al brano successivo e tre per tornare a quello prima. C’è poi la pressione prolungata che attiva la cancellazione del rumore in alternanza con la modalità trasparenza. La novità sono invece i controlli del volume. Con uno swipe verso l’alto lo alziamo, verso il basso lo abbassiamo. Devo dire che una volta capita l’intensità dello swipe il controllo funziona molto bene e ogni regolazione è accompagnata da un click, ovviamente sonoro, che vi farà però pensare di aver ricevuto un feedback quasi aptico. Solite chicche alla Apple che fanno sempre molto piacere.
CANCELLAZIONE DEL RUMORE E TRASPARENZA
Bene, eccoci però a parlare un pochino di quelle che sono poi le prestazioni di queste AirPods Pro in quelli che sono gli aspetti più importanti di un paio di cuffiette di questo genere. Partiamo quindi dalla cancellazione del rumore che era già presente sul modello precedente ma che è stata qui migliorata esponenzialmente. Un aggiornamento dovuto dal momento che, nel tempo, con l’avvento di diverse alternative, le AirPods avevano perso il loro primato in questo campo.
Apple ha quindi lavorato in diversi modi per tornare al comando di questa classifica. Prima di tutto ha aggiornato il chip che gestisce gli algoritmi della cancellazione del rumore. Si passa da Apple H1 a Apple H2, che raddoppia la cifra del nome ma soprattutto raddoppia il numero di transistor, garantendo prestazioni molto più elevate e la possibilità di elaborare un numero molto maggiore di dati. La differenza è notevole sin dal primo ascolto, anzi, dal primo non ascolto dato che parliamo di cancellazione del rumore.
Riuscendo a processare i dati molte più volte in un secondo, il nuovo chip H2 offre quindi una cancellazione del rumore più efficace ma anche più intelligente, e la stessa cosa vale per la modalità trasparenza di cui vi parlo tra poco. L’efficacia della cancellazione rimane comunque complicata da descrivere. Potrei dirvi che sul treno o sull’aereo il fruscio dei motori o i rumori classici delle rotaie sono praticamente azzerati, così come il brusio di un ufficio open-space.
Ma per rendere il giudizio più semplice da comprendere provo a dare di voti. Diciamo che al modello vecchio assegno un 5 per efficacia della cancellazione e un 7 per intelligenza che diventano un 8 pieno per efficacia e un 9 abbondante per intelligenza nelle nuove AirPods. Passando a valori più tecnici e affidandoci alla complicazione Rumore su Apple Watch scopriamo poi che il taglio, nelle situazioni più complesse, può arrivare anche a 25-30 dB, un valore assolutamente non di poco conto. Se a questo taglio aggiungiamo anche della musica o un film in riproduzione ecco che il rumore di fondo viene totalmente coperto in quasi ogni situazione.
Questa nuova generazione, infatti, oltre a sopprimere più efficacemente i rumori di fondo riesce anche ad adattare molto bene il livello di intervento a seconda delle situazioni. In quelle che vi ho descritto sopra, ad esempio, le cuffiette lavorano per eliminare completamente i rumori, mentre se state passeggiando in città la sensazione è quella che “i tappi siano un pochino più aperti” per non isolarvi completamente dal contesto.
Vi parlo dunque ora anche della modalità trasparenza che beneficia della stessa precisione e intelligenza che abbiamo appena descritto per l’ANC. Il Chip H2 analizza i suoni provenienti dall’esterno oltre 48.000 volte al secondo e riesce per tanto a restituire un effetto trasparenza che è del tutto naturale, con però alcuni accorgimenti assolutamente graditi. I rumori più forti e fastidiosi, come la sirena di un’ambulanza o l’abbaio di un cane verranno infatti comunque un pochino filtrati e abbassati in modo da continuare sì a sentire tutto l’ambiente che ci circonda mantenendo un certo livello di comfort acustico. Rispetto ad altri modelli mi è invece mancata la possibilità di attivare una modalità che amplifichi le voci. Non è una funzione che amo tenere sempre attiva, in alcuni casi può arrivare ad essere molto fastidiosa, ma ci sono delle situazioni in cui è comunque utile; ad esempio quando dobbiamo parlare con una persona in un luogo molto rumoroso.
QUALITA’ DEL SUONO
Anche per quello che riguarda la qualità nella riproduzione di brani musicali e, più in generale, di contenuti multimediali, le nuove AirPods fanno un passo in avanti rispetto al modello del 2019. Ecco, forse tra tutti gli aspetti analizzati fino ad ora quello della qualità del suono offre un miglioramento un pochino meno evidente ma comunque assolutamente percepibile. Del resto le vecchie AirPods non suonavano male, anzi, quindi non si tratta di uno stravolgimento ma più di una ottimizzazione.
Ottimizzazione che è sicuramente frutto dell’utilizzo di nuovi driver ad alta escursione, di un amplificatore custom ad alta gamma dinamica, delle prese d’aria per l’equalizzazione della pressione e ovviamente del nuovo chip H2 che analizza i contenuti riprodotti e cerca l’equalizzazione migliore per ogni situazione.
Quindi che dire, queste nuove AirPods Pro si sentono molto bene, non ho molti dubbi a questo proposito, anzi, ma se dovessi definirle con un solo aggettivo questo sarebbe sicuramente “ruffiane”. Già, sono esattamente quelle cuffiette che le indossi, fai partire Apple Music o Spotify e sei appagato. Se però poi ti concentri un attimo ecco che ti accorgi degli alti un filo troppo accentuati per far sembrare tutto più cristallino, specialmente con alcuni generi come il pop, così come di un tentativo di dare enfasi ai bassi che però, per ovvi motivi fisici, sono sempre lì un pò sul filo della distorsione. Non ci si arriva mai, intendiamoci, il suono non si sporca ma è evidente come poi si arrivi ad un punto nel quale, per evitare distorsioni, le frequenze più basse vengono un pochino tagliate.
Ora, rimaniamo comunque ad un livello molto alto, diciamo che le inserisco tra le prime 3-4 TWS “commerciali” per qualità del suono ma come ben sappiamo ognuno ha i suoi gusti e il giudizio rimane sempre molto soggettivo. Io ad esempio preferisco un suono un pochino più flat e in questo senso avrei gradito la possibilità di equalizzare a monte direttamente le cuffiette, senza dover intervenire nelle singole app sorgente.
Resta invece assolutamente di impatto l’audio spaziale, che non è una novità assoluta ma che in queste AirPods Pro di seconda generazione raggiunge un livello di coinvolgimento e immersività ancora più elevato. Apple, ha inoltre aggiunto la possibilità di cucirlo su misura sul nostro orecchio. Attraverso la fotocamera frontale è infatti possibile effettuare una scansione del volto e poi delle orecchie, in modo che l’intelligenza artificiale possa determinare distanze e forma dei padiglioni e simulare al meglio la direzione di provenienza dei suoni.
Muovendo la testa il punto di provenienza del suono è molto ben evidente, ma il bilanciamento tra un orecchio e l’altro è corretto. L’effetto non viene mai accentuato eccessivamente abbastando troppo il volume della cuffia dell’orecchio più lontano e il risultato è molto naturale. Ma anche mantenendo una posizione frontale alla sorgente, in presenza di contenuti Atmos con audio spaziale, è possibile, concentrandosi un pò sul suono, percepire la posizione dei diversi strumenti come se stessimo assistendo dal vivo all’esibizione.
Una mancanza importante, invece, è sicuramente l’assenza del supporto all’audio lossless. Rimane infatti il supporto al codec proprietario AAC ed è stato aggiunto quello al codec standard LC3, che dovrebbe permettere di mantenere la migliore qualità con un bitrate inferiore, ma non c’è nulla che permetta di ascoltare i brani Hi-Fi della propria libreria, nemmeno di Apple Music, al massimo della qualità disponibile. Troppo alto il consumo in queste situazioni di ascolto? Può essere, ma dato che da qualche tempo proprio Apple Music ha iniziato a rendere disponibile moltissimi dei brani del suo catalogo in alta definizione mi sarei aspettato questa possibilità dalle TWS top di gamma della stessa azienda.
L’ho lasciato per ultimo ma non è ovviamente meno importante. Parlo dell’audio in chiamata che è comunque anch’esso ottimo. Per quello che riguarda la soppressione del rumore in uscita siamo sullo stesso livello di quello in entrata. I microfoni funzionano molto bene e consentono di eliminare i rumori e il brusio che ci circondano trasmettendo un segnale pulito. Certo, nelle situazioni più complesse può darsi che anche le alcune frequenze della voce vengano un pochino tagliate ma in generale il risultato è sempre più che ascoltabile e comprensibile. Bene anche l’ascolto che può sfruttare proprio l’ANC per permetterci di sentire il nostro interlocutore senza problemi anche quando ci troviamo in un luogo molto rumoroso.
COLLEGAMENTO CON IPHONE E AUTONOMIA
Ed eccoci a parlare un attimo di connettività e ecosistema, perchè ovviamente queste AirPods Pro funzionano bene ma danno il meglio di sé quando sono connesse ad un iPhone, meglio ancora se recente e dotato di Bluetooth di ultima generazione, dal 5.2 in poi. Le AirPods Pro di seconda generazione sono infatti dotate di Bluetooth 5.3 che consente una connessione più stabile fino anche ai 35 metri di distanza, ostacoli fisici permettendo, oltre che un consumo inferiore.
Una volta connesse ad iPhone, con la solita semplicissima procedura che ci permette di collegarle letteralmente con due click, all’interno delle impostazioni dello smartphone compare la voce AirPods Pro. Non sono quindi necessarie ulteriori app perchè tutte le regolazioni avvengono direttamente da lì. Abbiamo quindi la possibilità di attivare o disattivare la cancellazione del rumore e, come detto prima di personalizzare l’effetto dell’audio spaziale grazie alla scansione delle orecchie.
Ma non solo. C’è infatti anche il Fit test, grazie al quale possiamo assicurarci di stare indossando la misura corretta di gommini. In sostanza le Airpods riproducono un suono e tramite i microfoni “ascoltano” il ritorno e capiscono se le cuffiette sono indossate correttamente e se i gommini isolano a dovere.
Chiudiamo quindi parlando di autonomia. Apple dichiara 6 ore di ascolto con una sola carica e 5,5 con audio spaziale attivo. Nella realtà, con cancellazione del rumore attiva e volume al 50% circa non si va molto lontano, io mi sono fermato intorno alle 5 ore e mezza di ascolto normale e 5 ore con audio spaziale. Una delle novità di quest’anno riguarda poi la ricarica, non tanto nella velocità quanto nella modalità. La nuova custodia, infatti, supporta sempre la ricarica Wireless tramite MagSafe ma quest’anno supporta anche la ricarica Wireless tramite il caricatore di Apple Watch.
CONCLUSIONI
Eccoci infine al momento di tirare un’attimo le somme. Partiamo dal presupposto che, come per tutte le AirPods, anche queste nuove Pro di seconda generazione sono true-wireless da prendere in considerazione quasi esclusivamente se si utilizza iPhone. Rimangono ovviamente compatibili anche con gli smartphone Android ma si vanno a perdere molte delle funzioni che le rendono interessanti. Non avremo infatti tutti i vantaggi legati all’ecosistema, le regolazioni dell’audio spaziale e le altre funzioni esclusive garantite dalla connessione ad un iPhone; insomma, vengono meno i punti di forza. Per chi usa uno smartphone Android le alternative non mancano, costano probabilmente meno, e sempre più spesso acquistando delle cuffiette della stessa marca del proprio smartphone si possono sfruttare, come qui, alcune funzioni esclusive.
Le nuove AirPods Pro costano 299 euro, sicuramente tanto e di più della maggior parte delle alternative sul mercato. Acquistando una delle alternative, tuttavia, un utente iPhone deve cominciare a rinunciare ad un po’ di cose comunque interessanti e in grado di impreziosire l’esperienza d’uso. Ne vale la pena? Sta a voi deciderlo, quello che posso dire io è che chi si è trovato bene con le AirPods Pro di prima generazione, che saranno tra l’altro ormai a fine vita, alla fine sono quasi certo opterà per questo nuovo modello. Lo stesso dovrebbe fare chi vuole delle auricolari in ear di qualità da abbinare al proprio iPhone garantendo la massima compatibilità e le migliori prestazioni possibili. Se il budget non fosse abbastanza alto allora potete restare in casa Apple guardando alle AirPods non Pro di seconda o terza generazione, in alternativa vi direi Galaxy Buds 2 Pro o Huawei Freebuds 2 Pro, consci dei possibili limiti.
PRO E CONTRO
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