Se prima di questa recensione mi avessero detto che avrei scritto che questo Asus ProArt PZ13 (visto per la prima volta a Computex) è un prodotto più centrato rispetto ad un Surface Pro 11 probabilmente non ci avrei creduto; e invece eccomi qui ad iniziare la recensione proprio con questa affermazione. Sì perchè Surface Pro è un prodotto che ho sempre apprezzato e che, nella sua nuova veste di Copilot+ PC con le piattaforma Snapdragon X, acquista ancora più senso per via dell’autonomia migliorata in maniera considerevole, elemento determinante in una soluzione che punto tutto sull’utilizzo in mobilità.
Ma questa alternativa Asus è troppo più conveniente per non essere presa in considerazione. Vi basti pensare che il PZ13 con tastiera, display OLED e 1 TB di storage viene venduto a 1.500 euro, contro gli oltre 2000 euro, tastiera esclusa, del Surface Pro più simile in termini di configurazione. È vero, il Surface in questione offre uno Snapdragon X Elite con due core in più del X Plus della soluzione Asus, ma su macchine di questo tipo con un design cosi compatto la differenza di prestazioni tra le due SKU non è così determinante. Bene, per provarlo a fondo me lo sono portato letteralmente dall’altra parte del mondo, alle Hawaii, e ora vi racconto cosa mi è piaciuto e cosa si può migliorare.
INDICE
DESIGN E ERGONOMIA
Pro Art PZ13 è un notebook 2 in 1 con design detachable, ovvero con la tastiera che si può separare dalla parte contenente l’hardware e, come già accennato, il suo concorrente diretto è ovviamente il Surface Pro 11; anche perchè, oggigiorno, i prodotti dotati di questo tipo di design sono ormai stati soppiantati dai 2 in 1 con cerniera a 360 gradi. Basti pensare che l’ultima alternativa a Surface Pro che ho provato è stato proprio un’altro Asus, il ROG Flow X13, che rispondeva però ad esigenze completamente differenti.
Senza ombra di dubbio le caratteristiche più importanti per un tablet sono le dimensioni e il peso. Da questo punto di vista il ProArt PZ13 è molto simile a Surface Pro 11, cambia il rapporto di forma per via del display che da un lato è in 16:10 mentre per Surface in 3:2 ma, considerato che le cornici hanno più o meno la stessa dimensione l’ingombro complessivo è praticamente identico. E anche a livello di peso non abbiamo grosse differenze, entrambi sono sotto la soglia dei 900 grammi (solo tablet), cosa che li rende sicuramente molto adatti ad un utilizzo quasi esclusivamente in mobilità.
Dalla sua, il ProArt PZ 13 ha poi una progettazione e una costruzione che gli hanno permesso di ottenere una certificazione Military Grade secondo lo standard militare statunitense di livello MIL-STD 810H, oltre che la certificazione IP52 per le infiltrazioni di liquidi e polvere. E questo è anche il motivo per cui, lungo i lati della scocca, le porte di espansione sono coperte con uno sportello che fa da guarnizione. Un dettaglio che rende queste stesse meno accessibili ma che allo stesso tempo garantisce una maggiore resistenza a tutta la soluzione. Se quindi avete intenzione di utilizzare questo prodotto in mobilità, magari anche in situazioni non esattamente di estremo comfort, sappiate che ci sono tutti gli accorgimenti del caso.
A differenza di Surface, poi, questo PZ13 non ha uno stand incorporato nella scocca ma questo stesso è parte integrante della cover che si aggancia magneticamente al retro del tablet. La resistenza della cerniera è buona e il tablet può essere inclinato lungo tutta l’escursione della cerniera stessa a partire da circa 90 gradi fino a quasi sdraiarsi completamente, sempre con una stabilità ottima.
L’altra parte della cover è quella che integra la tastiera; anch’essa si aggancia magneticamente, questa volta alla base del tablet. La tastiera in sé è ben realizzata. I tasti a isola sono della giuste dimensioni, hanno una buna spaziatura e una corsa sufficientemente profonda. In generale devo dire che si scrive abbastanza bene, anche per via di un layout che non è troppo sacrificato nonostante le dimensioni ridotte della superficie a disposizione. C’è però un dettaglio che non ho molto apprezzato, ovvero il fatto che la tastiera rimanga per forza di cose piatta sulla superficie d’appoggio. Avrei molto gradito dei magneti nella parte alta che permettessero di agganciarla all’estremità del display per darle un’inclinazione che avrebbe contribuito a renderla molto più confortevole. Non è un difetto esagerato, intendiamoci, ma da un produttore come Asus, che ha inventato e pubblicizzato per anni le cerniere ErgoLift, è un particolare che mi sarei aspettato.
Tornando alla dotazione e in particolare parlando delle porte di espansione posso dirvi che non siamo di fronte al notebook più attrezzato in assoluto, ma il form factor porta indubbiamente a dover scendere a certi compromessi, e quindi ecco che due USB-C 4.0 e un lettore di schede SD in formato standard possono bastare. La nota positiva deriva sicuramente dal fatto di avere due USB-C, che ci consentono di mantenere il prodotto in carica anche con un accessorio multi-porta connesso. Dall’altro lato, a sua volta, il lettore di schede SD è un valore aggiunto per quello che Asus si è immaginato come il target di questo prodotto, ovvero i creator digitali. Non possiamo invece non notare, e non sottolineare, la mancanza del jack audio.
Ovviamente, essendo dotato di display touch, questo Asus ProArt PZ13 è compatibile anche con la Asus Pen 2.0 che, tuttavia, non essendo inclusa in confezione, non abbiamo provato. Come possiamo vedere dalle foto c’è però una piccola asola nella parte superiore della cover che è stata messa lì proprio con lo scopo di contenere la penna quando non utilizzata.
DISPLAY OLED
I display OLED sono ormai diventati uno dei punti di forza e dei tratti distintivi dei notebook Asus, quindi non sorprende affatto che il pannello all’interno dell’elegante guscio in alluminio del PZ13 sia proprio un OLED da 13.3 pollici, e anche di ottima qualità. Osservare qualsiasi tipo di contenuto su questo pannello non può che lasciare tutti soddisfatti sotto ogni punto di vista, dalla resa dei colori alla profondità dei neri e alla conseguente tridimensionalità delle immagini. L’unico difetto, se così possiamo considerarlo, è dato dalla luminanza massima tipica, che è leggermente inferiore ai 400 nit. Non il massimo se dovete utilizzare il notebook in esterna sotto la luce diretta del sole. In tutti gli altri casi il display fa il suo lavoro nel migliore dei modi, ma considerato il target, ovvero creativi in mobilità, il fatto che si possa avere qualche problema in esterna non è da sottovalutare.
Dall’altro lato è invece certamente da apprezzare il fatto che si tratti di un display calibrato, con copertura completa dello standard sRGB e DCI-P3, oltre che del 95% per l’Adobe RGB; tutto questo ha assolutamente senso considerato che si rivolge ad un pubblico che lavora con immagini. Come spesso accade per le soluzioni Asus anche questo PZ13 segue gli standard Pantone, per cui detiene anche la omonima certificazione. Una scelta che può sembrare controversa dal momento che il Pantone è uno standard utilizzato per la stampa e non, ad esempio, nella produzione video. Ma guardando poi alle specifiche di questo notebook è una caratteristica che acquista indubbiamente senso: questa è una macchina con cui difficilmente farete montaggio video professionale di livello altissimo, ne tantomeno del color grading. Si tratta invece di una soluzione che potrebbe essere perfetta per lavorare su foto e immagini statiche destinate proprio alla stampa, magari per un primo ritocco “sul campo” prima di essere poi riviste più accuratamente in studio.
AUDIO
Lato audio le prestazioni sono un pochino meno esaltanti di quelle del display. I due speaker presenti lungo le cornici della soluzione offrono prestazioni che sono sufficienti ma che, sicuramente, non lasciano a bocca aperta. Si poteva fare di meglio? Sicuramente si, basti guardare, per esempio, ad iPad Pro 13, che in uno chassis ancora più sottile offre degli altoparlanti di qualità eccellente e con un volume nettamente superiore a quanto sentito qui.
SCHEDA TECNICA
- Colori: Nano Black
- OS: Windows 11
- Processore: Snapdragon X Plus
- NPU: Qualcomm Hexagon fino a 45TOPS
- GPU: Qualcomm Adreno
- Display: OLED 13,3″ 3K 2880×1800, 16:10, tempo risposta 0,2ms, 60Hz, 500nit HDR picco, 100% DCI-P3, 1.000.000:1, certificato VESA Display HDR True Black 500, Pantone Validated, TÜV Rheinland, schermo-scocca 87%
- Memoria: 16GB LPDDR5X
- Storage: 1TB M.2 NVMe PCIe 4.0 SSD
- Porte: 2x USB 4.0 Gen 3 tipo-C, lettore SD Express 7.0
- Tastiera: Soft Keyboard, tasto Copilot
- Webcam: 5MP 1440p QuadHD, Windows Studio Effects, Windows Hello
- Fotocamera posteriore: 13MP UHD 4K
- Audio: Smart Amp, speaker, microfono array
- Reti: WiFi 7, Bluetooth 5.4
- Batteria: 70WHr
- Peso: 0,85kg
- Dimensioni: 297,5×202,9x9mm
- Resistenza: MIL-STD 810H, IP52
HARDWARE E PRESTAZIONI
Sotto la scocca del ProArt PZ13 troviamo uno dei nuovi chipset della famiglia Snapdragon X di Qualcomm. Nel dettaglio parliamo dello Snapdragon X Plus nella versione X1P-42-100, messa sul mercato lo scorso settembre. L’X1P-42-100 è dotato di 8 core, contro i 10 del X1P-64-100. Entrambi i chipset funzionano a una frequenza massima di 3,4 GHz, ma l’X1P-42-100 ha una GPU Adreno significativamente più lenta, con una potenza massima di 1,7 teraflops (TFLOPS), rispetto alla versione più veloce con 3,8 TFLOPS.
Dando uno sguardo alla gamma delle piattaforme X di Qualcomm è facile notare come, per caratteristiche e prestazioni, i modelli Elite siano superiori ai Plus. Di fatto quindi, questo ProArt PZ13 offre la soluzione base tra le nuove CPU Oryon È inoltre importante notare che questi portatili Qualcomm eseguono la versione Arm di Windows, e che ancora non tutti gli applicativi son stati riscritti per girare nativamente con delle istruzioni Arm. Tanti dei software più comuni, come i browser, la suite Office e alcune app della suite Adobe CC, solo per citarne alcuni, girano già in maniera nativa ma, soprattutto gli applicativi più di nicchia e particolari richiedono invece una “traduzione” istantanea del codice e delle istruzioni per poter girare correttamente. Un’operazione che ovviamente comporta un certo utilizzo di risorse e che, pertanto, potrebbe rendere prestazioni e autonomia di queste soluzioni ancora un pochino altalenante.
Nonostante la piattaforma “base” è tuttavia interessante notare che il ProArt PZ13 non risulta, in rapporto, significativamente più lento nelle attività ad alta intensità di CPU rispetto ad altre soluzioni testate e dotate di piattaforme superiori, come lo Snapdragon X1E-78-100 a 12 core. Tutto ciò a dimostrazione che un chipset da solo non è garanzia di un determinato livello di prestazioni; la messa a punto del produttore è altrettanto importante.
Se guardiamo ai grafici i risultati dei test sintetici sono esattamente lo specchio di quanto detto sopra, in single core le prestazioni sono molto simili a quelle del Lenovo Yoga 7x, come dovrebbe essere dato che i core sono identici per architettura e variano solo leggermente in termini di frequenza di clock. Diverso il discorso in multi-thread, dove però i risultati sono influenzati dal numero dei core stessi che, ovviamente, penalizzano lo Snapdragon X Plus nei confronti di X Elite. In generale si tratta comunque di una messa a punto ben ottimizzata, che vi permetterà di svolgere tutte le operazioni più comuni senza problemi e con temperature e ventole sempre sotto controllo.
In definitiva, il ProArt PZ13 è un portatile ottimo per la produttività di tutti i giorni. Il target definito da Asus è quello dei creator in mobilità ma, onestamente, penso che all’interno di questa categoria molti utenti necessitino di maggiore potenza. Come già anticipato questo PZ13 può essere una buona base di partenza per una veloce post produzione sul set, ma per i lavori più pesanti servono workstation di ben altra caratura. Anche perchè molte delle app usate per la creazione di contenuti non sono ancora disponibili nativamente per ARM; basti pensare a Premiere o Lightroom, annunciate ma non ancora rilasciate se non in beta.
E parlando di gaming poco cambia, nessuna di queste macchine è adatta ai giochi o alle attività creative che sfruttano principalmente la GPU. Il MacBook Air M3 o le nuove soluzioni Lunar Lake di Intel sono ormai state raggiunte, e in alcuni casi superate lato CPU, ma possono ancora contare su prestazioni decisamente superiori per quel che riguarda la GPU.
Ma PZ13 è uno strumento valido anche se nella vostra routine avete la necessità di lavorare con l’AI in locale, ovviamente restando entro un range di operazioni non eccessivamente complesse. I chipset Qualcomm sono stati i primi a supportare l’iniziativa Copilot+ di Microsoft incentrata sull’intelligenza artificiale, soprattutto grazie alla loro NPU più veloce rispetto alle altre piattaforme presenti sul mercato al momento del loro lancio. Vanta fino a 45 TOPS che, al lancio era il valore più alto disponibile. Per dovere di cronaca dobbiamo però specificare che sia AMD con i nuovi Strix Point, che Intel con i Lunar Lake, hanno colmato questo
AUTONOMIA
Altro capitolo molto importante quando parliamo di prodotti dotati di piattaforme ARM è senza dubbio l’autonomia. Questo ProArt PZ13, nonostante le dimensioni ridotte del tablet, offre una capacità di ben 70Wh. Il merito è anche qui delle nuove piattaforme, che, non generando eccessivo calore permettono di utilizzare sistemi di dissipazione più compatti lasciando spazio per la batteria. Il risultato della presenza di un modulo con questa capienza è ovviamente buono, anzi, molto buono.
Con un utilizzo lavorativo standard fatto di navigazione web, gestione mail, fotoritocco semplice, un po’ di video in streaming e di videoscrittura si riescono a superare le 14 ore di utilizzo; ovviamente con modalità d’uso bilanciata e luminosità dello schermo al 50% circa. Si tratta di un risultato sicuramente soddisfacente, direi impensabile fino a poco tempo fa con le piattaforme a disposizione in ambito Windows. Ed è un bene che Qualcomm sia arrivata con le sue soluzioni ARM in grado di garantire questa autonomia; la conseguenza è stata infatti un risveglio della concorrenza x86, che si è vista costretta a reagire a stretto giro.
CONCLUSIONI
Tirando un attimo le somme potremmo dire che questo ProArt PZ13 è, senza dubbio, una soluzione interessante, soprattutto per chi cerca un prodotto compatto, dotato di un form factor in stile Surface Pro, magari proprio per sostituire un vecchio Surface. Nonostante la piattaforma leggermente meno potente, resta a parer mio preferibile allo stesso Surface grazie al suo prezzo decisamente concorrenziale. Come già anticipato parliamo infatti di 1500 di listino, contro gli oltre 2000 dell’alternativa Microsoft (a parità di memoria e tecnologia del display).
Per quanto riguarda la battaglia sul fronte piattaforme e SoC resta fuori da ogni dubbio che il lavoro di Qualcomm in termini di prestazioni e efficienza energetica sia stato molto buono; al punto che, guardando ai soli benchmark sintetici parliamo di piattaforme che possono giocarsela a carte pari, o addirittura superare, le alternative x86. Se solo il processo di conversione delle app accelerasse un pochino, sicuramente si potrebbe ampliare ulteriormente anche il target di questi prodotti.
PRO E CONTRO
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