MagicBook Pro è il primo portatile che Honor lancia nel nostro Paese in “esclusiva”, anticipando quindi l’arrivo della versione Huawei dello stesso dispositivo. Sicuramente una buona notizia perché permette all’azienda di diversificare la propria line-up inserendo un prodotto che garantisce prestazioni e caratteristiche superiori al MagicBook da 14 pollici (di cui trovate QUI la nostra recensione), con un display di dimensioni maggiori e dunque dal target leggermente differente.
Attenzione però a non esagerare con le aspettative. Il marketing dell’azienda ha associato a questo MagicBook l’aggettivo Pro ma diciamo che di “livello Pro” il prodotto ha giusto la piattaforma. Il prezzo d’altra parte è molto competitivo e per poterlo mantenere tale è senza dubbio necessario scendere a compromessi più o meno importanti.
SOMMARIO
OCCHIO AI PARAGONI
Da MagicBook Pro a MacBook Pro il passo è breve, almeno nella mente di chi legge soltanto il nome e osserva il prodotto da fuori. Entrambi hanno la scocca in materiale metallico di colore grigio scuro, una tastiera in contrasto con la scocca, speaker posizionati ai lati della tastiera e un display da 16 pollici di diagonale, anche se con un rapporto di forma differente.
Insomma, pensare che questo notebook possa essere l’alternativa economica al top di gamma Apple è abbastanza naturale ma è proprio l’errore che dobbiamo evitare di commettere. Siamo comunque di fronte a un prodotto realizzato molto bene. La scocca è solida e il design sobrio. Se consideriamo le caratteristiche, poi, anche lo spessore e il peso non sono per nulla esagerati, anzi. Apprezzo sempre molto la cura con cui Honor e Huawei realizzano i loro prodotti anche appartenenti a fasce di mercato economiche.
Nulla da dire anche a proposito della tastiera, i tasti a isola sono di buone dimensioni, correttamente spaziati tra loro e dotati di una corsa né troppo lunga né troppo corta, semplicemente giusta. Il click si sente senza essere fastidioso e in generale parliamo di una tastiera che offre un feedback ottimo quando digitiamo anche per molto tempo. Non mancano la retroilluminazione e il tasto tra F6 e F7 che nasconde la webcam, come accade su tante altre soluzioni della stessa famiglia. E come per tutti gli altri prodotti che usano questa tecnologia ci sono dei pro e dei contro.
Se da un lato questa implementazione permette di contenere molto le dimensioni della cornice superiore del display, dall’altro avremo una inquadratura dal basso verso l’altro non esattamente fantastica. Se, ad esempio, state seguendo una call di lavoro e nel frattempo volete prendere degli appunti il vostro volto sarà quasi interamente coperto dalle dita che si muovono sulla tastiera.
Come dicevamo poco fa, ai lati della tastiera trovano spazio gli speaker in un posizionamento che apprezzo sempre molto perché permette al suono di fuoriuscire frontalmente all’utente e di ottenere un’esperienza d’ascolto migliore. L’effetto stereo è molto buono e il volume è sufficientemente elevato. Anche la qualità è tutto sommato discreta, mancano un po’ di bassi, dettaglio in cui MacBook Pro fa la differenza, ma è difficile pretendere di più considerando la dimensione degli altoparlanti.
Inserito proprio all’interno della griglia dell’altoparlante di destra troviamo poi il sensore per il riconoscimento delle impronte digitali. Sempre veloce e preciso nello svolgere il suo compito, è anche l’unico metodo di accesso sicuro al sistema tramite Windows Hello. Sicuramente apprezzato dal momento che ci evita il noioso processo di inserimento della password ad ogni avvio.
Lungo il perimetro della scocca trovano invece posto le porte di espansione la cui configurazione non mi ha del tutto convinto. Abbiamo infatti ben 3 USB Type A e una sola Type C che, tra l’altro, serve per la ricarica e quindi sarà sempre o quasi occupata dal connettore dell’alimentatore. Avrei certamente gradito una Type C in più e magari un lettore di SD dato che si tratta di un prodotto “Pro”, o forse no. Oltre a quanto appena elencato abbiamo anche una HDMI e il classico jack audio.
Chiudiamo questa parte parlando del touchpad che è stato, a parer mio, riciclato dai modelli già presenti in gamma. Le dimensioni sono infatti praticamente identiche a quelle di MateBook D e del MagicBook da 14 pollici. Con tutto lo spazio che abbiamo a disposizione sul poggiapolsi avrei gradito una superficie touch più ampia. Detto questo, resta comunque un buon touchpad per reattività e scorrevolezza. I tocchi vengono sempre riconosciuti correttamente e si riescono a sfruttare le gesture di sistema senza troppi problemi.
DISPLAY? TANTO SPAZIO MAL SFRUTTATO
Il display è un altro elemento importante di questo prodotto dato che offre una diagonale quasi inedita. Sono pochissime le soluzioni sul mercato che adottano un pannello con questa diagonale; a caldo mi vengono in mente soltanto l’ultimo XPS di Dell e, appunto, il MacBook Pro di Apple. Capite quindi che anche con questa scelta poni l’asticella ad un certo livello e ti esponi a paragoni e giudizi inevitabili.
Parliamo di uno schermo IPS da 16 pollici di diagonale con risoluzione Full HD, un po’ poco dal mio punto di vista. Non mi riferisco però alla definizione delle immagini, che è comunque buona, quanto all’impossibilità di aumentare la densità, ridurre la dimensione degli elementi e sfruttare al meglio lo spazio a disposizione. Bene per chi ha qualche problema con le diottrie, meno per chi lavora con tante finestre aperte.
Il display in sé è comunque un buonissimo pannello. La luminosità non è elevatissima ma la visibilità è comunque sempre garantita da una finitura anti-riflesso assolutamente riuscita ed estremamente efficace. Bene, anzi, molto bene anche la precisione nella riproduzione dei colori. Come mostrano i grafici che vedete qui sopra abbiamo infatti una copertura praticamente totale dello standard sRGB e dei delta E medi, sia per la scala di grigi che peri colori, inferiori a 3.
A colpire è il fatto che anche nei casi peggiori il delta E è sempre in un range di errore più che accettabile. Non si supera mai il 4,5, valore che indica comunque un colore molto vicino a quella che è la tonalità di riferimento.
RYZEN 5 4600H, LA POTENZA DI CALCOLO NON MANCA
Passiamo quindi alla piattaforma che è probabilmente l’elemento che più avvicina questo prodotto ad una utenza di professionisti. All’interno di MagicBook Pro troviamo infatti una CPU AMD Ryzen 5 4600H con grafica AMD Radeon RX Vega 6. Come avrete intuito dalla lettera H alla fine della sigla che identifica il processore non si tratta di una classica piattaforma a basso consumo, come quelle che troviamo abitualmente a bordo di soluzioni di questo tipo, bensì di un SoC con TDP di 45W e quindi, almeno sulla carta, in grado raggiungere frequenze più elevate e mantenerle più a lungo.
La nostra configurazione è poi completata da 16 GB di memoria RAM e da un SSD NVMe PCIe da 512 GB con velocità di lettura e scrittura pari a circa 3400 e 2700 MB/s. SSD che è anche l’unico elemento aggiornabile del sistema in quanto le RAM risultano saldate sulla scheda madre e non ci sono eventuali slot per poter procedere all’espansione. La versione attualmente disponibile in Italia è invece quella dotata di 8 GB di RAM e 256 GB di storage.
Come dicevamo il TDP di questa piattaforma dovrebbe permettere al sistema di ottenere prestazioni migliori rispetto alle soluzione a basso consumo. Effettivamente gli stress test che coinvolgono CPU e GPU mostrano un andamento molto buono e raro da osservare con questi valori a bordo di soluzioni portatili con simile spessore e peso. Dopo un picco iniziale in cui si vanno a sfiorare i 4GHz, le frequenze si assestano a 3,4 GHz per tutta la durata del test, con una temperatura media all’interno della scocca poco superiore agli 80 gradi. Il TDP è invece fisso a 36 W e le temperature esterne non superano mai i 40 gradi.
Aggiungendo la GPU al nostro test il risultato resta praticamente invariato, scendono leggermente le frequenze che si assestano intorno ai 3 GHz ma TDP e temperature sono praticamente le stesse. Non c’è throttling termico penalizzante e il sistema dà sempre l’impressione di restare reattivo, anche quando viene messo pesantemente sotto sforzo. Le ventole destinate al raffreddamento sono due e anche alla massima velocità di rotazione producono un fruscio comunque abbastanza sommesso.
Le piattaforme AMD si dimostrano quindi ancora una volta delle vere e proprie macchine da guerra in termini di pura potenza di calcolo, soprattutto nei test e nelle operazioni multi-core. C’è indubbiamente ancora da lavorare sull’ottimizzazione, ma non mi riferisco ai consumi e alle temperature, quanto ai software. Molti programmi per la produttività non comunicano ancora in maniera ottimale con questi nuovi Ryzen e ciò causa rallentamenti e incertezze anche con tutta questa potenza di calcolo a disposizione. Con Adobe Premiere Pro, ad esempio, è quasi impossibile gestire un montaggio video in 4K muovendosi senza problemi su e giù per la timeline. In parte è sicuramente colpa dell’assenza di una scheda grafica dedicata ma mi è capitato di provare alcune piattaforme sulla carta meno potenti, ma probabilmente meglio ottimizzate, che riescono meglio in questo compito.
A proposito di scheda grafica; la RX Vega 6 non è sicuramente il top se avete spesso a che fare con elaborazioni grafiche complesse ma permette comunque di togliersi qualche sfizio in ambito videoludico. Giochi non eccessivamente impegnativi come Fortnite, Overwatch e Valorant girano senza troppi problemi in FHD con dettaglio medio/basso.
SCHEDA TECNICA HUAWEI MATEBOOK D14 (2020):
- Display: IPS 16 pollici FullHD (1920×1080 pixel)
- CPU: AMD Ryzen 5 4600 H, esa-core a 3.00 GHz
- GPU: AMD Radeon RX Vega 6
- RAM: 8 GB DDR4 Dual-Channel
- Storage: SSD NVMe PCIe 256 GB
- Connettività: WiFi 802.11ac dual band, Bluetooth 5.0
- Porte: 1 HDMI, 3 USB 3.2 Type-A,, 1 USB 3.1 Type-C, 1 jack 3.5 mm
- Batteria: 56 Wh
- Dimensioni: 369 x 234 x 16,9 mm
- Peso: 1,7 Kg
Chiudo con la solita nota riguardante il disco e il suo partizionamento non-sense che è ormai una caratteristica distintiva di queste soluzioni Huawei/Honor, quasi quanto la webcam sotto al tasto. Anche qui alla prima accensione troviamo infatti il disco diviso in due partizioni: una C: idealmente destinata ad OS e programmi e una D: dedicata ai dati. In realtà non avendo a disposizione un SSD enorme per capienza, specie nella versione italiana, il partizionamento è più fastidioso che utile e quindi il mio consiglio è quello di unificare gli spazi seguendo alcuni semplici passaggi:
- cliccare con il tasto destro del mouse sull’icona del menu di Windows
- selezionate Gestione Disco
- nella finestra che si apre selezionate la partizione più capiente
- cliccate con il tasto destro e selezionate “Elimina Volume”
- accettate tutto e al termine avrete dello spazio non assegnato delle dimensioni esatte del volume appena eliminato
- cliccate con il tasto destro su C: e selezionate estendi volume
- portate avanti il processo senza modificare nulla e al termine avrete un’unica partizione C comprensiva di tutto lo spazio a disposizione sul disco escluse le unità di ripristino
Ricordate di fare tutto ciò come prima operazione in assoluto e soprattutto prima di salvare qualsiasi dato sulla partizione D:. Il processo elimina infatti tutti i dati che si trovano sulla porzione di disco che andate a pulire ed eliminare.
UNA BATTERIA PICCOLA, FORSE TROPPO
Parliamo ora di batteria e autonomia. All’interno di MagicBook Pro c’è un modulo da solo 56 Wh, altro elemento ereditato dai vari MateBook e MagicBook e che indubbiamente stona con l’aggettivo Pro. Del resto per poter proporre tale soluzione al prezzo che vedremo tra poco era necessario risparmiare da qualche parte, e qui il concetto di economia di scala aiuta molto a comprendere certe scelte.
Il risultato dell’utilizzo di un simile modulo in abbinamento a una piattaforma che comunque consuma di più di quelle che troviamo nei prodotti citati poco fa porta ad una autonomia ovviamente inferiore a quella dei fratelli minori. Parte della colpa è poi sicuramente anche del display che, essendo più grande, necessita di maggiore energia per potere essere correttamente illuminato.
In sostanza con una carica completa si riescono a coprire circa 5 ore e mezza di utilizzo lavorativo sotto rete WiFi, 7 ore di visualizzazione di video in streaming su YouTube o con l’app Netflix e più o meno due ore e mezza di utilizzo a pieno carico svolgendo operazioni pesanti come gaming o rendering.
La ricarica è affidata ad un caricatore da 65W che è quello classico che troviamo in tutti i notebook della famiglia Huawei e che offre un connettore Type C e dimensioni abbastanza contenute. Un aspetto sicuramente da non sottovalutare perché ci permette di trasportarlo facilmente e di utilizzarlo come unico alimentatore per caricare anche il nostro smartphone.
CONSIDERAZIONI FINALI
Siamo arrivati alle conclusioni, e anche stavolta partiamo dal prezzo. Honor MagicBook Pro è disponibile sul sito ufficiale Honor nella versione 8/256 GB ad un prezzo di 749 euro. Converrete con me che si tratta di un prezzo più che adeguato per quello che offre, anzi, lo ritengo forse anche più basso del dovuto. E infatti, come già sottolineato, si tratta di un prodotto azzeccato per molte delle sue caratteristiche e per posizionamento, ma totalmente sbagliato dal punto di vista della comunicazione e del marketing.
Chiamare questo prodotto Pro, usare un display da 16 pollici soltanto per imitare la concorrenza e dargli un aspetto quanto più simile a quello dell’alternativa Apple è secondo me un azzardo troppo grande. Nonostante questo ve lo consiglio? Se basta a soddisfare le vostre esigenze assolutamente sì, a questa cifra è difficile – anzi, quasi impossibile – trovare soluzioni con le stesse specifiche e prestazioni. Attenti però a non sopravvalutarlo e a non farvi ingannare dall’appellativo PRO.
PRO E CONTRO
-
CODICE SCONTO 50€ AHDBLOG50PRO
VIDEO
[embedded content]