Le cuffie true wireless devono assolvere pochi ma precisi compiti: garantire un audio di buona qualità in ingresso e in uscita, comodità, autonomia a sufficienza e comandi semplici. Sopra una certa soglia di prezzo sono diversi i modelli che rispondono a questi punti, ma per emergere davvero serve qualcosa in più che faccia la differenza e Huawei sembra aver trovato la quadra con le nuovissime FreeBuds Pro.
Sono delle in-ear, sia chiaro a tutti, soprattutto a coloro che non amano questa categoria e desiderano un certo grado di libertà quando indossano delle cuffiette. Piaccia o meno questo segmento è sempre più popolato, d’altronde uno degli obiettivi è isolare dall’ambiente esterno e per farlo servono – oltre alle tecnologie di cancellazione/riduzione del rumore di fondo – anche i classici gommini in silicone. Non c’è quindi da stupirsi se le classiche versioni non in-ear siano così ridotte, oltretutto il peso e il fastidio di questi ultimi modelli è sempre minore, il mio consiglio è quindi quello di provare le ultime generazioni per ritarare le proprie preferenze.
Huawei ha aggiunto il suffisso “Pro” per dare subito un indirizzo chiaro al prodotto, al top della folta linea sia nelle caratteristiche sia nel prezzo. Sono di fatto le migliori true wireless che la casa cinese abbia a listino, oggi vi racconto la mia esperienza diretta dopo una settimana di utilizzo piuttosto intenso.
ANCHE L’OCCHIO VUOLE LA SUA PARTE
In apertura ho elencato le principali funzioni che devono essere assolte, ma stiamo comunque parlando di un accessorio cosiddetto “indossabile” e quindi in bella vista sul volto, il design resta quindi una delle componenti più importanti. Colpiscono subito per la dimensioni più contenuta rispetto alle precedenti Freebuds 3, con la stanghetta che si è ridotta e adesso misura solo 26 mm. Anche il peso è rimasto contenuto con 6,1g per singolo auricolare, è oltretutto ben distribuito e le si possono anche indossare per diverse ore senza alcun fastidio.
Piacevoli da indossare, sono evidenti per via della forma ma non eccessivamente invadenti come negli anni scorsi, quando le stanghette – di tutte le cuffie di questa tipologia – sembrava facessero a gara a “chi l’avesse più lunga”. L’idea di piccoli auricolari poco evidenti, che scompaiono quasi dentro il nostro orecchio, è ovviamente quella più intrigante, ma bisogna anche riconoscere i limiti fisici e tecnologici che impongono ancora design più simile a quello delle Freebuds Pro se si cerca un’ottima qualità audio in chiamata.
Bello poi il case, semplice, minimal e capace di lasciare un buon feedback nonostante si tratti di plastica, sottile quanto basta (24,6mm) per tenerlo in tasca senza avere particolare fastidio. Si apre facilmente e vanta il solito aggancio magnetico che le tiene ben salde quando riposte nel loro alloggio, insomma una perfetta “casa” per portarsi appresso le Freebuds Pro avendo anche la sicurezza di una batteria ulteriore.
QUALITA’ DEL SUONO
Driver dinamici da 11 millimetri e potenza a sufficienza; non ho riscontrato differenze sostanziali rispetto alle migliori true wireless in commercio e tutto o meno si decide con la tecnologia di cancellazione ibrida del rumore di fondo (ANC). Huawei sfrutta i tre microfoni – di cui uno esterno e due interni – per compensare i rumori esterni con anti-rumore fino a 40 dB, operazione che riesce oggettivamente bene ma senza stupire.
Nel corso del mio ultimo viaggio a Roma in treno ho potuto provarle in un ambiente rumoso, diverso dalla solita strada cittadina, dove i rumori ambientali sono spesso importanti e il totale isolamento può essere addirittura pericoloso (soprattutto quando si attraversa). L’ANC riesce a compensare bene ma nessuno si aspetti la cancellazione delle cuffie over-ear, naturalmente al di sopra in questo grazie anche al design avvolgente. Per intenderci, qualche voce dei vicini che chiacchierano passa, seppure come suono poco riconoscibile.
All’interno il solito chip Kirin A1, presentato lo scorso anno di questi tempi e mai rinnovato; mi chiedo se Huawei abbia in serbo un suo successore capace di un ulteriore cambio di marcia anche sui wearable, che siano cuffie o smartband e sportwatch. Chiaro che i cicli di ricambio non possono essere quelli garantiti agli smartphone, le necessità sono oltretutto ben diverse.
LE FUNZIONI CHE FANNO LA DIFFERENZA
Le FreeBuds Pro sono a mio avviso delle cuffiette ben riuscite perché riescono a mettere insieme tutte le cose appena descritte con le funzioni più richieste: controlli touch, modalità aware (o trasparenza) e connessione contemporanea a più dispositivi.
Partiamo dai primi. Esistono diverse tipologie d’interazione che possono essere personalizzate attraverso l’applicazione a seconda dei propri gusti; io non le ho cambiate molto ed utilizzo quelle standard, il che significa mettere in play/pausa un brano con una stretta della gambetta, passare al brano successivo con una doppia stretta o quello precedente con tre strette. Ho solo impostato l’avvio dell’assistente vocale (Google o Alexa) con la pressione prolungata sulla stanghetta dell’auricolare destra, su quella sinistra si può invece passare dalla cancellazione attiva del rumore di fondo alla modalità “aware” e poi disattivare entrambe.
Quest’ultima funziona molto bene e permette di amplificare i suoi e le voci esterne sfruttando i microfoni, così da poter affrontare una conversazione senza doverle togliere. Passaggi rapidi e precisi, una volta presa confidenza si passa da una all’altra senza esitazione, sfruttando appieno le potenzialità delle cuffiette. Se stiamo ascoltando la musica e ne togliamo una il brano va in pausa, riprende non appena lo si indossa nuovamente, il sensore è precisissimo.
L’ANC è variabile su quattro livelli tramite l’applicazione AI Life; inizialmente ci si trova su “Dinamico” che riconosce l’ambiente circostante e cambia di conseguenza la potenza della cancellazione del rumore. Devo dire che non mi sono mai accorto dei passaggi intermedi, ho passato gran parte del tempo su dinamico e provato la modalità “Ultra” per curiosità, ma onestamente non percepisco particolari differenze.
Comodissimo il Bluetooth 5.2 che permette di tenerle collegate a due terminali, io le ho subito associate allo smartphone e portatile perché passo spesso da una chiamata alla visione di un video o meeting virtuali su entrambi. Il passaggio è rapido, se devo farlo da PC a smartphone basta che cambi la fonte in uscita (dalle Freebuds agli speaker interni) così che si lasci strada all’audio dello smartphone.
AUTONOMIA SENZA COMPROMESSI
Batteria di lunga durata ormai assicurata, su questo fronte bisogna ammettere che tutti hanno fatto dei passi da gigante e anche le Freebuds Pro (2x 55 mAh) riescono a garantire un minimo di 4,5 ore con ANC attivo, oppure 7 ore di riproduzione continuativa se disattivato. Praticamente impossibile rimanere a secco, soprattutto per l’unità aggiuntiva da 580 mAh che si trova nella custodia, compagno inseparabile capace di prolungare di altre 20 ore l’autonomia.
Type-C in basso che permette di ricaricare il case a 6W con LED di stato a fianco e possibilità di accumulo wireless a 2W, seppur io non sia riuscito a farlo funzionare con questo modello di pre produzione che Huawei mi ha messo a disposizione. Ho provato tramite la ricarica inversa di un P40 Pro e con una basetta wireless (15W) della stessa casa cinese, in entrambi casi non sono arrivato all’obiettivo, spero che sia un limite di queste primissime unità.
CONCLUSIONI
Difficile trovare veri e propri difetti su queste cuffie, tra le più complete e compatte dell’intero comparto, già disponibili all’acquisto con spedizioni a partire dal 24 settembre tramite lo store Huawei in Ceramic White, Silver Frost e Carbon Black. Il prezzo di 179€ è certamente alto ma in linea con le dirette concorrenti, vedi le AirPods Pro di Apple con cui condivide in parte anche le forme e la qualità audio in chiamata, a mio parere molto affine. Occhio poi al bundle, per chi si affretta Huawei regala la Band 4 Pro e uno speaker bluetooth.
Mi sarebbe piaciuto avere il massimo della compatibilità su tutti gli smartphone Android, penso ad esempio all’animazione presente solo sugli smartphone Huawei che ci avverte della presenza delle cuffie quando si apre il case. La cosa è tuttavia prevedibile, d’altronde tutti i principali brand lasciano qualche piccola esclusiva a favore del proprio ecosistema.
Il momento non è dei migliori per la casa cinese, le difficoltà sono oggettive e numerose, soprattutto se si parla del loro principale business fuori dai confini: gli smartphone. A nostro vantaggio è tuttavia arrivata una maggiore attenzione verso altre categorie come notebook e indossabili, con quest’ultimi che in pochi anni sono passati dal nulla a giocarsela con tutti e puntare anche al gradino più alto del trono.
PRO E CONTRO
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