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17.01.2020 In Alta Definizione, Panasonic, Tecnologia

Recensione Panasonic Lumix S1H: la mirrorless regina per i video

Chiamarla fotocamera è riduttivo, la verità è che la Lumix S1H è un eccellente videocamera che all’occorrenza può scattare ottime foto, allo stesso livello della sua sorella piccola Lumix S1. Panasonic non ha certo nascosto queste ambizioni, completando piuttosto una line-up 2019 capace di impensierire qualsiasi diretto concorrente.

Possiamo guardare la S1H da due diversi punti di vista, uno più consumer ed uno professionale. Se pensiamo al primo scenario allora le prime considerazioni dovrebbero essere le seguenti: è grossa, pesa tanto e non è certo economica. Messa a confronto con altre mirrorless potrebbero sembrare delle considerazioni oggettive, ma è chiaro che questa non è una soluzione per amatori e utilizzatori alle prime armi per cui, invece, esistono svariate soluzioni più mirate (nello stesso portfolio Panasonic), a costi e ingombri inferiori.

Spostandosi sulla prospettiva professionale, la S1H diviene una delle più piccole videocamere capace di offrire determinati formati di registrazione e capacità proprie di una fascia ben più alta. Non sono solo io a dirlo, a certificare le potenzialità di questa macchina ci ha pensato anche Netflix, che per la prima volta ritiene una mirrorless adatta alla realizzazione dei contenuti diretti alla celebre piattaforma streaming. Naturalmente ci sono delle restrizioni, i registi che vorranno usarla dovranno girare almeno in 4K V-Log in 4:2:2 10-bit All-I (400Mbps) in uno dei due formati DCI 4K (4,096 x 2,160) o Ultra HD (3,840 x 2,160).

La sua natura prosumer si vede poi in tanti dettagli, tra questi voglio citare la possibilità di utilizzare un istogramma vettoriale o ad onda (Waveform Monitor), decisamente più preciso, facile da interpretare e al passo con i tempi. Utilissima la doppia zebra che facilita il controllo dell’esposizione di alcune scene dove ci sono delle fonti di luce forti e la pelle del soggetto.

LE CARATTERISTICHE TECNICHE PRINCIPALI

  • Dimensioni e peso: 151 x 114,2 x 110,4 mm e 1.052 g (solo corpo)
  • Sensore d’immagine: full frame CMOS da 35mm 24,2MP
  • Stabilizzatore ottico a 5 assi sul sensore + obiettivo (dual I.S. 2)
  • Sensibilità: da 100 a 51.200 ISO (da 50 a 204.800 ISO esteso)
  • Mirino: elettronico OLED da 5.76 Mln di punti (ingrandimento 0,78x)
  • Processore: Venus Engine
  • Display: LCD touch da 3,2″ e 2,1 Mln di punti (copertura 100%) orientabile
  • Obiettivi: attacco L
  • Porte: 1x USB 3.1 Type-C, 1x HDMI, 2x jack 3,5mm (in/out), WiFI dual-band 5GHz, Bluetooth 4.2
  • Autofocus: Depth from Defocus (Contrast Detection-based)
  • Video: fino 4K a 60p con crop di 1,5x
  • Modalità Log: HLG 10-bit (10-bit 4:2:2 V-Log opzionale)
  • Batteria: 7,4 V, 3050 mAh, 23 Wh

HA CARATTERE, POCHI FRONZOLI E MOLTA SOSTANZA

A guardarla si capisce subito la sua indole; è probabilmente la prima e anche l’unica mirrorless del suo genere con una ventola dedicata (regolabile) per la dissipazione attiva del calore. Un aspetto importante per chi, come noi, utilizza questi strumenti nella realizzazione di lunghi girati, live video e necessita la stessa operatività della macchina dopo 10 o 60 minuti. Tante delle altre mirrorless hanno dei limiti in tal senso, ad esempio: la Sony A7 III scalda dopo 30-40 minuti di girato continuativo alla massima risoluzione e necessita di una pausa, la Niikon Z6 necessita di un accessorio dedicato per poter mantenere la carica.

Con la Lumix S1H possiamo potenzialmente girare per ore senza nessun problema, a patto di fornire carica tramite la porta USB Type-C ed avere delle SD card molto capienti. La ventolina, oltretutto, è anche molto discreta e quelle volte che si è attivata non ha comportato particolari accorgimenti o vibrazioni. Insomma la feritoia laterale spiazza, spaventa a prima vista ma nulla di più, anzi, contiene benissimo le temperature. Per questo ed altri motivi le dimensioni rispetto a tante altre mirrorless sono importanti, ma qui si guarda alla sostanza più che alla forma.

L’impugnatura è importante, decisa, assimilabile a quella di una reflex professionale. Mi è piaciuta poi la disposizione di tasti e controlli, seppur trovo mal posizionato quello tramite cui si regolano i valori ISO perché difficile da raggiungere rapidamente (si trova in alto, dietro al trigger di scatto e davanti il REC). La sua vocazione ai video si vede anche dai tasti, con la possibilità di avviare o fermare la registrazione tramite un pulsante posizionato a fianco dell’ottica e raggiungibile con la punta delle dita che impugnano la macchina. Piccole cose che fanno la differenza, come il selettore che permette in un lampo se passare da autofocus singolo, continuo e manuale, adesso migliorato rispetto alla S1.

Altro protagonista il display LCD basculante da 3,2 pollici che offre una gran flessibilità grazie al sistema a doppia cerniera. Il compromesso è quello più ovvio, con circa 1 centimetro di spessore in più ma un grado di libertà che altri si sognano: non possiamo soltanto ruotare e ribaltare il pannello, in basso c’è un altro blocco che una volta sganciato permette di inclinare ulteriormente tutto.

I vantaggi sono molteplici per chi non vuole utilizzare un monitor esterno, chiaramente consigliato e sfruttato dai professionisti che vogliono avere una vista immediata sui dettagli. Confermato poi il “super” mirino ibrido OLED da 5,7 MP che doppia praticamente la concorrenza in termini di risoluzione e refresh rate, variabile a seconda delle preferenze tra 60 e 120fps. Non manca un LCD di stato da 1,8 pollici sulla parte superiore, sempre utile e ben accetto, all’occorrenza può essere anche retroilluminato insieme ad alcuni dei tasti posteriori, tramite il selettore on/off,

Dimensioni che giustifico e accetto anche per l’eccellente stabilizzazione Dual IS a 5 assi che mi ha permesso di realizzare buone clip in mobilità senza l’ausilio di altri strumenti. Da sottolineare che nel periodo di utilizzo di questa S1H ho usato solo ed esclusivamente la nuova ottica Lumix S Pro 24-70mm F2.8 (L Mount, peso di 935g).

VIDEO 6K E 4K A 60FPS (IN SUPER 35MM)

L’offerta di così tanti formati di registrazione fa la differenza, se poi scegliamo le opzioni con bitrate più elevati si gode di file molto grandi ma più facili da gestire in fase di editing. Non mancano ovviamente due slot per SD/SDHC/SDXC Card con supporto fino alle UHS II, quindi velocità di acquisizione garantita e pochi compromessi su questo fronte.

Naturalmente uno dei vantaggi più evidenti è la possibilità di spingersi in full frame fino al 6K a 24p (200 Mbps) 10-bit in 4:2:0 seppur in formato pieno a 3:2, poco utilizzabile nativamente ma molto utile per gestire meglio poi un ritaglio a risoluzioni inferiori. Se poi si vuol passare al 16:9 si parte dal 5,9K a 30p/25p/24p (200 Mbps) 4:2:0 10-bit, via via poi giù verso il 4K a 30p (400 Mbps) 10-bit in 4:2:2 o FHD a diverso frame rate, tra cui anche lo slow motion a 120fps che conserva audio e mantiene autofocus.

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Particolarmente utile e apprezzabile anche la possibilità di acquisire in 4K a 60fps (fino a 200 Mbps 10-bit 4:2:0) in Super 35mm con un fattore di crop pari a 1.6, opzione che manca del tutto sulla Sony A7 III che tanti addetti ai lavori hanno elogiato negli ultimi anni. Registrare a questo frame rate è particolarmente utile e apre a nuovi orizzonti, soprattutto per chi come noi è sempre alla ricerca di b-roll e ne realizza a decine ogni giorno. Aggiungo che in Super 35mm ho trovato molto comodo poter girare in 4K a 48p (200 Mbps 10-bit 4:2:0).

A chiudere il cerchio il supporto al formato anamorfico che apre ad un girato nativo panoramico che altri si sognano nel mondo consumer, tra l’altro è uno degli scenari che Netflix ha approvato per la realizzazione dei suoi Originals con questa Lumix S1H. Purtroppo non ho avuto a disposizione nessuna ottica anamorfica con cui provarlo direttamente, speriamo in un prossimo futuro non troppo lontano.

Tra le altre cose ci sono preinstallati il V-Log e V-Gamut che forniscono una gamma dinamica di 14 stop e aprono a modifiche più profonde in post editing, con gestione avanzata dello spettro cromatico e delle gradazioni nelle aree scure. Doppio ISO nativo che si vede nelle scene con bassa luminosità ambientale, garantisce immagini pulite, nitide e prive di rumore di fondo come visibile ad esempio nel video al minuto 6:05. Guardare per credere.

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L’unico vero limite, senza troppe sorprese, resta l’autofocus DFD (Depth From Focus) ancora lontano dalla precisione e rapidità garantita dalla concorrenza, nelle scene in movimento capita che perde il soggetto e anche con il riconoscimento del volto attivo è successo che senza particolare motivo mettesse a fuoco altro. Insomma Panasonic deve certamente lavorare su questo aspetto, suo tallone d’Achille.

FOTO COME SULLA S1 E TIMELAPSE-READY

Inutile soffermarsi troppo sul fronte fotografico perché rispetto alla Lumix S1 non cambia praticamente nulla, Roberto Catania è stato già piuttosto esaustivo nella nostra recensione e per questo vi rimando a quell’articolo per avere maggiori dettagli. Come ribadito più volte questa è una macchina volta principalmente all’acquisizione di video ma non per questo disdegna le foto, un chiaro vantaggio rispetto alle dirette concorrenti di fascia più alta o una consumer come la Pocket Camera 6K di BlackMagic.

Dalla ghiera principale posta sulla sinistra si può selezionare direttamente la modalità timelapse, infatti la Lumix S1H è subito diventata una delle soluzioni più interessanti per chi si diverte a realizzare questi contenuti per diletto o lavoro. All’interno delle importazioni c’è infatti un’area interamente dedicata ai timelapse, così da scegliere i giusti intervalli, il numero di scatti e altri valori classici. Ma il valore aggiunto è il software interno che permette di metter insieme in poco tempo tutti gli scatti realizzati e creare direttamente in camera un video, scegliendo anche il formato e frame rate desiderato.

Certo che i professionisti preferiranno forse continuare ad editare autonomamente i propri timelapse, questa opzione (non certo inedita) facilita non poco il lavoro. Da sottolineare anche l’auto regolazione di tempi di scatto e valori ISO qualora essi dovessero cambiare, una mano santa per chi ama le transizioni da giorno e notte o viceversa.

CONCLUSIONI

Dover tornare indietro ad una mirrorless meno potente mi ha creato un certo sconforto, nonostante la mia schiena sia adesso più sollevata devo ammettere che aver avuto la possibilità di usare e viaggiare per settimane con questa S1H ha cambiato la mia prospettiva. Più che altro ho ampliato le opzioni di scatto e imparato a sfruttarle, avendo a disposizione una tale offerta di opzioni di registrazione sono infatti andato oltre i classici formati e adesso mi sento limitato (con la A7 III).

Panasonic ha dimostrato di non scherzare affatto ed è l’unica che sta forse tenendo veramente testa a Sony quando si parla di mirrorless e video digitali nel panorama prosumer, la mossa di una terza S1 (ricordo che c’è anche la S1R) è poi una scelta azzeccata. Il mondo si sta spostando sempre di più sui contenuti video ed espandere i propri orizzonti in questa direzione non può che pagare alla lunga, soprattutto se non si sacrifica la parte fotografica che resta comunque più che curata.

Sui video diventa la mirrorless da battere, in attesa che Sony dica la propria e gli altri produttori giapponesi ingranino una marcia in più.

PRO E CONTRO

PESO E DIMENSIONI NEL MONDO CONSUMERCOSTO ELEVATO PER MERCATO CONSUMERAUTOFOCUS DFD

VIDEO

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Nota: requisiti Netflix per Originals realizzati con Lumix S1H

Articolo originale disponibile qui

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