Negli ultimi giorni ho passato tanto tempo a leggere i commenti in rete sul Galaxy Z Flip, un modo come un altro per farsi un’idea di quali sentimenti abbia ispirato sul pubblico vista il particolare design. Data la sua natura mi aspettavo delle opinioni distanti, era infatti preventivabile che tutto si sarebbe ridotto a due fazioni opposte e contrarie: la prima entusiasta, la seconda più scettica.
Capisco entrambe, per questo motivo ho pensato che sia utile discutere gli argomenti più caldi e non limitarci alla sola recensione, offrendo un punto di vista personale maturato dopo questo periodo di utilizzo di Z Flip e degli altri due pieghevoli attualmente presenti sul mercato.
IL DESIGN A CONCHIGLIA HA SENSO E DEVE COSTARE DI PIÙ
Sono dell’idea che spendere più di mille euro per uno smartphone sia folle; se ad oggi vi dovessi consigliare uno smartphone di fascia alta la mia scelta cadrebbe su un top di gamma dello scorso anno, magari uno sotto il muro dei 500 euro come il Mi 9T Pro, il P30, Galaxy S10e o Zenfone 6 (QUI il confronto). Questo per dirvi che anche io, come tanti, ritengo ingiustificato il prezzo altissimo dei nuovi smartphone al day-one, soprattutto perché sono quasi sempre passibili di forti ribassi già nelle prime due settimane. Le differenze di potenzialità tra una generazione e la successiva sono poi spesso minime.
Ma se un brand investe in ricerca e sviluppo per creare qualcosa di nuovo, un design alternativo che cambia le regole di base e propone qualcosa di diverso allora è giusto che questa esclusività si paghi più cara. Se non avessimo una fascia “ultra premium” come quella creata dai vari Galaxy Fold, Moto Razr e Galaxy Z Flip, saremmo destinati ad un universo mobile sempre più piatto e noioso. L’esclusività deve necessariamente partire dall’alto.
Forse è superfluo aggiungere che questi pieghevoli non sono per tutti: se ad esempio si ha un budget medio basso e si desidera uno smartphone Samsung, allora basta puntare senza esitare troppo su un Galaxy A51 che abbiamo avuto modo di testare approfonditamente nella nostra recensione e che si trova a circa 300 euro. Chi non trova utile, interessante o determinante questo design “futuristico” allora ne stia serenamente lontano e risparmi qualche centinaio di euro.
Ho usato per qualche settimana il Galaxy Fold e imparato a conoscerlo, ma devo ammettere che la scintilla non è mai scattata, per quanto sia attraente l’idea di un primissimo pieghevole così elaborato. Ma non penso che sia un problema legato al dispositivo in sé, passando al Galaxy Z Flip ho semplicemente capito che prediligo i dispositivi più piccoli, leggeri e portatili. Alcuni dei miei colleghi la pensano in maniera del tutto opposta e va bene così, il vantaggio dei pieghevoli – ribadisco – è l’apertura di nuovi filoni narrativi che vadano a soddisfare le esigenze di tutti.
Il design a conchiglia interpretato da Samsung è quasi perfetto, la cerniera che permette l’apertura ad angoli più disparati è un valore aggiunto da non sottovalutare. Esattamente come avvenuto negli anni con i notebook convertibili, sempre più interessanti grazie proprio a questo elemento che si è evoluto, riducendo ingombri e criticità. Ma attenzione perché ho detto “quasi” perfetto, se dovessi immaginare un Galaxy Z Flip di prossima generazione punterei su una doppia piega, che permetta quindi una rotazione di 360° e la possibilità di sfruttare molto di più il terminale da chiuso.
In queste settimane di utilizzo ho spesso poggiato Z Flip su un piano e tenuto il display a circa 90°, avendo così una vista privilegiata e insolita che mi stuzzica sempre di più: ho guardato video, letto articoli, letto conversazioni, mi sono davvero abituato a questa nuova idea. Voglio anche sottolineare la solidità della struttura nel suo complesso che mi permette, qualora volessi, di tenere aperto lo smartphone come uno tradizionale, oppure no.
Vedete, il punto non è stabilire “quale sia la posizione più consona” che, magari, cambierà tra persona e persona in base alle preferenze o gusti, ma la possibilità di avere la scelta. Chi non la volesse può sempre attendere i Galaxy S20 o altri top di gamma classici.
IL DISPLAY È DAVVERO COSÌ FRAGILE?
Punto nevralgico dei pieghevoli, Samsung ha realizzato un nuovo pannello in formato inedito di 21,9:9 molto stretto e lungo, protetto da un vetro che chiama Ultra Thin Glass (o UTG, letteralmente “ultra sottile”). Qui la cosa si complica perché, dopo il clamore suscitato dal celebre “Jerry rigo qualsiasi cosa” con le sue prove di resistenza la casa coreana è stata costretta a specificare la composizione generale: sopra al vetro spesso solo 0,03mm, infatti, è stato applicato un sottile strato protettivo (visibile al min 0:25 del video ufficiale) che non vanta di certo le stessa resistenza ai graffi di un tradizionale Gorilla Glass di ultima generazione.
Bisogna quindi averne cura più di quanto non se ne abbia normalmente e la cosa non mi coglie certo di sorpresa; nel momento in cui si decide di investire una simile somma su un dispositivo così particolare – alla sua prima generazione – è chiaro che ci sarà qualche compromesso. In questi giorni di utilizzo non ho notato alcuna anomalia legata al display flessibile, nessun graffio, nessuna strana piega o rottura; forse perché non ho forzato i movimenti oppure perché, essendo un pieghevole, il pannello principale resta protetto per buona parte del tempo.
Resta comunque il fatto che il vetro UTG di Samsung, seppur protetto, offre un touch-and-feel decisamente migliore rispetto alla plastica utilizzata su Galaxy Fold e Moto Razr. Di certo non manca la piega, fattore anche questo centrale nelle preoccupazioni del popolo della rete che non riesco a trovare così fastidioso: ripeto, c’è, si sente eccome (più che sul Razr, dove assume una forma diversa) ma non lo vedo e non mi infastidisce. Provare per credere.
Bisogna ovviamente considerare anche il piccolo display esterno che funge da Always On, con orario e livello di carica facilmente consultabile senza la necessità di fiondarsi su quello principale. Si tratta di un touch che permette di effettuare uno swype per dare un’occhiata alle principali notifiche, peccato che sia quasi impossibile leggerle; si può poi rispondere o rifiutare le chiamate. Questo pannellino permette anche di sfruttare la dual cam posteriore trasformandolo in un piccolo specchietto (con doppio click sul tasto di accensione), ma la porzione visibile è davvero indicativa.
SOLO QUALCHE APP DEDICATA A SUPPORTO
La fortuna dei pieghevoli non può arrivare solo e soltanto dal design e dalle capacità ingegneristiche di chi li realizza, la parte software deve necessariamente giocare un ruolo importante in questa transizione e ad oggi non vedo chissà quale attenzione su questo argomento. Una delle app che prevede una diversa interazione in modalità Flex è quella della fotocamera, con layout dell’interfaccia che cambia a seconda della piega e facilità l’utilizzo quando Z Flip si trova a 90 gradi.
Non si tratta solo di facilitare qualche autoscatto, cosa del tutto utile e funzionale, poggiando il terminale piegato si può avere anche quella stabilità necessaria per foto più complesse come quelle notturne a lunga esposizione. Resta sempre la necessità di un piano d’appoggio, è chiaro, ma apre ad un uso più funzionale delle fotocamere per autoscatti senza l’uso di supporti.
Poi ci sono le videochiamate con Google Duo, applicazione che avevo nascosto nei meandri del drawer ed ho ricominciato ad usare per questa prova: qui il vantaggio sta nel poter poggiare lo smartphone su un piano e inquadrarsi senza doverlo tenere necessariamente in mano. Interessante, peccato che Duo resti uno di quei bei progetti ambiziosi che BigG lascia nel limbo, magari preinstallato su milioni di smartphone ma poco pubblicizzato ed enfatizzato.
Tutto qui, non ci sono altre soluzioni studiate ad hoc; Samsung ovviamente ci ricorda della possibilità di sfruttare il multitasking con una divisione virtuale del pannello in due schermi da 4 pollici, ma è anche vero che questa cosa può esser fatta su qualsiasi altro smartphone Android più recente. C’è infine un’animazione nella galleria che sposta le immagini nella porzione superiore quando si piega il terminale.
AUTONOMIA OLTRE I GALAXY S10, MA SENZA DEX
Appoggio la scelta di dotarlo di un display solo FHD+, risoluzione preimpostata da anni su tutti i top di gamma Samsung degli ultimi anni che possono invece spingersi fino al QHD+. Questo non è altro che uno dei fattori che rendono così convincente la durata della doppia batteria da 3.300mAh integrata su Z Flip, su tutti c’è con tutta probabilità il chip Snapdragon 855+ che tanto abbiamo decantato in passato.
La differenza con gli altri cugini Galaxy dello scorso anno è più che evidente, la sua batteria è addirittura poco meno capiente di un Galaxy S10 (che ha un display più piccolo da 6,1 pollici) ma vanta una durata nettamente maggiore in qualsiasi scenario. Sotto stress sono riuscito a concludere la mia giornata senza troppe difficoltà superando le 6 ore di schermo acceso e innumerevoli task, con utilizzo più blando sono agevolmente arrivato alla mattina successiva.
Rispetto ad un top di gamma Samsung dello scorso anno noto in maniera evidente i consumi ridotti in standby, dove invece peccano molti dispositivi Exynos; il vantaggio ulteriore di Snapdragon 855+ è poi quello di fornire la massima potenza quando necessario senza scomporsi troppo. Curiosa la scelta di non integrare DeX, è probabile che dato il particolare design Samsung non abbia voluto esagerare e limitare via software il dispositivo, utilizzando infatti questa funzione su smartphone tradizionali abbiamo sempre riscontrato un aumento importante delle temperature. Non hanno voluto rischiare.
C’è la ricarica wireless con standard Qi a 9 W e caricabatterie in confezione da 15 W che sta un passo indietro rispetto ai nuovi Galaxy S20 che si spingono invece a 25 W (con la punta di Ultra per cui è possibile acquistare un caricabatterie da 45 W).
- Display principale: Dynamic AMOLED flessibile “Infinity Flex” da 6,7″, FHD+ 1080p con rapporto 22:9 (2.636 x 1080 pixel), rivestimento Ultra-Thin Glass
- Display secondario: Super AMOLED con Always-On, 1,06″, 300 x 116 pixel, rivestimento Gorilla Glass 6
- SoC: Qualcomm Snapdragon 855+
- RAM: 8 GB
- Archiviazione interna: 256 GB UFS 3.0, non espandibile
- Fotocamera posteriore doppia:
- Principale da 12 MP dual pixel, apertura f/1,8
- Grandangolo da 12 MP a 123°, f/2,2
- Flash LED, HDR 10+, OIS, video MAX 4K@60FPS
- Fotocamera frontale: 10 MP, apertura f/2,4, autofocus, supporto comandi vocali per selfie, video MAX 4K@30FPS
- Batteria: 3.300 mAh (capacità combinata tra due batterie), 15 W ricarica rapida, Qi wireless 9 W
- Connettività: Bluetooth 5.0, Wi-Fi 6, NFC, USB Type-C
- Scanner di impronte digitali laterale, riconoscimento del volto
- Audio: Altoparlante mono “By AKG”
- Peso: 183 g
- Dimensioni: 87,4 x 73,6 x 15,4 mm da chiuso | 167,9 x 73,6 x 7,2 mm da aperto
- Colorazioni: nero e viola
- OS: Android 10 con personalizzazione Samsung One UI 2.1
- In confezione: Galaxy Z Flip, cavo dati, adattatore da viaggio, estrattore metallico, connettore USB (OTG), guida rapida, custodia trasparente, auricolari (USB Type-C) con audio AKG
La configurazione resta più che ottima, equilibrata, con 8GB di memoria RAM LPDDR4 e 256GB di storage interno (UFS 3.0). C’è uno slot classico dove poter inserire una nanoSIM a cui si può affiancare una eSIM di nuova generazione, esattamente come su Galaxy Fold.
Ricezione che ho trovato più che ottima, SD855+ vanta infatti uno dei migliori modem LTE sulla piazza (SD X24 Cat. 20) capace di spingersi potenzialmente fino a 2Gbps/318Mbps in carrier aggregation. Nessun compromesso sul fronte connettività con WiFi 6, BT 5.0 e chip NFC per i pagamenti contactless, insomma un top di gamma a tutto tondo.
Nella generosa cornice superiore c’è posto a sufficienza per la capsula auricolare che garantisce un ottimo audio in ascolto, ma questo non può essere utilizzato come secondo speaker, l’unico da sfruttare per godere di contenuti multimediali e chiamate in vivavoce si trova infatti in basso a fianco della Type-C; insomma è mono. Peccato, sarà che Samsung ci ha abituati fin troppo bene su questo fronte.
DUE FOTOCAMERE DA 12 MP BASTANO
Sul fronte fotografico non ci sono novità hardware, Samsung è stata conservativa e puntato per lo più alla diversa esperienza di utilizzo data dal design ed un’interfaccia altrettanto “flessibile” come Z Flip. Nessuno si aspetti quindi particolari evoluzioni, la dual camera posteriore è basata su due sensori d’immagine da 12 Megapixel che non cambiano molto l’esperienza di scatto rispetto ai Galaxy S10 dello scorso anno,
La fotocamera principale vanta un’apertura fissa F1.8, non c’è quindi alcun sistema meccanico che permette di variarla a seconda delle condizioni di luminosità, ma può comunque contare su un’ottica di pregio con cui realizzare ottimi scatti e video in 4K fino a 60fps. Ripeto, non cambia davvero molto rispetto a quanto visto con la cam da 12MP di GS10 e GS10+.
Diversa invece la grandangolare con ottica F2.2 capace di riprendere un campo di 123° e garantire uniformità cromatica con la principale, passando da una all’altra fotocamera si nota infatti un bilanciamento perfettamente allineato anche nella gestione di bianchi e temperatura. Poca distorsione ai lati, naturalmente l’ottica è molto spinta ma non si notano particolari curvature.
Più che ottima la fotocamera anteriore da 10MP F2.4 che è facilitata nella modalità Flex, vanta un’ottica meno luminosa rispetto a quella che già abbiamo visto su GS10 (lì ha apertura F1.9) ma un dettaglio e bilanciamento dei colori del tutto in linea.
Si possono anche registrare video in 4K a 30fps.
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CONCLUSIONI
Galaxy Z Flip è il classico esempio di come si possa interpretare una stessa idea in maniera del tutto differente a seconda delle preferenze ed esperienza, dare un perché reale a questo design e spiegare quindi il costo così alto non è cosa semplice. In questa recensione ho provato a raccontarvi quale sia stato il mio approccio, con quali aspettative ho usato il dispositivo scrollandomi prima di dosso tutti i preconcetti possibili.
Discuteremo ancora per tanto tempo se i clamshell hanno senso e se ne hanno più o meno dei vari Galaxy Fold e Mate X, ma è chiaro che a dettar legge saranno poi le abitudini di ognuno e predisposizione ad uno dei due form factor. L’idea di Galaxy Z Flip è a mio parere quella vincente e Samsung l’ha interpretata molto bene nonostante si tratti di una prima generazione: la costruzione, la cura per certi dettagli e la solidità della cerniera sono dei punti a favore.
Resta tuttavia da vedere come resisterà al tempo, più che mai servirà infatti rivedere questo terminale nel tempo e seguire la sua resistenza all’usura, un fattore che al momento è impossibile determinare. Mi piace questa nuova strada intrapresa dalla casa coreana, seppur si possa certo migliorare in certi aspetti (vedi il display esterno così poco funzionale). Il costo è come detto fuori da molti radar, ben 1.520€ a listino che determinano subito una linea netta rispetto a tutto il resto del mondo mobile.
La buona notizia è la riduzione di oltre il 25% rispetto al Galaxy Fold, la brutta che solo in pochissimi potranno accedervi in questa prima generazione. Abbiamo voluto e inseguito per anni i pieghevoli? Beh non si poteva che partire da così in alto.
Samsung Galaxy Z Flip
PRO E CONTRO
VOTO 8,3
VIDEO
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