Ricostruito in laboratorio il ‘film’ della rigenerazione: lo sviluppo di un organo in miniatura (organoide) è stato per la prima volta ripercorso a partire da una singola cellula e il risultato, pubblicato sulla rivista Nature, è la chiave per produrre più facilmente dei mini-laboratori fatti di tessuti viventi per studiare malattie e sperimentare farmaci. Condotta in Svizzera, nell”Istituto Friedrich Miescher per la ricerca biomedica (Fmi), la ricerca è stata coordinata dall’italiana Prisca Liberali.
Tutto comincia da una minuscola struttura simmetrica che ricorda una sfera e poi, quando le cellule aumentano fino a raggiungere il numero compreso fra otto e 16, la simmetria si rompe ed emergono nuovi tipi di cellule: questo è il momento cruciale lungo la strada della rigenerazione e la protagonista è la proteina chiamata Yap, nota per entrare in gioco nel riparare lesioni o in alcune forme di tumore.
Popolazione di organoidi dell’intestino (fonte: D. Serra et al, Nature)
Dal momento in cui si rompe la simmetria le cellule continuano a moltiplicarsi e a differenziarsi in diversi tipi, fino a diventare un aggregato di migliaia e infine un organoide, nell’arco di cinque giorni. Un risultato che ha avuto il sapere di una sfida: l’obiettivo era “comprendere come è possibile ottenere una struttura complessa come un organoide in cinque giorni senza un corpo”, ha scritto Liberali. Il risultato è stato ottenuto con i tessuti dell’intestino, la cui struttura tridimensionale è stata fatta sviluppare a partire da una singola cellula fino a ottenere l’organo in miniatura.
“Nonostante sia ormai chiara l’importanza di queste strutture per la ricerca, non era ancora chiaro il modo in cui una singola cellula potesse dare origine a un organoide”, osservano gli autori dell’articolo, le cui prime firme sono di Denise Serra, Urs Mayr e Andrea Boni. E’ stata la presenza della proteina Yap ad avere dato ai ricercatori la certezza che quanto hanno visto nel loro laboratorio “mima un processo di rigenerazione, non quello dello sviluppo”. E’ aperta la strada per scoprire il modo in cui i tessuti si riparano e per trovare nuovi farmaci utili a chi, per esempio, deve affrontare la chemioterapia o un trapianto di midollo.