Il Carbon Capture and Storage permette di togliere il carbonio dall’atmosfera e stoccarlo in ex giacimenti di petrolio. Ci permette già di sbarazzarci di 35 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno: ora non resta che puntarci forte
Si discute sempre più spesso di diminuire le future e attuali emissioni di anidride carbonica, poco si parla di cosa fare con la CO2 già presente nell’atmosfera. Alcune tecnologie aiutano a catturare l’anidride carbonica già prodotta e rilasciata nell’aria. Tuttavia, sebbene queste soluzioni tecniche esistano, i processi decisionali della politica e dell’industria sono ancora lenti.
Il Carbon Capture and Storage (Ccs) che permette la cattura del carbonio è un insieme di tecnologie che riducono le emissioni di CO2 nell’aria. La CO2 che viene catturata viene poi trasportata e sotterrata in un sito di stoccaggio – spesso si tratta dei giacimenti di petrolio svuotati che si trovano nei fondali marini.
Finora è stata dimostrata nei laboratori, negli impianti pilota e nelle centrali elettriche e industriali del mondo. “C’è stata un’evoluzione negli ultimi 20 anni. È una tecnologia pienamente riconosciuta ed è sicura” ha detto la professoressa Katherine Romanek dell’università del Texas, durante la conferenza Cop25. È proprio in Texas che nel 1972 ci sono state le pionieristiche sperimentazioni di questa pratica, iniettando per la prima volta CO2 in un giacimento petrolifero.
La quinta relazione di valutazione del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (Ipcc) è chiara in materia di Ccs: la definisce una tecnologia necessaria per mantenere un incremento di livello di temperatura mondiale nei limiti degli 1,5 gradi previsti dall’accordo di Parigi. Oggi, le strutture Ccs di tutto il mondo stanno catturando oltre 35 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno, equivalenti alle emissioni annuali dell’intera Irlanda.
Il rapporto pubblicato dal think tank internazionale Global Ccs Institute rivela le ultime statistiche in materia di questa tecnologia. Attualmente ci sono 51 impianti di cattura e stoccaggio del carbonio su larga scala in funzione o in fase di sviluppo a livello globale, in una varietà di settori e industrie. Questi includono 19 impianti in funzione, quattro in costruzione e 28 in varie fasi di sviluppo. In Europa, si contano 10 strutture Ccs su larga scala in varie fasi di sviluppo (6 nel Regno Unito, 2 nei Paesi Bassi, 1 in Norvegia, 1 Irlanda). Quando operative, queste strutture cattureranno circa 20,8 Mtpa di CO2.
“L’interesse verso questa tecnologia è in ripresa ma è ancora in ritardo, mentre le emissioni sono nuovamente aumentate nell’ultimo anno”. ha detto Brad Page, l’amministratore delegato del Global Ccs Institute. “C’è bisogno di un maggiore sostegno politico per l’allocazione di capitale per questa tecnologia” ha continuato.
La produzione industriale è un fattore trainante del riscaldamento globale: la maggiore fonte di emissioni di anidride carbonica sono le grandi centrali a carbone e gli impianti industriali che producono prodotti di utilizzo quotidiano. Una transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio sarebbe possibile anche attraverso l’implementazione delle tecnologia Ccs, dato che le emissioni di CO2 verrebbero quasi del tutto eliminate.
Tuttavia il costo di Ccs comporta in parte investimenti di capitale in attrezzature per catturare, trasportare e immagazzinare diossido di carbonio, e molte multinazionali di tutto il mondo sono restie a investire per sopportare i costi di gestione dell’attrezzatura per immagazzinare la CO2. A gestire parte di questi flussi finanziari sarebbero le attuali compagnie petrolifere, che immetterebbero l’anidride carbonica dove prima hanno estratto petrolio.
La paura principale sia di ong che delle compagnie petrolifere è però legata alla possibile perdita di CO2, per motivi ben diversi. Iniettare anidride carbonica nei giacimenti renderebbe le compagnie petrolifere o industrie responsabili a tempo indeterminato dello stoccaggio, con necessità di risarcire coloro che dovessero essere colpiti da una fuoriuscita di anidride carbonica. Il monitoraggio, la misurazione e la verifica sono componenti fondamentali per le campagne di stoccaggio di CO2 e aumentano i costi.
L’Unione europea ha un Fondo per l’innovazione con un valore atteso di 10 miliardi di euro da spendere nei prossimi anni: parte di questo potrebbe essere utilizzato per aiutare a costruire le prime fabbriche a basse emissioni di carbonio e responsabilizzare l’industria, incentivando il sistema a creare le necessarie infrastrutture per il Ccs. La nuova Commissione europea sembra essere favorevole allo sviluppo di questa tecnologia in Europa, ma solamente nei prossimi mesi, anche attraverso il Green New Deal europeo, ci saranno maggiori risposte concrete.
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